Green pass per tutti, a scuola. Obbligo del vaccino nelle Rsa

In Cdm solo poche estensioni. Il decreto convertito in legge alla camera con i voti della Lega. Accordo tra Draghi e Salvini per evitare di introdurre il lasciapassare nel settore privato. Il presidente del consiglio ai ministri riuniti: «Presto ci sarà certamente un intervento più ampio»

Nessuna astensione leghista. Il dl sul Green Pass è stato convertito con il voto favorevole dei deputati leghisti. Ce n’erano pochi, 45 su 132 ma non è che il Pd, gran sostenitore del decreto, fosse proprio schierato in assetto di guerra, 49 presenti su 93, e comunque è il segnale politico che conta. La Lega ha fatto finta di impuntarsi minacciando l’astensione se non fossero passati i suoi odg, che propongono l’estensione a 72 ore del tampone molecolare per il Green Pass, il prezzo fortemente ridotto dei tamponi per minori e famiglie in difficoltà, il risarcimento per gli eventuali danni da vaccino. Trattandosi di odg, che non costituiscono impegno di sorta, non c’è stato problema.

Il vero accordo tra Draghi e Salvini era stato raggiunto mercoledì e la contropartita per il voto della Lega alla Camera, che ha evitato una spaccatura della maggioranza molto più grave dei tre voti del Carroccio a favore di emendamenti dell’opposizione, è la frenata sull’estensione del Green Pass al settore privato. Il Cdm riunito ieri mattina ha onorato l’impegno del premier, limitandosi a varare estensioni minime: “ritocchi”. L’obbligo di Green Pass nella scuola è stato esteso a «chiunque accede a tutte le strutture»: in concreto il personale delle mense e delle pulizie, che era sfuggito alle maglie del dl approvato ieri alla Camera e che passerà ora al Senato.

La sorpresa riguarda invece il personale incluso quello esterno delle Rsa. Anche lì era previsto l’obbligo del lasciapassare verde. Invece è arrivato il vero e proprio obbligo vaccinale. È una scelta dettata soprattutto da motivazioni tecniche: data la delicatezza e la rischiosità della postazione il solo Green Pass, ottenibile anche col tampone, non sembra abbastanza sicuro. Ma c’è anche l’intento di lanciare un segnale preciso: nonostante la frenata imposta dalla Lega, ma anche dal dissenso delle parti sociali e in particolare dei sindacati, la stretta per convincere o costringere tutti a vaccinarsi non si allenta e anzi si stringerà presto. Draghi lo ha detto e fatto mettere a verbale nella riunione del Cdm: «Presto ci sarà certamente un intervento più ampio». Le voci dal ministero della Salute assicurano che l’estensione ci sarà prima di quanto molti prevedano.

Una definizione più precisa dei tempi però è impossibile ottenerla. Probabilmente il calendario non lo ha ancora ipotizzato con un certo margine di sicurezza neppure il governo: bisogna trovare un accordo sia con la Lega che con le parti sociali, non è facile dire quando ci si arriverà. In via puramente ipotetica la prima tranche potrebbe essere varata alla fine di questo mese, il 27 settembre, all’inizio del prossimo, il 4 ottobre. Riguarderebbe il personale delle attività a diretto contatto con il pubblico: bar, ristoranti, cinema, teatri, piscine, treni, aerei, e il Pubblico impiego, non si sa ancora se in tutto o in parte. Il settore privato arriverebbe qualche settimana più tardi con modalità che sono ancor più tutte da definirsi. Qui sarà più arduo il braccio di ferro sui tamponi gratuiti, che per Draghi restano fuori discussione ma che vengono richiesti a gran voce sia dai sindacati che da Confindustria oltre che, all’interno della maggioranza, dalla Lega.

Il governo garantirà certamente il tampone gratuito per chi non può vaccinarsi per ragioni di salute e ieri la capogruppo di LeU al Senato De Petris ha chiesto di aggiungere anche tutti coloro che sono rimasti senza Green Pass per le disfunzioni del sistema, drappello folto in particolare tra quelli che, avendo avuto il Covid, dovevano fare solo la prima dose di vaccino. Né il premier né Speranza intendono però “regalare” i tamponi a chi non si vaccina per scelta. Non è escluso però che una mediazione si possa trovare abbassando il costo dei tamponi.

Sullo sfondo resta la possibilità, come soluzione estrema, del vaccino obbligatorio. Ma anche quello, salvo situazioni davvero disperate, sembra soprattutto un ulteriore espediente per forzare la mano a chi non si vaccina senza poi passare davvero per una legge. I dubbi di costituzionalità sono formato gigante, i ricorsi diluvierebbero, lo scontro con la Lega diventerebbe all’ultimo sangue. Insomma è un passo da compiersi solo se proprio inevitabile.
Molto più fluida la situazione sul fronte della terza dose, che arriverà di certo a breve. Anche qui la tempistica è ancora incerta ma sarà tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre, partendo dal personale sanitario per passare poi agli ultraottantenni e ai più fragili.

ANDREA COLOMBO

da il manifesto.it

foto: screenshot

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Politica e società

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