Connect with us

Hi, what are you looking for?

Politica e società

Roma, città chiusa ma a 5 Stelle

Brutti, sporchi e ovviamente cattivi. Migranti, profughi, rifugiati, fuggitivi, sopravvissuti. Non ne vogliamo più. Scaricateli in qualche altra città. Da oggi Roma è città chiusa.

È partita una lettera trepidante e animosa della sindaca Virginia Raggi. Nella quale chiede alla prefetta Paola Basilone d’interrompere il flusso migratorio in città: non vogliamo più stranieri, accoglierli sarebbe «impossibile e rischioso». E ad amplificare il messaggio arriva di sponda anche Beppe Grillo con il suo sacro blog, a minacciare espulsioni e rastrellamenti: faremo a Roma quello che per vent’anni nessuno ha fatto. Eccola affiorare, la pulsione razzista a cinque stelle. È di sicuro un riflesso elettorale, tanto meccanico quanto primitivo. Conseguenza diretta del deludente risultato nelle amministrative di domenica, con tutti quei voti reazionari che sono tornati da dove erano venuti, cioè a destra.
Ma è qualcosa di più. Fa parte dell’orizzonte culturale piccolo-borghese con cui il movimento di Grillo è riuscito a raccogliere consensi indifferenziati. Interpretando e accarezzando gli egoismi gretti, le angustie benpensanti, le collere malintese, i furori xenofobi. Prendersela allora con i Rom che chiedono l’elemosina alle stazioni della Metro o con i ragazzi africani che si accampano alla Stazione Tiburtina, rassicura il perbenismo incupito e le coscienze ottuse.
Finora a Roma ci si era limitati a qualche sgombero di richiedenti asilo e a qualche retata di ambulanti abusivi, con una polizia municipale sempre più manesca e sbrigativa.

E nulla era stato allestito per l’accoglienza, saturando ben presto le strutture preesistenti. Un’inerzia amministrativa inefficiente e impaurita, che non ha regolato i flussi né dislocato i nuovi arrivi, finendo così per amplificare l’impatto migratorio in città.

Non che il Campidoglio brilli per efficacia e prontezza, ma a Roma le possibilità di gestire un’emergenza sociale, accogliendo e ospitando, ci sono e non sono poche. Volumetrie pubbliche inutilizzate, ospedali dismessi, caserme acquisite dal Comune, stabilimenti industriali abbandonati, oltre a migliaia di ettari lungo i margini della città. La sindaca Raggi ha però preferito cullarsi nell’ignavia: per non sottrarre al mercato patrimonio comunale in vendita e per non insediare nuovi centri d’accoglienza invisi ai territori.

Meglio dunque fermare tutto, fermare tutti, e chissenefrega di tutta quella povera gente disperata.

SANDRO MEDICI

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

Written By

Click to comment

You must be logged in to post a comment Login

Leave a Reply

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

SOTTO LA LENTE

Facebook

TELEGRAM

NAVIGA CON

ARCHIVIO

i più recenti

la biblioteca

Visite: 176 Non meno oggi rispetto ai tempi del regno di Lucio Domizio Enobarbo, altrimenti conosciuto con il nome di Nerone, imperatore romano che...

Marco Sferini

Visite: 261 Per quanto singolare possa apparire, ogni morte sul luogo di lavoro è un paradigma esplicito di una condizione molto generale che abbiamo...

Politica e società

Visite: 112 Il leader riconfermato a Napoli per la presentazione delle liste Giuseppe Conte, fresco di conferma alla presidenza del Movimento 5 Stelle, compare...

la biblioteca

Visite: 454 A confutazione dell’idea della “purezza” della “razza“, che riceve la sua più cialtronesca e al tempo stesso tragica concretizzazione nel manifesto fascista,...