Ha giocato la carta della gioventù. Per cercare di rovesciare la deriva di un secondo mandato già insabbiato dopo sei anni e mezzo di potere, Emmanuel Macron torna al passato, il suo: nel 2017 era stata la sua giovane età, il più giovane presidente francese, a contribuire al successo nella corsa all’Eliseo. Dopo aver spinto alle dimissioni Elisabeth Borne, ha nominato ieri a metà giornata Gabriel Attal, 34 anni. È il più giovane primo ministro francese della V Repubblica (batte Laurent Fabius, nominato da François Mitterrand a 37 anni).

Attal, nel discorso del passaggio dei poteri a Matignon, ha difatti insistito sui «giovani», ha promesso di «conservare il controllo sul proprio destino» a dei cittadini che soffrono di un sentimento di declino, dichiarandosi «fedele» e «grato» al presidente, ha promesso «audacia» e «movimento».

Attal ha fatto una carriera lampo: è entrato in politica a 23 anni, al ministero della Sanità (con la socialista Marisol Touraine), con Macron è stato portavoce del partito La République en Marche, poi portavoce del governo, ministro del Bilancio e, per i soli ultimi cinque mesi, responsabile dell’Educazione nazionale. Macron diventa un “vecchio” politico, afferma di essere «orgoglioso di far emergere dei talenti», apre al dopo 2027 per la prossima corsa all’Eliseo dove non potrà più essere presente.

Ma, prima ci sono le europee, e i sondaggi molto preoccupanti, che a sei mesi dal voto del 9 giugno danno l’estrema destra del Rassemblement national, guidata dal giovane Jordan Bardella (ha 28 anni) dieci punti davanti a Renaissance, il partito di Macron.

L’energia giovanile di Attal è investita del compito di ridare slancio anche sul fronte europeo, dove il suo compagno di vita, il capogruppo di Renew Stéphane Séjourné, molto probabilmente sarà il capolista del partito di Macron. Renew, difatti, rischia grosso all’Europarlamento: se c’è un crollo di Renaissance e non arrivano forze nuove da altri paesi, il gruppo centrista potrebbe perdere il terzo posto a favore di Id (Lega e Le Pen), e addirittura essere superato persino da Ecr (Fratelli d’Italia, Pis).

Per la sinistra, Attal è un «clone», un Macron in miniatura, Jean-Luc Mélenchon ha persino scomodato l’Ecclesiaste, «guai al paese dove il re è un bambino».

Attal, che è figlio di un produttore cinematografico, viene dai socialisti (corrente Strauss-Kahn), ma dopo i mesi da portavoce, dove è riuscito a navigare sulla crisi del Covid, all’Education Nationale è entrato con uno stile volontarista: ha inaugurato la carica con l’attacco contro l’abaya a scuola, proibendo abiti con riferimenti religiosi, ha filtrato con le idee conservatrici classiche – non ha escluso le sperimentazioni della “divisa” per gli allievi, ha promesso a parole un ritorno all’ordine di una scuola del merito, aveva l’intenzione di promuovere l’esame alla fine delle medie per l’entrata al liceo.

Nel primo breve discorso del passaggio dei poteri con Borne, Attal ha affermato di voler «portare a Matignon la causa della scuola». I sindacati degli insegnanti hanno subito espresso scetticismo e anche delusione per la breve toccata e fuga al ministero che, invece, richiede tempi lunghi.

In economia, promette dinamismo, per attuare una delle principali promesse di Macron: combattere la disoccupazione, riportare le persone al lavoro (già sono stati ridotti i diritti per la disoccupazione). Ieri, il primo atto da primo ministro è stata una visita alle vittime delle inondazioni nel Nord-Pas de Calais.

Elisabeth Borne è stata sfinita dai lunghi mesi in parlamento senza maggioranza assoluta, con 23 ricorsi al 49.3 (fiducia) per far passare leggi e riforme, persino le pensioni, mentre per l’immigrazione ha sposato le posizioni della destra.

Per Attal, la situazione della maggioranza soltanto relativa non cambia: il nuovo primo ministro dovrà cercare alleanze, che Borne non era riuscita a consolidare. Non si sa ancora se Attal metterà ai voti il discorso di politica generale, cosa che Borne non aveva potuto fare, per timore di una bocciatura.

Borne, che quando era stata nominata prima ministra, si era rivolta alle bambine, invitandole a realizzare i loro sogni, prendendo esempio dal suo difficile e ambizioso percorso personale, realizzato grazie al merito, ieri si è ricordata di quelle bambine: «tenete duro» che detto loro, anche se non sempre va tutto bene, anche le difficoltà fanno parte del percorso di vita.

ANNA MARIA MERLO

da il manifesto.it

foto: screenshot You Tube