Fontana e Salvini contro i figli delle coppie gay

Alla sua prima uscita da ministro aveva detto «le famiglie arcobaleno non esistono» e non era che l’inizio. Ieri il ministro per la famiglia e le disabilità Lorenzo Fontana,...

Alla sua prima uscita da ministro aveva detto «le famiglie arcobaleno non esistono» e non era che l’inizio. Ieri il ministro per la famiglia e le disabilità Lorenzo Fontana, in commissione affari sociali di Montecitorio, ha esposto le prime linee della sua crociata. «L’attuale assetto del diritto di famiglia» non può «non tenere in conto di cosa sta accadendo in questi ultimi mesi in materia di riconoscimento della genitorialità», ha scandito, «ai fini dell’iscrizione dei registri dello stato civile di bambini concepiti all’estero da parte di coppie dello stesso sesso facendo ricorso a pratiche vietate dal nostro ordinamento e che tali dovrebbero rimanere».

Una minaccia innanzitutto ai sindaci e ai magistrati che ingiungono le registrazioni. Minaccia rincarata poco dopo da Matteo Salvini, che pure all’esordio di Fontana contro le famiglie arcobaleno aveva smentito il ministro: «Non è una priorità». Stavolta invece dal question time della camera attacca: «Fino a quando io sarò ministro gameti in vendita ed utero in affitto non esisteranno come pratica, sono reati. Difenderemo in ogni sede immaginabile il diritto del bambino di avere una mamma ed un papà».

Il primo a replicare è Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, l’associazione dei sindaci. «I cittadini sono tutti uguali», «Come ritiene dovremmo tutelare i diritti dei bambini che vivono nelle nostre città e per quali motivi lo Stato li sta considerando bambini di serie B?». Il ministro del resto esonda fuori dalle sue competenze: non spetta a lui dare indicazioni ai sindaci, tantomeno ai giudici che ormai hanno consolidato una giurisprudenza a tutela dei minori, anche in assenza di legge.

Un’assenza che poteva essere sanata nel 2016, con l’approvazione della legge sulle unioni civili. Ma l’allora governo Renzi preferì stralciare la cosiddetta «stepchild adoption», per il niet dell’alleato Alfano e il voltafaccia di M5S.

Intanto il mondo dei diritti si scatena. «Salvini e Fontana la smettano di fare propaganda sulla pelle dei bambini», dice Gabriele Piazzoni, leader di Arcigay, «Il continuo tuonare dei due rappresentanti del Governo contro la stabilità familiare e affettiva di bambini e bambine è un fatto ignobile e immorale», «se i ministri credono di poter aggirare il potere giudiziario in questa Repubblica o sono due asini oppure agiscono al di fuori della Carta costituzionale: entrambe le ipotesi sono gravi e intollerabili». Piazzoni poi si rivolge all’alleato di governo M5S. Chiara Appendino, sindaca pentastellata di Torino, è stata la prima ad aver iscritto all’anagrafe il figlio di una famiglia omogenitoriale.

Appendino risponde: «Siamo orgogliosi che Torino sia stata la prima città italiana a consentire alle coppie omogenitoriali di veder riconosciuto il diritto ai loro figli di avere entrambi i genitori». E non solo: «Questa amministrazione continuerà a registrare sugli atti di nascita l’annotazione che attesta il riconoscimento dei bambini da parte di entrambi i genitori dello stesso sesso». Gli fanno eco altri colleghi, da quello di Prato Matteo Biffoni, a Virginio Merola, di Bologna, entrambi del Pd. «Purtroppo per Fontana, nessuno potrà cancellare le nostre famiglie e i nostri figli», replica Nichi Vendola. Secondo i dati forniti dall’avvocato Alexander Schuster, che segue numerosi casi legati ai diritti delle coppie gay, oggi in Italia in tutto i bambini con due padri o soprattutto due madri pienamente riconosciuti sono circa 300.

DANIELA PREZIOSI

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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Pregiudizi e razzismo

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