Spagna, Díaz è pronta alla sfida: i dubbi di Podemos

«Voglio essere la prima presidente del governo del nostro Paese». Così, domenica, la ministra del Lavoro e vicepremier Yolanda Díaz ha annunciato ufficialmente che alle prossime elezioni guiderà la coalizione Sumar (Unire)
Yolanda Diaz

«Voglio essere la prima presidente del governo del nostro Paese». Così, domenica, la ministra del Lavoro e vicepremier Yolanda Díaz ha annunciato ufficialmente che alle prossime elezioni guiderà la coalizione Sumar (Unire).

In testa ai sondaggi sui politici più apprezzati in Spagna, Díaz ha garantito che Sumar è una forza femminista che lotta per l’uguaglianza e che il suo progetto «mette al centro la vita delle persone e risolve i problemi quotidiani». La grande sfida della Spagna, ha detto, è affrontare le diseguaglianze economiche, sociali e politiche. La sua sfida, invece, sarà unire nella stessa coalizione elettorale i partiti e i movimenti esistenti alla sinistra del Partito Socialista di Pedro Sánchez, al quale punta a sottrarre voti con un profilo di sinistra pragmatica e di governo.

A riprova dell’utilità della sua proposta politica, la vicepremier ha citato le misure che ha promosso nell’attuale legislatura: dall’aumento del salario minimo alla riforma del lavoro, contrapponendole al politicismo delle destre.

Sul palco del Palasport Magariños di Madrid, davanti a 5.000 persone, l’ex dirigente comunista era affiancata dai leader di una dozzina di movimenti di sinistra, ecologisti e di centrosinistra, alcuni di ambito statale e altri radicati in alcune comunità autonome. Tra i primi Izquierda Unida e Más País, rappresentati rispettivamente da Alberto Garzón e Ínigo Errejón, tra i secondi En Comù Podem e Compromìs, rappresentati invece dai sindaci di Valencia Joan Baldoví e di Barcellona Ada Colau.

Non c’erano, invece, i leader di Podemos, dal quale Díaz negli ultimi anni si è allontanata e con i quali è in atto un braccio di ferro non tanto sulla necessità di un’unica coalizione, ma sulle modalità della sua costruzione. In particolare, Ione Belarra e i suoi chiedono l’organizzazione di primarie aperte ai cittadini per scegliere i candidati alle elezioni. Anche se dal dibattito pubblico non emerge esplicitamente, Podemos teme per la propria autonomia e di perdere visibilità a vantaggio di un progetto fortemente incentrato sulla sua animatrice. «I partiti che aderiscono devono esserci, ma non devono essere l’anima di Sumar. L’anima è il popolo» ha ribadito domenica la ministra.

L’unico esplicito è stato il fondatore di Podemos: per Pablo Iglesias, Sumar non accetterebbe le primarie aperte a causa di un dibattito interno sulla convenienza o meno di andare alle elezioni insieme ai morados. Se andassero alle urne divisi, i due schieramenti potrebbero forse raggranellare più voti, ma il sistema elettorale li penalizzerebbe. Non a caso il Psoe perora la formazione di un’unica coalizione alla propria sinistra, che aumenterebbe la speranza di una riedizione dell’attuale governo. Altrimenti la strada per la vittoria del Pp e di Vox – dati in testa dai sondaggi – potrebbe essere spianata. Il tempo stringe – per le regionali si vota il 28 maggio e per le legislative il 10 dicembre – ma per ora Podemos e Sumar si scambiano accuse ed esortazioni all’unità.

MARCO SANTOPADRE

da il manifesto.it

foto tratta dalla pagina Facebook di Yolanda Díaz

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