Connect with us

Hi, what are you looking for?

Americhe

Disney punta sull’online, sfida a Netflix

Il topo diventa un T-Rex. È stato raggiunto l’accordo tra Robert Iger e Rupert Murdoch con il quale la Walt Disney Company potrebbe assorbire la maggior parte degli assetts della murdocchiana 21st Century Fox, un pacchetto di proprietà che includono quello che rimane ancor oggi uno degli studi hollywoodiani più prestigiosi e dall’archivio più ricco (tra le franchiseeX Men, Avatar, Mamma, ho perso l’aereo, Il pianeta delle scimmie), le produzioni tv della Fox (36 serie, tra cui Modern Family, The Simpsons e Homeland), 22 canali via cavo regionali a tema sportivo, la piattaforma di streaming Hulu, i canali FX e National Geographic e – all’estero – partecipazioni nella televisione inglese Sky e nell’indiana Star.

La gigantesca iniezione di contenuti, intesa a posizionare la compagnia di Mickey Mouse nel nuovo, ipercompetitivo contesto della distribuzione online pionierizzata da Netflix e Amazon, costerà alla Disney circa 52.4 miliardi di dollari, tutti pagabili in azioni. La Disney prevede di rientrare dei primi due miliardi grazie a quello che il New York Times ha già definito un downsizingdella 20th Century Fox, lo studio fondato nel 1935 sotto l’egida di Darryl Zanuck e reso famoso, tra gli altri, da John Ford, Frank Borzage, Marilyn Monroe, Shirley Temple, Cleopatra e The Sound of Music. Secondo le anticipazioni parte delle operazioni della 20th Century Fox saranno riassorbite nei Disney Sudios e riconfigurate «per la produzione di film destinati all’online». L’annuncio non specifica il destino della Fox Searchlight, l’etichetta autoriale della Major di Murdoch, amata dei registi, che quest’anno ha due film per cui si attendono parecchie nomination agli Oscar, La forma dell’acqua e Tre manifesti a Ebbing, Missouri.

Ma sembra che, nel merger, la proprietà dei leggendari teatri di posa di Century City dovrebbe rimanere a Murdoch. Della 21st Century Fox, al tycoon australiano – affiancato alle redini un paio di anni fa dai figli James a Lachlan – resteranno invece Fox News, il network televisivo Fox e alcuni canali sportivi, che verranno ricostituiti in una nuova compagnia il cui focus iniziale sarà su news e dirette di sport. Lachlan Murdoch, ceo della 21st Century, ha definito la mossa «un ritorno alle radici». E se è vero è che questa cessione, da parte dei Murdoch, sembra il segno di zero fiducia nei confronti della centralità (economica) del cinema nel futuro del business, è anche vero che liberandosi di questa fetta enorme di proprietà, la compagnia torna a concentrare tutte le sue forze sul grande amore del patriarca Rupert, ovvero la notizia. Insieme alla News Corp (proprietaria anche del Wall Street Journal e del New York Post), la rete Fox News e il network Fox, garantiranno che la sua sfera d’influenza sull’informazione americana continuerà ad essere vastissima.

«Una ritirata? Assolutamente no. È una svolta cruciale in un momento di svolta cruciale», è stato il messaggio di Murdoch sr. agli azionisti del suo gruppo. Amico personale di Donald Trump e Jared Kushner, Murdoch – con l’aiuto di Roger Ailes – ha fatto di Fox News il megafono ufficiale ed efficacissimo della destra populista/complottistica. Ed è dalla pagine meno sospette del Wall Street Journal che partono alcune delle salve più pesanti dirette all’inchiesta del procuratore Robert Mueller sul Russiagate. Queste affinità elettive potrebbero aiutare i Murdoch a superare lo scoglio dell’antitrust che ha recentemente bocciato un altro mega-merger hollywoodiano, quello tra AT&T e Time/Warner – su cui pesava la violenta antipatia di Trump per Cnn. Secondo l’accordo tra Disney e 21th Century Fox, il ceo Disney Robert Iger estenderà il suo contratto oltre alla scadenza stabilita, fino al 2021, per supervisionare fino al completamento l’integrazione. Si parla di un possibile ruolo ai vertici della Disney per James Murdoch.

Se approvata, l’acquisizione porterà alla corporation di Topolino (già proprietaria anche dei marchi Pixar, Marvel e Star Wars) un valore aggiunto enorme con cui i rimanenti studi – alcuni dei quali già in apparente difficoltà – dovranno fare i conti. Tra le file dei “creativi” il primo a farsi sentire è stato il sindacato degli sceneggiatori che ha condannato l’accordo in quanto «parte delle tendenza irrefrenabile a eliminare la competizione».

GIULIA D’AGNOLO VALLAN

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

Written By

Click to comment

You must be logged in to post a comment Login

Leave a Reply

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

SOTTO LA LENTE

Facebook

TELEGRAM

NAVIGA CON

ARCHIVIO

i più recenti

Marco Sferini

Visite: 219 Agita sempre i sonni sia della destra sia del centro politico la questione dell’introduzione di una tassa patrimoniale in Italia. Uno spauracchio...

Corso Cinema

Visite: 954 DIECI ANNI INSIEME Il protagonista di Nuovo Cinema Paradiso racconta il suo cinema e la sua vita Nella primavera del 1990 l’Italia,...

Analisi e tesi

Visite: 83 Ieri la consegna della laurea honoris causa. Un’occasione per riflettere sul senso del cinema nel tempo presente Una lezione magistrale fortemente politica...

Finanza e capitali

Visite: 831 Diamo un po’ i numeri: se Elon Musk otterrà 1.000 miliardi di dollari da Tesla nei prossimi 10 anni, ciò equivale allo...