Ancora un attacco alla Costituzione (dello Stato)

Come previsto ci troviamo costretti ad occuparci nuovamente della Costituzione. Nella nota al DEF varata in questi giorni dal Governo con l’ormai celeberrimo innalzamento del deficit al 2,4%, non...

Come previsto ci troviamo costretti ad occuparci nuovamente della Costituzione. Nella nota al DEF varata in questi giorni dal Governo con l’ormai celeberrimo innalzamento del deficit al 2,4%, non si parla soltanto di cifre. Vi si legge infatti di rafforzamento degli strumenti di democrazia diretta e di abolizione del quorum nel referendum abrogativo; riduzione del numero dei parlamentari; abolizione del CNEL.

Tutto questo significa che nella nota al DEF si tocca materia di valenza costituzionale e questo già di per sé fuori dal mondo sotto l’aspetto del rispetto delle istituzioni e indicativo gravemente delle intenzioni di promotori.
Va ricordato che è cogente un esito referendario determinatosi il 4 dicembre 2016, ci ritroviamo sulla stessa linea demolitrice del parlamento a suo tempo espressa dal PD (R). Di conseguenza non si può non notare l’assoluta strumentalità e doppiezza con cui sono stati indicati i “NO” in quell’occasione da parte degli attuali contraenti il Patto di Governo.

A sinistra si è mancata una clamorosa occasione di fornire risposta politica a quegli almeno 3/4 milioni di elettrici ed elettori che, tra i 19 milioni di NO, avevano votato sul serio per difendere la Costituzione (molte/i dei quali tornati al voto dopo un periodo di astensione e poi ripiombati nel limbo – o peggio attirati dall’inferno – il 4 marzo 2018). E’ questa una responsabilità estremamente grave che deve essere analizzata a fondo.

Nota dell’avvocato Besostri:

“L’avv. Felice Besostri, colui che davanti alla Corte Costituzionale ha contribuito in misura decisiva ad affossare prima il Porcellum e poi l’Italikum , in una sua nota fa notare come ,invece di ridurre le indennità parlamentari sulle quali si son sempre calcolati i vitalizi si riducono i parlamentari a 350 deputati (attualmente 630) e 200 senatori (attualmente 315 + senatori di diritto e a vita) e precisa come riducendo del 50% le indennità si risparmierebbe di più e sii avrebbero parlamentari espressione del pluralismo e teoricamente più raggiungibili  dai cittadini. Questo governo prosegue sulla linea impostata da Renzi di diminuzione ulteriore del ruolo del Parlamento (nel M5S in verità c’è chi pensa addirittura all’abolizione della Camere e della democrazia rappresentativa).”.

Insomma: ci troviamo costretti a parlare ancora di Costituzione e nella sua parte più delicata, quella relativa alla forma dello Stato e a quella di Governo.

FRANCO ASTENGO

redazionale

30 settembre 2018

foto tratta da Pixabay

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