BuongiorNO! Un appello a chi non ne ha più voglia

Anzitutto, buongiorNO! Oggi bisogna proprio che ce lo diciamo. Avrei voluto scrivere oggi ancora una volta le ragioni per cui occorre opporsi alla controriforma costituzionale del governo Renzi. Poi...

Anzitutto, buongiorNO! Oggi bisogna proprio che ce lo diciamo.
Avrei voluto scrivere oggi ancora una volta le ragioni per cui occorre opporsi alla controriforma costituzionale del governo Renzi. Poi ho pensato che sarebbe stato più utile, con grande umiltà lo dico, rivolgersi a chi non vuole andare a votare, chi vuole astenersi dal prendere una posizione ed anche a chi, preso dall’indecisione magari preferisce non scegliere e disertare così le urne.
Partiamo dall’assunto che ogni decisione è pienamente legittima. Tuttavia, io credo che la giornata che vivremo oggi sarà ricordata comunque vada il referendum. E lo sarà perché oggi si decide se una maggioranza governativa, quindi un governo, quindi un potere dello Stato che non ha alcun titolo per cambiare la Costituzione della Repubblica, può esercitare questa prerogativa che si è autoconcessa, ignorando le disposizioni della Corte Costituzionale laddove afferma – nella sentenza numero 1/2014 – che il Parlamento attuale è stato eletto con una legge elettorale (il famoso “Porcellum”) incostituzionale e che quindi rimane legittimato a proseguire nel suo ruolo ma solo per ragioni di ordinaria amministrazione.
Questa ultima parte gli estensori dell’opuscolo del “Comitato Basta un Sì” se la sono dimenticata e fanno dire a Gustavo Zagrebelsky ciò che non ha mai detto.
E’ una delle tante ragioni per cui ogni astensionista dovrebbe andare alle urne votare NO: contro un cumulo di falsità che sono state dette e ripetute da tutti gli esponenti del governo in mille trasmissioni televisive, su diecimila pubblicità su mega cartelloni e sugli autobus, su Internet, negli opuscoli inviati agli italiani all’estero e a noi che viviamo ancora qui, in questo disgraziato Paese.
Questo 4 dicembre 2016 sarà ricordato come data in cui è possibile respingere l’attacco di un governo ad una Costituzione che è e rimane “solamente” un insieme di regole e le regole sono uno strumento da applicare. Di per sé sono neutre. Le decisioni politiche con cui trovano applicazione possono essere buone o cattive a seconda dei casi.
Chi oggi non vuole andare a votare può farlo per molte ragioni: i compagni anarchici, ad esempio, non votano perché non riconoscono allo Stato il ruolo che, più nel male che nel bene spesso e volentieri, ha; altri non votano da anni e anni e hanno perso fiducia nelle istituzioni repubblicane, nella più vaga concettualità quasi astratta di “politica”; altri ancora sono così presi dalle tragedie familiari, dalla disperazione di non vedere un futuro davanti ai loro occhi da rifiutare qualunque altra opportunità si presenti per provare a migliorare ciò che potrebbe invece peggiorare.
Sembrerà assurdo, ma dal voto di oggi, dalla vittoria del NO dipende molto della libertà personale di ognuno di noi: di poterci far valere ancora con una delega che cambi gli assetti politici del Paese e che costringa i padroni e i grandi finanzieri a fare i conti con la rigidità della nostra Costituzione e con l’impossibilità per un governo di dettare, ad esempio, i tempi di approvazione delle leggi (oltre che i loro contenuti) al Parlamento.
La controriforma di Renzi e Boschi non indica in nessun articolo una enunciazione che attribuisce al governo più potere rispetto all’oggi. Ma l’insieme dei 47 articoli che si pretende di cambiare è un costrutto così articolato da depotenziare il ruolo del Parlamento, riducendolo ad una sola camera eletta dai cittadini, con sempre meno partecipazione popolare e con sempre più protagonismo del governo anche in questo ambito.
Noi andiamo a votare con in vigore una legge elettorale, l'”Italicum”, che non è ancora stata dichiarata incostituzionale ma che è parte del progetto di stravolgimento della democrazia italiana: se dovesse vincere il “sì” e se Renzi si rimangiasse nuovamente una promessa fatta – dopo quella di abbandonare definitivamente la politica qualora il referendum andasse male per lui – , cioè quella di riformare l'”Italicum”, ci troveremmo nella condizione di avere un governo che, anche solo con il 25% dei voti presi al primo turno, vincendo al secondo turno di ballottaggio, avrebbe il 55% dei seggi dell’unica camera ancora eleggibile: la Camera dei Deputati.
Con il 25% o anche il 30% si avrebbe più del doppio dei deputati proporzionalmente spettanti alla forza vincitrice nelle elezioni politiche.
Quindi la maggioranza avrebbe campo libero nella formazione delle leggi e l’opposizione sarebbe ridotta a mera spettatrice del tutto.
Chi non vuole andare a votare oggi, deve sapere che il rischio è questo: una compressione della democrazia parlamentare per favorire il potere governativo che possa garantire meglio gli interessi dei poteri economici che hanno ispirato e stanno ispirando un po’ ovunque delle “semplificazioni” di quelle costituzioni che ritengono ancora legate a concetti superati come “stato sociale”, “diritto di sciopero”, “tutela del lavoro”…
Il 4 dicembre, dunque, è una data “spartiacque”, un nuovo 2 giugno, una data dove si decide se trasformare questa repubblica imperfetta e zoppicante ma pur sempre democratica in una repubblica imperfetta, zoppicante ma governativa.
Dovremmo avere tutti il terrore di creare un precedente, anche con l’astensione dal voto, che apre la strada a qualunque maggioranza futura per essere legittimata a cambiare la Costituzione a proprio piacimento.
Governi e maggioranze non cambiano le costituzioni. Governi e maggioranze fanno le leggi e le applicano ma non possono cambiare le regole cui tutti si devono attenere, quelle che normano la vita, il patto sociale che ci riguarda universalmente senza distinzioni di sorta. Almeno sulla carta.
E per mantenere questa formalità che deve tornare ad essere concretezza, sostanza e pratica giornaliera della politica fatta nel pubblico interesse, oggi occorre andare in massa a votare e votare NO.
Per dire di NO alla riforma nel suo merito.
Per dire di NO al governo Renzi.
Per dire di NO ai banchieri e ai padroni che vogliono costruirsi garanzie per i loro profitti a scapito dei lavoratori, dei disoccupati, dei precari e di tutti coloro che fanno fatica a sbarcare il lunario.
Per tutti questi motivi, cancellate ogni indecisione, fate uno sforzo: andate a votare e dite NO a chi vuole soltanto fare gli interessi dei ricchi e dei potenti.
Buon voto e speriamo anche domani di poterci dire: BuongiorNO!

MARCO SFERINI

4 dicembre 2016

foto tratta da Pixabay

categorie
Marco Sferini

altri articoli