L’alternativa alla guerra ai migranti è la solidarietà

16esimo rapporto sui diritti globali. La guerra ai migranti è letta insieme al processo di controllo disciplinare della povertà. Il negazionismo climatico è l’ideologia del capitalismo predatorio che punta sulle energie fossili e l’accumulazione distruttiva

«In tre o quattro anni vi sarete abituati alla miseria e purtroppo vi sembrerà la normalità” disse nel 2013 Naomi Klein mentre visitava la Grecia devastata dalla crisi economica e ancora di più dalla «cura» dei Memorandum imposti da Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale. È ciò che, in effetti, si è verificato. E non solo nel paese ellenico dopo il tragico rovesciamento del referendum antiausterity del 2015. Nel frattempo la risposta c’è stata e, diversamente da quanto auspicato, ha cambiato direzione. Oggi è caratterizzata dall’abitudine «alla banalità del disumano e alla quotidianità dell’ingiusto» scrive Sergio Segio nell’introduzione al 16esimo rapporto Diritti globali – di cui è coordinatore, edito da Ediesse (pp.624, euro 27), sostenuto anche da Cgil, Antigone, la fondazione Basso, il Gruppo Abele e Legambiente, presentato nella sede nazionale della Cgil a Roma.

La reazione all’impoverimento radicale e alla mancanza disperante di alternative economiche e politiche, prodotti dalle politiche di austerity di cui il rapporto diritti globali è analista documentato e impietoso, si è tradotta in una soluzione annunciata, anche se da molti contrastata. Razzismo contro i migranti, crudeltà contro gli inermi e i poveri, e poi il comunitarismo, l’etnicismo, l’identitarismo, l’autoctonia, lo sciovinismo del benessere e il narcisismo di massa che si esprime attraverso i social network. Gli ostaggi dell’austerità volevano liberarsi del giogo, oggi si ritrovano in una gabbia chiusa a doppia mandata. Si spiega così il titolo del rapporto di quest’anno: «Un mondo alla rovescia». Il rovesciamento in questione è quello operato dal cosiddetto populismo, da Trump negli Usa al terribile Orban ungherese fino ai finti rivoltosi anti-austerity italiani Lega e Cinque Stelle.

Formalmente affermano di difendere il bene di un «popolo», materialmente accrescono il suo (auto)sfruttamento, l’odio per i prossimi e gli stranieri. Questa tecnica del «rovesciamento nell’opposto» confonde la destra e la sinistra in un dispositivo securitario che, restando all’Italia, intreccia le politiche sull’immigrazione del Pd con Minniti a quelle dell’attuale ministro dell’Interno Salvini. Sul fronte esterno (la Libia, il Mediterraneo, la guerra alle Ong) e quello interno (il decreto «sicurezza», ad esempio) la continuità è impressionante. Il «Nazional-Populismo» attuale è il rovescio del non meno impresentabile «razzismo democratico». Quest’ultimo è stato più digeribile solo perché occultato dal centrismo liberista spazzato via alle elezioni del 4 marzo. Una tesi verificata in centinaia di pagine di un rapporto che coglie una convinzione diffusa nella sinistra, anti-razzista e antiliberista, ma non solo.

La guerra ai migranti è letta insieme al processo di controllo disciplinare della povertà. Il negazionismo climatico è l’ideologia del capitalismo predatorio che punta sulle energie fossili e l’accumulazione distruttiva. In questa svolta reazionaria della crisi, iniziata nel 2008 ma in gestazione da anni, l’ondata populista manipola la vita dei poveri, obbligandoli al lavoro precario con strumenti come il sussidio di povertà detto «reddito di cittadinanza» in Italia. Chi si sottrae sarà – stando agli annunci – criminalizzato. Chi obbedirà, invece, conserverà l’insicurezza in un mondo fondato sul governo del precariato e della paura. Simili politiche di «workfare» sono state adottate in Ungheria, ad esempio. «Se il mondo si è rovesciato – conclude Segio – bisogna lavorare per raddrizzarlo, non capovolgere a nostra volta lo sguardo». L’alternativa è secca: solidarietà, internazionalismo, critica del capitalismo. Perché non bisogna rinunciare alla consapevolezza di quale sia il verso giusto delle cose.

MARIO PIERRO

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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MigrantiPregiudizi e razzismo

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