Dopo 180 giorni Alfredo Cospito ha interrotto lo sciopero della fame. La decisione è arrivata all’indomani della sentenza con cui la Consulta ha aperto la via a uno sconto di pena per il detenuto anarchico condannato per «strage politica». I fatti risalgono al 2006 e riguardano due bombe esplose in piena notte davanti alla caserma dei carabinieri di Fossano (Cuneo) a poca distanza l’una dall’altra, ma senza causare morti o feriti.

La Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto per il giudice di bilanciare le circostanze attenuanti con la recidiva reiterata in tutti i reati che prevedono l’ergastolo. In caso contrario sarebbe stata questa la pena «fissa» per Cospito. La palla torna adesso alla Corte d’assise d’appello di Torino che potrebbe ridurre la condanna in una forbice tra 20 e 24 anni di carcere.

Per il legale della difesa Flavio Rossi Albertini si tratta di «un’oggettiva vittoria». In una nota aggiunge che «grazie alla protesta di Cospito, alle mobilitazioni del variegato mondo dell’attivismo politico extraparlamentare, al movimento anarchico, agli intellettuali schieratisi a sostegno delle ragioni della protesta, al mondo dei media che ha permesso la veicolazione di questi scomodi argomenti, milioni di soggetti, tra cui soprattutto le nuove generazioni, hanno compreso l’incompatibilità del 41 bis con i principi di umanità della pena e la Costituzione nata dalla lotta antifascista».

L’avvocato ha incontrato ieri il suo assistito. Racconta che è dimagrito di 50 kg e potrebbe aver perso per sempre alcune funzioni, come la capacità di deambulare in maniera corretta. Il 55enne anarchico ha assunto in alcune fasi integratori e liquidi, come latte o tè, ma il suo fisico è fortemente debilitato. Solo negli ultimi giorni aveva ricominciato ad alimentarsi parzialmente. Questa fase è particolarmente complicata. «È stato un calvario. Sei mesi lunghi e difficili. Il pensiero della fine di un percorso così duro rasserena. Cospito ora sta un po’ meglio, anche di morale», dice al manifesto Rossi Albertini.

La protesta era iniziata nell’ottobre scorso contro l’ergastolo ostativo e il regime di detenzione speciale, disposto a maggio 2022. Su questo secondo determinante elemento, però, la decisione della Consulta non ha effetto. Perciò la difesa di Cospito chiederà ancora al ministro della Giustizia Carlo Nordio di riconsiderare il 41 bis e ha già presentato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

È stato dichiarato ricevibile e registrato dal tribunale di Strasburgo, che si pronuncerà su quelle che i ricorrenti ritengono gravi violazioni dei diritti fondamentali implicate dal 41 bis. I tempi, però, sono molto lunghi: prima del merito ci vorranno due o tre anni. L’istanza è firmata da Rossi Albertini e dall’avvocata Antonella Mascia. I due legali sperano che questa procedura diventi «il grimaldello giuridico per bandire lo strumento inumano del 41 bis, così come avvenuto con l’ergastolo ostativo».

Secondo l’ex senatore Luigi Manconi, che ha seguito la protesta del detenuto anarchico sin dall’inizio, «l’interruzione dello sciopero della fame di Cospito significa che ciò che conta non è l’esercizio della forza bensì l’affermazione delle regole». Manconi plaude anche alla decisione della Consulta: «una limpida affermazione dello Stato di diritto che critica, ancora una volta, l’idea di una pena fissa, rigida, immobile».

GIANSANDRO MERLI

da il manifesto.it

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