Il mito sociale del consenso di un governo antisociale

Ma è davvero così utile al già demoralizzante impianto della scuola pubblica un cambiamento delle regole di svolgimento dell’esame di Stato (la “maturità”) praticamente ogni anno? A rinnovo di...

Ma è davvero così utile al già demoralizzante impianto della scuola pubblica un cambiamento delle regole di svolgimento dell’esame di Stato (la “maturità”) praticamente ogni anno? A rinnovo di governo corrisponde rinnovo puntuale anche delle modalità con cui scritti ed orali impegnano gli studenti nel passaggio alla nuova vita intellettuale, all’ingresso nella probabile nuova esperienza universitaria.

Probabilmente non è necessario cambiare, se non proprio ogni anno, almeno ad ogni rinnovo di esecutivo e di ministro dell’istruzione, ma almeno una nota positiva la si riscontra: l’eliminazione dei quiz Invalsi che tanto facevano discutere, e giustamente, per la loro caratteristica d’essere un prodromo di quell’alternanza “scuola-lavoro” che è stata un parto infelice di quella che ostinatamente si chiama ancora oggi “sinistra” e che ha partecipato a vario livello a governi tecnici e poi ha mostrato il suo volto di destra economica nella stagione del “renzismo”.

Detto questo, la riforma (o meglio l’adeguamento alla riforma prevista già nel 2017) prevede ad esempio nei licei classici che, scomparsa la terza prova del quizzone, si svolgano due prove: il tema di italiano e il giorno dopo due versioni, una di latino e una di greco. Niente più ansia per sapere se ti toccava un Cicerone o un Tucidide, un Petronio o un Senofonte. Ti toccheranno entrambi. Garantisce il ministro che i testi scelti saranno meno difficili, che abbandoneranno insomma la propensione ad avere un grado di complessità tale da essere riservati ad una platea da ateneo. Quindi quantità versus qualità.

Per gli orali, invece, tre buste come nei quiz di Mike Bongiorno: a scelta del candidato la prova verterà su un interdisciplinarismo valutato dal consiglio di classe in base alla preparazione degli studenti stessi nel corso dell’anno.

Sembra, dunque, che una sorta di “democratizzazione” dell’esame di maturità abbia prevalso sulla sua precedente impostazione tutta volta all’adeguamento dello standard studentesco con quello delle esigenze del mercato: avere subito dopo gli esami di Stato dei potenziali giovani da sfruttare nelle aziende con un basso costo remunerativo.

L’impronta sociale del governo si manifesta anche qui, dopo aver prodotto due riforme che non combattono veramente il disagio delle classi meno abbienti (anzi di quelle proprio modernamente definibili come “proletarie”) ma che comunque sono state prodotte e che redistribuiranno un poco di denaro che fa la differenza tra il “niente” e il “qualcosa”.

Hanno poco da strillare PD e ex maggioranze dei governi Gentiloni e Renzi: loro hanno tolto invece di aver dato anche solo qualche briciola. Hanno destrutturato un sistema sociale residuale e ne hanno fatto una variabile dipendente del mercato.

Quindi oggi veramente è poco credibile come opposizione “sociale” quella del PD e riesce invece a mostrarsi come maggioranza “sociale” quella governativa, che protegge il privato, che tutela il profitto, che non si sogna nemmeno lontanamente di mettere in pratica una riforma strutturale come la “patrimoniale” per prendere davvero ai ricchi per dare ai poveri e adeguare allo spirito della Costituzione la progressività fiscale e tutto l’impianto redistributivo della ricchezza prodotta dall’economia italiana; eppure il governo è (mi perdoni Marat…) l'”amico del popolo” mentre le opposizioni, che sono “incredibili”, figurano soltanto come i cani che abbaiano alla luna: latrano molto e non difendono nemmeno più il granaio dall’intrusione di nuovi ladri di polli.

Maturità scolastica, quota 100 e reddito di cittadinanza ci parlano di una situazione politica italiana che consentirà alle forze di governo di ottenere rispettabili risultati elettorali alle prossime europee di maggio, mentre la falsa sinistra d’opposizione resterà al palo con davanti persino un tentativo di resistenza di un mal risorto berlusconismo su un nuovo predellino che a fatica regge il peso di tutta una storia ormai ampiamente pregna di una squalifica che, infatti, nemmeno più Salvini vuole lambire come ipotesi di futura alleanza di un probabile nuovo governo delle destre.

L’ipotesi “giallo-verde” sembra dunque consolidarsi al di là delle contraddizioni (non ideologiche) che si trascina appresso: dalla Tav alle altre grandi opere, dalla cannabis ai diritti civili.

La nuova stagione politica di una Italia in recessione – secondo le stime della nostra Banca nazionale – si impernia su un populismo e su un sovranismo che diventano alleati di comodo, di necessità e ne fanno virtù provando a sviluppare le loro forze attraverso concessioni popolari e quindi dimostrando anche alla classe padronale che il sovvertimento dello “stato di cose presente” non è paventabile; anzi, la stabilità diventa oggettivamente uno dei cardini di azione del governo che ha in Conte un elemento di equilibrio che garantisce all’Europa una certa rassicurazione in merito alle frizioni tra le due componenti della maggioranza ed alcune propensioni anticontinentali in tema di economia e di “sovranità” nazionale.

Del resto, se anche Angela Merkel elogia il Presidente del Consiglio dei ministri davanti al Capo dello Stato, ciò significa che l’unità bancaria europea contro sforamenti di debito, tra minacce di procedure di infrazione e quanto altro, ha funzionato e ridotto a più miti consigli un governo che si sapeva non avrebbe potuto fare molto il gradasso davanti alla “gelata” della recessione (o anche soltanto di una “stagnazione” ammessa dal ministro Tria).

Così va l’Italia di inizio 2019: pace sociale e richiamo alla sovranità nazionale in un contesto europeo tacitamente (o quasi) accettato.

Così va l”Italia: pace sociale, nonostante i sindacati siano sul piede di guerra e minaccino scioperi in tutto il Paese. Agitazione, movimenti e contrarietà si sviluppano ogni giorno, ma sono slegate fra loro, non hanno un minimo comun denominatore che li unisca e ne faccia un luogo di crescita di una opposizione sociale di massa.

Anche per questo la debolezza del governo appare come una immensa forza. Si tratta di percezioni errate, eppure forniscono a loro volta altre percezioni che finiscono per l’essere la base di una verità inesistente su cui il consenso sociale dell’esecutivo cresce e nessuna opposizione si fa avanti veramente.

MARCO SFERINI

19 gennaio 2019

foto tratta da Pixabay

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