Mai cambiare le regole in corsa quando si parla del rifacimento della facciata della casa di proprietà, del portafoglio delle famiglie, degli interessi delle imprese e delle banche a meno di un mese dalle elezioni europee. Soprattutto quando Forza Italia e Lega si contendono qualche zero virgola di voti in più per dire di essere ancora vivi e continuare a manovrare tra «Detta Giorgia» e i soggetti di cui dicono di portare gli interessi.

Ieri c’è stato un altro gelido e preannunciato affondo nella lite in corso da una settimana tra il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti (Lega) e il vicepremier ministro degli Esteri Antonio Tajani. Mentre Giorgetti era solo e parlava d’altro, Forza Italia gli dettava le condizioni per cambiare la proposta sulla retroattività a 10 anni del Superbonus e un cambiamento della Sugar e Plastic tax. Il partito di Tajani ha presentato in commissione finanze al Senato i sub-emendamenti all’emendamento da Giorgetti a nome del governo.

Una decisione che ha fatto fibrillare sottotraccia la maggioranza. Insomma, Forza Italia sapeva o non sapeva dell’emendamento che non è di Giorgetti, ma di tutto il governo? «Stupisce che Tajani abbia aderito a sua insaputa, come già successo per il prelievo sugli extra-profitti sulle banche. Si chiarisca con la premier Meloni e proponga dove reperire le risorse. Attacchi come questo all’esecutivo sono incomprensibili» ha detto Massimo Garavaglia della Lega, presidente della commissione Finanze al Senato.

In attesa del nuovo round in un scontro dal forte sapore elettorale ieri Forza Italia ha sostenuto che l’allungamento a dieci anni delle detrazioni del Superbonus dovrebbe scattare dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto che sarà discusso in aula al Senato a partire da domani.

Non dovrà esserci il divieto per le banche di compensare i crediti da bonus edilizi con i contributi Inps e i premi Inail. O, quantomeno, il divieto dovrebbe scattare solo per i crediti maturati dopo l’entrata in vigore della conversione in legge decreto sul Superbonus. Per la Sugar tax, la tassa sulle bevande zuccherine considerata come il male non solo dalle destre, è stato chiesto un rinvio della sua entrata in vigore al 1 gennaio 2025, invece che da luglio 2024.

Sono spuntati dubbi sulle coperture pensate dal ministero dell’economia per finanziare il rinvio di due anni della Plastic tax – la tassa sulla plastica in cui sono avvolti i prodotti alimentari, e non solo – a luglio 2026 e il dimezzamento della Sugar tax per i primi due anni di applicazione da luglio 2024 a luglio 2026.

Si parla rispettivamente di 700 milioni e 1,7 miliardi di euro. Dovrebbero arrivare dalla quota statale del gettito fiscale derivante dall’attività dei controlli dei Comuni. Ieri il Forum del Terzo Settore ha inoltre lamentato il taglio dello sconto in fattura o della cessione del credito nel Superbonus e ha giudicato inadeguato il fondo da 100 milioni di euro. Norma che invece ha soddisfatto la viceministra del lavoro Teresa Bellucci.

Come altri provvedimenti del governo Meloni anche quello sul Superbonus è un «decreto salsiccia». Forza Italia ha presentato una proposta sulla gestione dei rifiuti che rischia di fare piazza pulita dall’attività di regolazione delle tariffe svolta dall’Autorità di regolazione per l’energia, le reti e l’ambiente (Arera). Per il presidente Stefano Besseghini comporterebbe «costi senza controllo per i cittadini e l’impossibilità di verificare quantità e qualità dei rifiuti».

Sarebbe un altro modo per aumentare i costi ai danni dei cittadini, già alle prese con salari stagnanti e prezzi impazziti anche se l’inflazione è in calo ha sostenuto Massimo Dona dei consumatori Unc. Il presidente di Assoambiente Chicco Testa ha chiesto una soluzione al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.

«Siamo contrari a qualsiasi aumento delle tasse nel nostro Paese, per noi la Sugar tax non può entrare in vigore a luglio, serve un ulteriore rinvio. Per quanto riguarda il Superbonus, la nostra civiltà giuridica non prevede che si possano fare delle norme con effetto retroattivo» ha confermato Tajani. Ieri Salvini ha gettato acqua sul fuoco di un evidente conflitto che ha diviso negli ultimi giorni i ministri. «Sono sicuro – ha detto – che si troverà una soluzione come in questo anno e mezzo di governo si è sempre trovata».

Visto il personaggio, è tutto dire. La toppa si trova, il problema continua. In attesa della prossima modifica.

ROBERTO CICCARELLI

da il manifesto.it

Foto di Wolfgang Weiser