«Sui progetti del Recovery fund il governo ci consulti»

«Ripartire dal lavoro». Le assemblee di Cgil, Cisl e Uil in 23 piazze. Landini da Napoli sul referendum: «Non migliora il funzionamento del parlamento»

Niente cortei ma assemblee pubbliche in 23 piazze, ieri mattina, con rigoroso rispetto del distanziamento sociale. I tre sindacati confederali, dopo l’iniziativa di luglio, sono tornati in piazza con la manifestazione «Ripartire dal lavoro», un messaggio diretto a governo e confindustria. La leader Cisl Annamaria Furlan era a Milano, a Roma il segretario generale Uil Pierpalo Bombardieri, a Napoli Maurizio Landini per la Cgil. «Il mondo del lavoro è in grado di parlare in tutta Italia con le stesse parole. Ripartire dal lavoro significa cambiare il paese»: è la premessa di metodo offerta da Landini. Per poi chiarire: «Non vogliamo solo essere ascoltati ma condividere le scelte. Il governo discuta con le parti sociali su come spendere i soldi europei e su come si cambia il modello di sviluppo».

Diritti, qualità del lavoro, lotta alla precarietà: «Ci vuole un progetto generale – ha proseguito – in cui il Sud è la condizione perché il paese possa essere rilanciato. Con i fondi Ue e gli altri investimenti dobbiamo far diventare digitale tutto lo Stivale, se vogliamo unirlo non possiamo lasciar fare al mercato». Solo un passaggio sul referendum: «Non risolve i problemi sul tavolo: come si riforma la legge elettorale e come si migliora il funzionamento del parlamento».

Al governo chiedono una politica industriale: «L’Italia può diventare il polo logistico, turistico, storico e architettonico dell’Europa, al centro del Mediterraneo. Questo non può essere lasciato all’iniziativa privata o ai comuni e regioni. Il Recovery fund non può essere sprecato in 800 progettini. Serve un’idea di paese e un coordinamento centrale anche con i sindacati. Sanità, scuola, digitale, tutela ambientale (con la riconversione ecologica dei sistemi produttivi) sono le priorità». Obbligo scolastico a 18 anni, asili nido e nuove scuole, far diventare la formazione un diritto soggettivo di chi lavora sono le proposte per far salire la qualità della vita e la produttività. La libertà di licenziare, invece, non è servita a far recuperare posizioni all’industria.

Sul MES: «I tagli alla Sanità negli ultimi 10 anni sono stati pari a 37 miliardi, il fondo ci metterebbe a disposizione 37 miliardi. Sarebbe intelligente prenderli». Non solo Ue, ma anche risorse ordinarie: «La prima riforma che serve – spiega Landini – è quella fiscale. Il 94, 97% dell’Irpef la pagano i dipendenti e i pensionati, mentre abbiamo tra i 107 e 114 miliardi di evasione fiscale. Con Cisl e Uil abbiamo fatto una piattaforma, discutiamone».

E poi c’è il messaggio per gli industriali: «Confindustria ha bloccato il rinnovo dei contratti, quello della Sanità privata è scaduto da 12 anni. Ha fatto un attacco al contratto degli alimentaristi. È una strada che porta solo allo scontro. Sarebbe invece utile un provvedimento del governo che defiscalizzasse gli aumenti dei contratti nazionali, parliamo di più di 10 milioni di persone. Vorrebbe dire anche rilanciare i consumi».

I licenziamenti altro tema di scontro: «Il parlamento ne confermi il blocco. Una misura che non creerà problemi se si faranno gli investimenti. Naturalmente è necessaria anche la riforma degli ammortizzatori sociali, ci vuole un sistema universale». Confindustria vorrebbe mandare in soffitta i contratti nazionali: «Superarli sarebbe un errore anche per le imprese, si favorirebbe una competizione al ribasso – argomenta Landini -. Ci vuole un nuovo statuto dei diritti dei lavoratori: qualsiasi persona deve avere le stesse tutele, che sia una Partita iva o un lavoratore a tempo indeterminato». Infine l’Ue: «Se si fanno le delocalizzazioni in Europa, non in Cina, è perché si è fatta l’unione monetaria e non quella fiscale, dei contratti, dei diritti. È il momento di fare un fisco europeo». E ai lavoratori Whirlpool di Napoli, che rischiano la chiusura del sito il 31 ottobre: «La vostra battaglia deve essere la lotta del paese».

Anche a Milano il futuro è incerto: «Abbiamo perso oltre 800mila posti di lavoro – ha spiegato Furlan -. Se non riparte la crescita se ne perderanno altri. Serve un patto sociale, vogliamo costruire un paese più giusto». E Bombardieri da Roma: «Attendiamo la convocazione dal governo. Faremo una mobilitazione nei posti di lavoro, nelle piazze. Il patto di stabilità è stato sospeso ma chiediamo al governo e all’Ue di dire definitivamente che non si applicherà più».

ADRIANA POLLICE

da il manifesto.it

foto: screenshot

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