Nel disastro dell’economia italiana ancora privatizzazioni

L’Italia sta pagando a carissimo prezzo la politica degli annunci e delle mance perseguita colpevolmente dal governo Renzi. Siamo di fronte al diktat dell’UE che pretende una manovra aggiuntiva...

L’Italia sta pagando a carissimo prezzo la politica degli annunci e delle mance perseguita colpevolmente dal governo Renzi.

Siamo di fronte al diktat dell’UE che pretende una manovra aggiuntiva da 3, 4 miliardi rispetto all’insensata legge di stabilità votata in tutta fretta dal Parlamento con il governo già dimissionario (sul punto della manovra aggiuntiva oggi in un’intervista il vice – ministro Morando usa termini da vero e proprio equilibrista della parola).

La previsione di crescita (ricordate il giuro e spergiuro sull’1%) si collocata allo 0,7% (quindi in calo rispetto al 2016).

I 20 miliardi stanziati per il salva – banca, con la vicenda MPS vera e propria spada di Damocle (anche qui annunci balzani come quello relativo al fondo sovrano del Qatar) probabilmente non basteranno.

L’elenco è soltanto parziale, e potrebbe essere allungato facilmente vedi Alitalia, per esempio oppure ricordando come prosegua lo stato di deflazione o il fallimento della buona scuola e del job act (mentre la disoccupazione sale, in particolare quella giovanile)

Ciò nonostante, queste le notizie (da Business trading):

“Mentre torna prepotentemente al centro della scena finanziaria e politica il confronto, che poi spesso sembra assumere le connotazioni di un vero e proprio scontro, tra Italia e Commissione europea sui conti pubblici, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, si affida alle privatizzazioni. “Bruxelles – ha dichiarato Padoan in una intervista al Tg3 – ci ricorda che l’Italia ha un debito troppo alto e questo lo sappiamo tutti, che avrebbe cominciato a scendere da quest’anno che non lo ha fatto perché purtroppo siamo stati in deflazione nel 2016 e le condizioni di mercato non ci hanno permesso di completare il programma di privatizzazioni. Tale programma quest’anno prenderà di nuovo quota e inoltre ci aspettiamo una crescita più elevata anche dal punto di vista nominale”. In ogni caso, ha sottolineato, “la via maestra per abbattere il debito è la crescita che è la priorità del governo”.

Le due operazioni più attese su questo fronte sono la quotazione in Borsa (Ipo) di una quota della divisione a lunga percorrenza, ossia Frecce e Intercity, delle Ferrovie dello Stato (Fs) e la messa in vendita della partecipazione residua posseduta dal Tesoro nelle Poste Italiane. In quest’ultimo caso, la Borsa continua a dire “no”: se all’inizio di gennaio, con le azioni delle Poste che in Borsa valevano 6,4 euro l’una, lo Stato, vendendo l’ultimo 29,7% in portafoglio, avrebbe potuto incassare quasi 2,5 miliardi, oggi i possibili introiti sono già scesi a 2,3 miliardi. E questo perché il prezzo di Borsa di 6 euro è sempre più lontano dai 6,75 dell’Ipo del 2015. Non ha di certo favorito le quotazioni di Borsa la vicenda, emersa di recente, del collocamento allo sportello postale, quindi presso piccoli risparmiatori, di fondi immobiliari ad alto rischio che alla scadenza hanno sensibilmente ridotto il proprio valore.”

Naturalmente le Ferrovie esistono soltanto per Frecce e Intercity da vendere, e non per i poveri martoriati pendolari (studenti e lavoratori) costretti ai ritardi e ai sovraffollamenti, mentre l’ulteriore privatizzazione delle Poste non è certo una notizia rassicurante per i risparmiatori (come fa notare anche l’articolo).

E’ necessaria una considerazione politica finale: il governo Renzi ha vissuto di rendita, elargendo mance (che adesso saranno tirate via come la stupidaggine dei 500 euro agli studenti per comperare libri che hanno dato origine anche al mercato nero dei bonus) e proponendo annunci meramente propagandistici , pensando di arrivare – tramite la deforma costituzionale e l’Italikum – alla maggioranza assoluta con grande facilità e poi da quel piedistallo instaurare un regime populista e autoritario che avrebbe imposto il proprio credo liberista facendo pagare prezzi altissimi in democrazia e in condizioni materiali di vita per le lavoratrici, i lavoratori oltre che ai pensionati e agli studenti.

Questa manovra è stata sventata dal voto popolare il 4 Dicembre ma il governo Gentiloni e soprattutto l’ineffabile Padoan continua nel solco del perseguire scientemente un programma di impoverimento del pubblico e di arricchimento del privato in omaggio alla speculazione.

E’ necessario sottolineare sempre questi negativi elementi di fatto per affermare la verità di questo drammatico stato di cose e non cedere alla propaganda di regime.

FRANCO ASTENGO

redazionale

19 gennaio 2017

foto tratta da Pixabay

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