Le immagini sono spaventose, come sempre. Acqua e fango dove dovrebbero esserci strade. Palazzine sommerse per metà, automobili impantanate. Persone con gli stivali fino alle cosce che si aggirano in mezzo al disastro cercando di rendersi utili. Piove senza sosta da due giorni e, tra la parte orientale dell’Emilia Romagna e il nord delle Marche, la situazione è drammatica: i morti, sin qui, sono nove.

Poi ci sono almeno 13mila sfollati, 50mila quelli senza luce e un numero imprecisabile di persone – migliaia – da soccorrere. E non è facile, perché molte zone sono irraggiungibili e persino nelle città più grandi la circolazione dei mezzi è in gravi difficoltà, e così ci si attrezza con mezzi di fortuna: a Cesenatico, addirittura, tre donne sono state portate in salvo da un pedalò, che si è addentrato nell’acqua alta trainato dagli uomini della protezione civile.

Si fa quel che si può: c’è chi aspetta un gommone e chi ha trovato rifugio ai piani più alti dei palazzi, in attesa che la situazione torni alla normalità. Ci vorrà tempo, dicono tutti, anche perché l’allerta rossa è stata prorogata alla giornata di oggi e le previsioni del tempo non lasciano ben sperare. E il problema non è solo la quantità di acqua che si abbatterà sulle città e sui paesi, ma anche il rischio frane, che già si contano nell’ordine delle centinaia.

A Ravenna il sindaco Michele De Pascale ha diramato un ordine di evacuazione per la popolazione e le aziende delle zone a ridossi del Ronco, del Montone e dei Fiumi Uniti: gli sfollati sono stati accolti all’interno del museo Classis.

Danni pesantissimi si registrano poi a Faenza: nella serata di martedì le acque del Lamone hanno invaso diverse strade del centro e molti degli abitanti sono fuggiti alle prime avvisaglie di piena. Il palazzo del Podestà è stato aperto dal Comune per offrire riparo per la notte, ma ci vorrà ancora qualche giorno prima che si possa far ritorno a casa in tutta sicurezza.

«Abbiamo passato una nottata che non potremo mai più dimenticare. Un’alluvione che la storia della nostra città non aveva mai conosciuto. Qualcosa di inimmaginabile», ha scritto il sindaco Massimo Isola sui suoi social network. A Forlì sono stati fatti intervenire i pullman di linea per caricare gli alluvionati. Qui a esondare è stato sempre il Montone, che ha ricoperto d’acqua la via Emilia e anche alcuni tratti della A14.

Nelle aree interne la situazione è tremenda: le strade provinciali sono ridotte a fiumi di fango, centinaia di paesi sono di fatto irraggiungibili e il massimo che possono fare i sindaci è diffondere via Whatsapp messaggi audio in cui si invitano i cittadini a non uscire di casa. Tra Budrio e San Martino in Argine, nel territorio della città metropolitana di Bologna, il ponte della Motta è crollato a causa della piena del torrente Idice, danneggiando anche le tubature della rete di distribuzione del gas.

La protezione civile, i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e pure l’esercito si danno da fare: sono centinaia le persone in servizio permanente effettivo sul territorio. C’è chi si occupa di recuperare chi si trova in pericolo e chi dà una mano sul fronte degli approvvigionamenti di cibo e di acqua. E c’è chi va alla ricerca dei dispersi. A Forlì sono stati i sommozzatori a trovare i corpi di tre persone in una casa allagata e un quarto in un’altra. Stesso destino è capitato a un uomo di Ponte Vecchio.

A San Lazzaro di Savena invece i pompieri hanno tirato fuori il cadavere di un uomo caduto in fondo a un pozzo mentre cercava di installare una pompa per svuotare il piazzale della sua azienda. A Casale di Calisese una frana ha travolto un 77enne nel giardino di casa sua. In provincia di Cesena una coppia è stata travolta dal fiume Savio, la donna è stata trascinata per quasi venti chilometri, fino alla spiaggia di Zadina, a Cesenatico.

Il maltempo, inoltre, ha mandato in tilt le vie di comunicazione: la A14 è stata chiusa in diversi tratti e molti treni sono stati soppressi. Di fatto, al momento, la dorsale adriatica è spaccata in due e salire da sud verso nord è un’impresa a dir poco ardua. Intanto, è stato annullato il Gran Premio di Imola previsto per domenica: impossibile gestire il flusso di persone che sarebbe arrivato e tutti sono stati d’accordo nel decidere di cancellarlo. Confermato invece il concerto di Springsteen di questa sera a Ferrara.

Nelle Marche, dove è ancora fresco il ricordo della tragedia dello scorso settembre, quando esondò il Misa e in provincia di Ancona morirono in dodici, la situazione è a rischio, con i livelli dei fiumi e dei torrenti che si sono pericolosamente alzati durante la notte tra martedì e mercoledì.

Il cielo, intanto, resta nero su tutte le regioni adriatiche e la pioggia non smette di cadere, concedendo appena poche pause tra un acquazzone e l’altro. Per la conta dei danni è ancora presto, ma il governatore dell’Emilia Stefano Bonaccini ha già dato un’idea delle dimensioni del disastro: «È come il terremoto del 2012».

MARIO DI VITO

da il manifesto.it

foto: screenshot tv / You Tube