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Editoriali

“Ti ho visto lì per terra, al sole del cantiere…”

Ho visto un video, oggi, dove un uomo precipitava da una ventina di metri. Era un operaio edile rimasto senza il castello del ponteggio sotto i suoi piedi.

Il forte vento dei giorni scorsi ha scaraventato a terra l’impalcatura e ha lasciato lui lì, appeso ad un appiglio murario senza niente intorno. Ha resistito per un minuto, forse un minuto e mezzo. Ma non di più. Nessuno poteva aiutarlo. Era da solo, penzolante nel vuoto. E, dopo quel minuto circa, s’è lasciato andare per lo sfinimento ed è precipitato al suolo.

https://www.youtube.com/watch?v=QVnNI6No-mE

Chi ha ripreso la scena con un telefonino, commenta in sottofondo: “Pover’uomo…”. Già, povero lavoratore, povero uomo che lavorava senza quella sicurezza che gli avrebbe consentito di avere sotto i piedi un ponteggio stabile, nonostante le folate di vento, e di poter guadagnare il suo salario senza dover rischiare di morire.
Perché il giovane trentenne operaio lotta ancora tra la vita e la morte. Le sue condizioni sono gravissime e, del resto, è già una sorta di “miracolo” che sia rimasto vivo.
Lavorava forse in nero, senza un contratto ben definito. Niente sicurezza su tutti i lati, da tutti i punti di vista: né materiale e nemmeno legale.

Il campo dell’edilizia è uno dei più colpiti dalle cosiddette “morti bianche”. Si contano ogni giorno lavoratori che subiscono infortuni per la mancanza del rispetto delle più elementari norme di sicurezza.
Pare fosse in corso il rifacimento della facciata del palazzo e fosse stato fatto il cosiddetto “cappotto termico” per rendere le case più calde. Per fare ciò, mi spiegava un amico muratore, si devono togliere molti ganci di sicurezza che legano il ponteggio al muro. Ganci che andrebbero rimessi immediatamente dopo l'”incappottamento” murario.
Il vento impetuoso ha soffiato passando tra le tavole di legno e i tubi innocenti e ha contribuito ad allentare l’adesione della struttura al muro. Il resto è la triste cronaca già elencata sopra.
La procura della Repubblica ha aperto un fascicolo contro ignoti per sfruttamento del lavoro nero, disastro colposo e lesioni gravi.

Il sindacato denuncia la mancanza di opportuni controlli per garantire l’effettiva sicurezza nei cantieri. Sicurezza che, giustamente fanno notare i sindacalisti, dovrebbe non essere un costo ma una necessità prioritaria da assicurare sempre e comunque.
Eppure di lavoro si muore ogni giorno. Se poi a precipitare al suolo è pure uno straniero, allora la notizia passa in secondo piano e non risuona molto oltre la città in cui è avvenuta.

Non so se ho fatto bene a vedere quel video. Mi interrogo su questo e mi interrogo sul fatto se sia giusto o meno che una testata giornalistica l’abbia pubblicato online.
Penso che sia giusto rendersi conto delle estreme conseguenze a cui portano lo sfruttamento estremo dei lavoratori. Forse andava fatto vedere non oggi ma tra qualche mese, quando, speriamo, il giovane muratore sarà guarito e si sarà ristabilito. Come fosse un documentario, un film inchiesta. Per una nuova coscienza sociale, per sempre meno morti “bianche”…

MARCO SFERINI

25 marzo 2016

foto tratta da Pixabay

video tratti da You Tube

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