Dora Gerson. Ad Auschwitz c’era la neve

Cantante e attrice ebrea uccisa dalla follia nazista
Dora Gerson

“La resistenza dell’esercito olandese s’è dimostrata maggiore del previsto. Considerazioni sia politiche che militari esigono che questa resistenza venga infranta rapidamente”. Queste le parole di Adolf Hitler nella direttiva numero 11 emanata la mattina del 14 maggio 1940. Poche ore dopo iniziarono i bombardamenti su Rotterdam e i Paesi Bassi si piegarono. Il Führer aveva cercato negli anni precedenti di conquistare con le “buone” gli olandesi, ma il Nationaal-Socialistische Beweging (Movimento nazional socialista dei Paesi Bassi, NSB) guidato da Anton Mussert, aveva perso la metà dei voti tra il 1933 e il 1937. Ciò era dovuto, principalmente, al fatto che l’Olanda aveva accolto numerosi rifugiati ebrei in fuga dalla Germania nazista, in una rete di solidarietà in parte guidata dal Communistische Partij van Nederland (Partito Comunista dei Paesi Bassi, CPN), che avevano visto coi loro occhi l’orrore. Dei 140000 ebrei stimati in Olanda nel 1941, ben 10000 erano tedeschi. Tra loro è nota la storia della famiglia Frank che grazie al diario della figlia minore Anne ci ha lasciato una delle testimonianze più belle e strazianti della Shoah. Meno nota quella dell’attrice e cantante Dora Gerson.

1. Dora Gerson

Nata a Berlino il 23 marzo 1899 da una famiglia ebrea di origine polacca, il padre Max Gerson era nato a Strelno il 30 luglio 1866, nella Pomerania, oggi Polonia all’epoca Prussia, la madre Johanna Hermine Wohl il 20 novembre 1867 in una città di confine che i tedeschi chiamano Glatz, mentre per i polacchi è Kłodzko, Dorothea “Dora” Gerson, che aveva una sorella minore Erna, si avvicinò quasi subito alla recitazione diplomandosi nella scuola di Max Reinhardt che stava lanciando più generazioni di attrici e attori. Dora debuttò nel 1919 sul palco del teatro Volksbühne di Berlino, per poi essere chiamata a recitare per il grande schermo.

La produzione di film nella Repubblica di Weimar era sterminata e libera. Al fianco dei grandi maestri, Lang, Murnau, Pabst, trovavano spazio anche registi “minori” come Josef Stein, nato a Vienna il 2 febbraio 1876, che cercò Dora Gerson per un ruolo secondario in due suoi film: Auf den Trümmern des Paradieses (Sulle rovine del paradiso, 1920) e il seguito Die Todeskarawane (La carovana della morte, 1920). Nel cast anche Béla Ferenc Dezso Blaskó, attore ungherese in fuga dalle persecuzioni anticomuniste nel suo Paese, che dopo un paio film in Germania partì da Trieste per gli USA dove si fece registrare come Bela Lugosi, il più grande Dracula della storia del cinema.

2. Die Todeskarawane (1920) di Josef Stein

I due film di Stein, per i quali venne creata un’apposita casa di produzione, erano adattamenti cinematografici dei racconti di Karl May con l’avventuriero Kara Ben Nemsi come protagonista. La sua figura venne interpretata da Carl de Vogt attore che divenne, nell’aprile 1933, un fervente nazista, negli stessi giorni in cui Stein fu costretto a fuggire dalla Germania perché ebreo. Si rifugiò a Praga dove, dopo alcuni lavori, trovò la morte il 16 giugno 1937.

Tornando al cinema, Auf den Trümmern des Paradieses e Die Todeskarawane, oggi da considerarsi perduti, non ebbero particolare successo, Dora Gerson decise così di tornare sul palcoscenico. Si esibì in molti teatri berlinesi, ma fu in quelli diretti da Max Reinhardt che diede il meglio, anche perché i “colleghi” erano di livello assoluto: da Helene Weigel e Heinrich George, con i quali recitò in “Mann ist Mann” (“Un uomo è un uomo”) di Bertolt Brecht, a Marlene Dietrich cresciuta negli stessi anni alla corte di Reinhardt. Tra il 1923 e il 1924, nella compagnia Holtorf-Truppe, condivise il palco, tra gli altri, con Mathias Wieman, Hans Holtorf, Hans Mahlau, e si legò in particolare ad un giovane attore, figlio di un commediografo. Si chiamava Veit Harlan.

3. Veit Harlan

I due si sposarono nel 1922 per separarsi due anni dopo. Un matrimonio che non poteva durare: Dora Gerson era orgogliosamente ebrea, Veit Harlan si stava avvicinando sempre più al partito nazionalsocialista, al punto da diventare il regista del film nazista per antonomasia, Süss l’ebreo. Non si videro praticamente più.

Dopo la fine della relazione con Harlan, Dora Gerson tornò a recitare e a cantare nei teatri e nei cabaret. Calcò il palco del Tingel-Tangel-Theater, fondato da Friedrich Hollaender, da sempre legato a Marlene Dietrich; quello d’avanguardia del Piscator-Bühne, diretto da Erwin Piscator, regista teatrale dalle vive idee marxiste che una volta emigrato negli USA ebbe tra i suoi allievi Tennessee Williams, Marlon Brando, Tony Curtis. Dora recitò inoltre nel Die Rakete, cabaret letterario-politico animato da Rosa Valetti e nel Brücke und bei den Wespen, per poi esibirsi, in una crescente popolarità, anche nei Paesi Bassi, nello Scheveningen Kurhaus a L’Aja. Cantava testi di Kurt Tucholsky, Erich Kastner e Bertolt Brecht. Il De Telegraaf, il principale quotidiano olandese, la presentò come “chansonnière di statura internazionale”

Tornata a Berlino nell’inverno del 1931 l’attrice entrò a far parte stabilmente del cabaret di Werner Finck, Die Katakombe, dove rimase fino al marzo 1933, un seminterrato in cui tra doppi sensi e battute sottili si criticavano Hitler e i nazisti che nel 1933 erano saliti prepotentemente al potere. Il locale venne chiuso su ordine di Goebbels il 10 maggio 1935. Finck venne arrestato e mandato nel campo di concentramento di Esterwegen, dove rimase per sei settimane, prima di essere liberato da Hermann Göring in contrasto col Ministro della propaganda del Reich.

4. Werner Finck

Anche Dora Gerson aveva iniziato a subire le prime rappresaglie. Nell’agosto del 1932 la stampa nazionalsocialista l’aveva attaccata e insultata duramente. L’anno successivo era stata cancellata dal Ton Film Guide che, negli anni del Führer, indicava chi poteva comparire nei film e chi no. Per Dora Gerson era un no.

Cacciata dal cinema e dal teatro, l’attrice incominciò, sfidando il regime, a cantare in lingua yiddish negli eventi, spesso clandestini, promossi dal Kulturbund Deutscher Juden, l’associazione della cultura ebraica nata nel 1933 per dare “spazio” agli artisti ebrei, in una struttura tollerata prima e controllata poi direttamente dai nazisti. Troppo per una donna libera come Dora.

Dora Gerson si unì così a due compagnie costrette a scappare dalla Germania nazista nei Paesi Bassi, nel cosiddetto Exilkabarett (cabaret in esilio). La prima era la Ping Pong, fondata da Kurt Egon Wolf nel 1931 e animata, tra gli altri, da Colette Corder, Ellen Frank, Franz Fiedler e Liselott Wilke, poi nota per aver cantato col nome di Lale Andersen la prima versione di “Lili Marleen”. La seconda compagnia per la quale lavorò in esilio fu, invece, La Gaité diretta da Rudolf Nelson che, dopo aver dato un palcoscenico a Marlene Dietrich, Hans Albers, Claire Waldoff, Willy Prager e perfino a Josephine Baker, si era reinventato in Olanda mettendo in scena rappresentazioni a L’Aja e ad Amsterdam.

5. una delle pubblicità del Ping Pong

Nel 1934 Dora, talvolta presentata come Gerzon, partecipò ad una tournée per la Ping Pong a Zurigo, in Svizzera, e dal palco del Cabaret Cornichon, cabaret politico fondato da esuli tedeschi in fuga dal Führer, tra una canzone e l’altra lanciava messaggi sulla Germania nazista: “Siamo contro tutti coloro che mescolano le carte della guerra”, “Il gas velenoso è gas velenoso”.

L’attrice avrebbe voluto fermarsi in Svizzera, ma le autorità le negarono il permesso di soggiorno. Tornò, quindi, nei Paesi Bassi, poi di nuovo a Berlino. Di quegli anni, tra il 1934 e il 1936, sono le canzoni più famose di Dora Gerson: “Der Rebe Hot Geheysn Freylekh Zayn”, che divenne un inno degli ebrei in Europa; “Backbord und Steuerbord” e “Vorbei” una ballata che ricordava la Germania prenazista. Brani che registrò nella Sinagoga di Berlino.

Ma nel 1935 in Germania vennero emanate le famigerate “Leggi di Norimberga”, due distinti provvedimenti legislativi, la Legge per la cittadinanza del Reich e la Legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco (più un terzo che definiva la svastica come bandiera del Reich), tesi a perseguitare anche legalmente gli ebrei e più in generale i “non ariani”.

6. Max Sluizer

Dora Gerson fu costretta ad abbandonare la Germania. Tornò in Olanda, riprese a calcare il palcoscenico e trovò l’amore. Nel 1937 sposò, infatti, Max Sluizer (24 luglio 1906), un raffinato impresario del tessile. Erano follemente innamorati. Il 19 novembre nacque Miriam Sluizer. Era un periodo felice anche dal punto di vista professionale. Nel 1938, infatti, l’attrice ebbe l’occasione di tornare “indirettamente” nei cinema. Venne, infatti, contattata per doppiare in tedesco un film Disney, il primo lungometraggio della casa dei “disegni animati”, Snow White and the Seven Dwarfs ovvero Biancaneve e i sette nani.

Su tassativo divieto del Führer i film Disney non potevano essere distribuiti in Germania, anche se pare che a Hitler piacessero molto, ma diverse pellicole, animate o non, venivano ugualmente doppiate in altri Paesi per i tedeschi costretti all’esilio. Per quel primo lungometraggio il cast di doppiatori convocato ad Amsterdam fu eccezionale. Per Schneewittchen und die sieben Zwerge, l’originale titolo tedesco, infatti, recitarono Hortense Raky, nel ruolo di Biancaneve, attrice che aveva lavorato con Otto Preminger e che nel dopoguerra, per le sue idee politiche, finì in una della tante, troppe, “liste nere” stilate contro i comunisti; Willy Stettner, compagno di Hortense Raky, che aveva recitato, prima del Nazismo, in decine di pellicole, prestò la voce al Principe; Otto Wallburg attore teatrale e cinematografico tra i più amati nella Repubblica di Weimar divenne Dotto; Kurt Lilien, caratterista apprezzato in molte commedie, doppiò Brontolo. La voce tedesca di Gongolo e Eolo fu, invece, quella di Sig Arno, tra i protagonisti del cinema di Georg Wilhelm Pabst (Il vaso di Pandora, Diario di una donna perduta). La voce Cucciolo, che praticamente non parla, rimase in tutte le edizioni del mondo quella dello statunitense Eddie Collins, mentre quelle di Pisolo e Mammolo ebbero il poliedrico timbro di Kurt Gerron (all’anagrafe Gerson), che doppiò anche lo “specchio”, attore tra i più popolari dell’epoca che aveva recitato, tra gli altri, in Der blaue Engel (L’angelo azzurro) diretto da Josef von Sternberg al fianco di Emil Jannings e dell’allora semisconosciuta Marlene Dietrich. E Dora Gerson? Anche per lei i ruoli furono due quello della Regina cattiva e della Strega.

7. Süss l’ebreo, film dell’ex marito di Dora Gerson che alimentò l’odio contro gli ebrei

Fu un successo, che in Germania arrivò solo nel 1951, ma il clima nei Paesi Bassi stava cambiando e dopo l’invasione nazista del maggio 1940 le cose precipitarono, complice un violento clima contro gli ebrei alimentato dal film Süss l’ebreo dell’ex marito Veit Harlan proiettato nelle sale olandesi nel 1941. La donna cercò di contattarlo senza riceve, tuttavia, risposta.

Sorte drammatica per alcuni protagonisti tedeschi di Biancaneve. Kurt Lilien (Berlino, 6 agosto 1882) venne arrestato, deportato e ucciso nel campo sterminio di Sobibor il 28 maggio 1943. Otto Wallburg (Berlino, 21 febbraio 1889) cercò di fuggire, visse in clandestinità per poi essere arrestato e deportato prima del campo di transito di Westerbork, poi in quello di Theresienstadt ed infine, in quanto diabetico e quindi “inutile”, ucciso nella camera a gas ad Auschwitz il 30 ottobre 1944. Stesso percorso e stessa sorte per Kurt Kerron che fu anche costretto a girare il film Theresienstadt. Ein Dokumentarfilm aus dem jüdischen Siedlungsgebiet (Terezin: Un documentario sul reinsediamento degli ebrei o Il Führer regala una città agli ebrei) il perverso documentario ideato dal regime per ingannare la comunità internazionale. Venne ucciso il 15 novembre 1944.

8. Dora Gerson uccisa con la famiglia ad Auschwitz

Dora, che aveva fatto un’ultima apparizione pubblica nel febbraio del 1939, e la sua famiglia, tra vessazioni e umiliazioni, cercarono di resistere. Stavano bene in Olanda, erano davvero innamorati e il 21 maggio del 1940 era nata la seconda figlia, Abel Juda Sluizer. Ma il 20 gennaio 1942, Reinhard Heydrich, il capo della Polizia Segreta tedesca, convocò nel sobborgo berlinese di Wannsee alcuni tra i maggiori gerarchi nazisti per giungere all’esecuzione di quella che venne chiamata la “Soluzione Finale alla Questione Ebraica”. Il sistematico sterminio degli ebrei.

Alla fine del 1942 Dora e Max decisero di scappare in Svizzera, paese neutrale. Altri ebrei in fuga consigliarono alla donna di sedare le figlie, esauste tra freddo e scarsità di cibo. Dora si rifiutò. Giunsero al confine con la Francia e il pianto della piccola Miriam attirò l’attenzione della gendarmerie. La famiglia Gerson fu arrestata e portata nel campo di Drancy, vicino a Parigi, quindi in quello olandese di Westerbork. Infine un ultimo treno, destinazione Auschwitz. Nessuno di loro superò la “selezione” e tutti e quattro vennero “invitati” nelle camere a gas. Dora aveva 43 anni, Max 37, Miriam 6, Abel 3. Era il 14 febbraio 1943, il giorno degli innamorati, ma ad Auschwitz c’era la neve.

MARCO RAVERA

redazionale


Bibliografia
“Storia del Terzo Reich” di William L. Shirer – Einaudi
“Da Caligari a Hitler. Storia psicologica del cinema tedesco” di Siegfried Kracauer – Lindau

Immagini tratte da: immagine in evidenza  foto 1, 4 da it.wikipedia.com; foto 2, 7 Screenshot del film riportato in didascalia; foto 3 da piterest.com, foto 5 da de.wikipedia.com; foto 6, 8 da joodsmonument.nl.
Le immagini sono di proprietà dei legittimi proprietari e sono riportate in questo articolo solo a titolo illustrativo.

categorie
Corso Cinema

altri articoli