Brexit, se non ci va bene, il referendum lo ripetiamo

Mi scuso di ritornare, annoiando, sull’esito del referendum britannico ma l’occasione è troppo ghiotta per non far rimarcare alcune questioni sollevate dalla nostra ineffabile stampa quotidiana, quella della “decrepita...

Mi scuso di ritornare, annoiando, sull’esito del referendum britannico ma l’occasione è troppo ghiotta per non far rimarcare alcune questioni sollevate dalla nostra ineffabile stampa quotidiana, quella della “decrepita alleanza” di Severgnini sul Corriere e della lettera ai giovani dell’ing. Bottini (quello di “Cuore”) del direttore di Repubblica.

Repubblica fornisce grande risalto, anzi sostiene fornendo minuto per minuto il conteggio delle firme raggiunte questa petizione “La petizione chiede l’approvazione di una legge che preveda una seconda consultazione se nella prima l’affluenza è inferiore al 75% e il risultato sotto il 60% di voti. “Voto bis su indipendenza ipotesi concreta”.

Davvero mistificazione e montatura procedono di concerto e stretto intreccio: Repubblica è il giornale che sostiene il sì al referendum confermativo in Italia dove non c’è soglia di partecipazione e soprattutto, assieme al Corriere della Sera, mobilita illustri politologi per dirci, ogni qual volta si registra un calo nella partecipazione elettorale, che si tratta di un “dato fisiologico”, che la democrazia non ne soffre, elaborando teorie sulla logica degli astenuti, a partire da quella (patrimonio storico della sociologia politica americana) dell’”indifferenza per approvazione”.

In realtà nel trucco dell’esito scontato del referendum britannico sono caduti anche quelli del Fatto, rivelatisi alla fine contestatori “allineati” a quello che appariva come un fatto di comune buon senso e, invece, contrastava con il sentire concreto della maggioranza delle elettrici e degli elettori.

Adesso, per usare una metafora cara al primo Renzi “hanno perso e si portano via il pallone”: gli stessi che approvano l’Italikum, una legge elettorale attraverso il cui meccanismo una lista oscillante tra il 25- 30% dei voti validi al primo turno si porta via la maggioranza assoluta della sola Camera abilitata alla fiducia. Senza prevedere, sia ben chiaro anche in questo caso, quella soglia di partecipazione al ballottaggio, che invece si pretende per i referendum degli altri quando questi non forniscono il risultato sperato.

Soglia di partecipazione prevista per l’accesso al secondo turno (di collegio) in Francia dove serve il 12,5% degli iscritti di consenso a un candidato per accedere al successivo passaggio. Appunto un secondo turno e non un ballottaggio

In realtà nella loro supponenza non avevano previsto che la maggioranza dei britannici (con uno scarto di 1.200.000 voti: questo elemento nessuno lo fa rimarcare, si cerca di far apparire che la differenza è stato di 10 o 15 voti) ragionasse con la propria testa e si sganciasse dalle posizioni espresse da chi, in UK come in Francia come in Italia come in Spagna, ha governato in questi anni impoverendo interi settori sociali, smantellando il welfare, arricchendo le banche, elevando la disoccupazione, alimentando paure tra terrorismo e migranti.

In realtà il panico, nell’establishment della comunicazione italiana, è scattato perché si pensa che l’esempio britannico possa essere seguito, in Italia, nell’occasione del referendum confermativo: il governo impone e il popolo respinge.

E il popolo che respinge le proposte degli autonominati intelligentoni di governo fa paura a chi ha da perdere ricchezza e potere.

FRANCO ASTENGO

redazionale

28 giugno 2016

foto tratta da Pixabay

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