Mai più il centrosinistra!

La formazione di un “Centrosinistra discontinuo” è un concetto che ieri sera Pierluigi Bersani ha ripetuto su La 7 ieri sera cercando di contestualizzarlo e, quindi, di farne la...

La formazione di un “Centrosinistra discontinuo” è un concetto che ieri sera Pierluigi Bersani ha ripetuto su La 7 ieri sera cercando di contestualizzarlo e, quindi, di farne la fisionomia anche del movimento da lui fondato.
La funzione di Articolo 1 – MDP sarebbe dunque questa: agire dall’esterno su tutte quelle forze parlamentari che vogliono impegnarsi nella costruzione di una nuova aggregazione sia di centro sia di sinistra ma in discontinuità con il renzismo.
E’ evidente che un nuovo centrosinistra Bersani, Speranza e D’Alema non lo potrebbero mettere in piedi rivolgendosi al centrodestra e tanto meno ai grillini. Dunque, oltre al “popolo del NO” (che si ritroverebbe a stare nella stessa formazione con coloro che si sono schierati per il SI’ al referendum o che non si sono apertamente pronunciati prima del 4 dicembre scorso), l’appello degli ex democratici è rivolto proprio al PD: vuole cambiare e dare vita in Parlamento ad una nuova, ennesima stagione riformatrice? Oppure il PD intende marciare nella sua corsa solitaria, escludendo con l’asticella del 5% tutte quelle forze minori che gli gravitavano attorno e che tutt’ora stanno al governo con lui?
Nella prima ipotesi, sostiene Bersani, MDP è pronto a collaborare con il PD in Parlamento. Qui le sfumature con la posizione di Giuliano Pisapia vengono un po’ meno, ma, del resto, il quadro inizia lentamente a farsi più chiaro, la nebbia si dirada anche grazie all’appello di Falcone e Montanari che invitano la sinistra di alternativa al PD a riunirsi e a costruire una soggettività che parta proprio dal NO alla controriforma costituzionale come elemento unificante, fondante e costituente per proporre una differente formazione rispetto a tutte quelle oggi presenti in campo.
La discussione in merito alla legge elettorale condizionerà ancora il dibattito e i posizionamenti dell’ultima ora. Prima dell’appuntamento del 18 giugno, cui hanno già aderito Possibile, Rifondazione Comunista e Sinistra Italiana in modo ufficiale, si spera che una gran parte dell’associazionismo spontaneo che ha visto la nascita dei Comitati del NO si schieri senza se e senza, prendendo ancora una volta le distanze da un tentativo di modificazione della democrazia che è in atto e che vuole nuovamente stravolgere il dettame costituzionale: la legge elettorale in discussione, infatti, non riconosce l’eguaglianza del voto pur nascendo su una base proporzionale.
I cittadini hanno il diritto di essere tutte e tutti rappresentati in Parlamento se le liste per cui votano hanno tutte la possibilità di accedervi anche se raggiungono il 4,9% dei voti (quindi quasi 1.500.000 consensi…).
Un tempo, quando la tanto vituperata “prima Repubblica” si reggeva con la legge proporzionale, partiti come il PSDI (Partito Socialdemocratico italiano), il PLI (Partito liberale italiano) e il PRI (Partito repubblicano italiano), quindi formazioni storiche, quest’ultima persino derivante dal mazzinianesimo di fine Ottocento, erano al governo del Paese con la Democrazia Cristiana e non raggiungevano quasi mai percentuali del 5%.
Eppure la sindrome dei “cespugli” non esisteva: in Parlamento c’erano meno di venti gruppi mentre con l’avvento del maggioritario e con la necessaria voglia di “governabilità” e di “stabilità” richiesta dai mercati, e abbracciata molto volentieri da qualunque forza di destra e di sinistra riformista, i gruppi parlamentari sono diventati oltre quaranta.
Ciò è avvenuto per una mutazione genetica della rappresentanza politica: all’idea si è sostituita la persona e il personalismo ha creato ambizioni che prima non sarebbero mai sorte ma avrebbero convissuto come “aree politiche” dentro quei vasti contenitori popolari che erano la DC e il PCI.
Quindi, la sinistra di alternativa che si riunirà a Roma il 18 giugno ha come compito primo quello di battere tutta una logica che deprime e affossa la democrazia repubblicana, restituendo al Paese una opzione chiara in materia di rappresentanza del lavoro, della disperazione sociale, dei diritti calpestati, del disagio diffuso che si esprime nella mancanza di stato sociale, di protezioni e di garanzie per le fasce più deboli della popolazione.
Vanno lanciate chiare parole d’ordine e di programma. Tra queste, la prima deve essere: #bastaconilCentrosinistra.

MARCO SFERINI

7 giugno 2017

foto tratta da Pixabay

categorie
Marco Sferini

altri articoli