Alfredo Cospito, detenuto nel carcere di Sassari, a causa dello sciopero della fame che ha iniziato il 19 ottobre 2022 fa ha perso 35 chilogrammi.

Cospito è un anarchico insurrezionalista autore in diverse circostanze di un ferimento alle gambe e di un attentato totalmente incruento. Dal 4 maggio 2022 è in regime di Art. 41bis, ordinariamente applicato ai mafiosi, e in attesa di una probabile rideterminazione della pena con l’applicazione dell’ergastolo ostativo, cioè senza possibilità di usufruire dei benefici di legge come la liberazione condizionale, il lavoro all’esterno, i permessi premio e la semilibertà, in base ad un iter processuale complesso, secondo alcuni anomalo.

Va da sé il ripudio di qualsiasi atto di terrorismo e la critica senza appello a chiunque lo pratichi, a cominciare da Alfredo Cospito. Eppure appare palese una sproporzione fra i reati da lui commessi, il regime di pena che sta scontando, cioè il 41bis, il rischio della condanna all’ergastolo ostativo.

La Costituzione va senz’altro interpretata, ma non si può non ricordare – in particolare nel caso di reati non di natura mafiosa e senza esiti letali per la vita umanal’art. 27, ove recita che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità.

Né si può negare la pesante discrepanza fra la situazione di Alfredo Cospito e le pene comminate a responsabili di reati ben più gravi. È giusta una giustizia che alterna senza criterio rigore e lassismo? È giusta una giustizia non equilibrata?

Non posso non notare, per esempio, la consapevole inattuazione negli ultimi vent’anni della Legge Scelba del 1952 che prevede tra l’altro lo scioglimento delle organizzazioni fasciste in attuazione della XII Disposizione finale della Costituzione, persino a fronte di episodi di gravità inconfutabile e di cui sono accertati i responsabili, come l’assalto e la devastazione della sede nazionale della CGIL avvenuti il 9 ottobre 2021, quando la Procura non ha contestato agli imputati i reati di apologia previsti dal combinato disposto delle leggi Scelba-Mancino.

Leggo inoltre che nel solo 2022 nelle carceri italiane si sono registrati 83 suicidi, ove è lo Stato l’unico responsabile della custodia e perciò della tutela del detenuto.

Mi colpisce, infine, il silenzio da parte delle autorità davanti al processo di consapevole autodistruzione intrapreso da Alfredo Cospito con lo sciopero della fame. L’esistenza di quest’uomo è appesa a un filo, e ciò ci interroga sui temi delle condizioni dell’universo carcerario, della giustizia giusta, dei valori costituzionali della dignità della persona e della vita umana. Vedo in filigrana un punto di debolezza dello Stato, laddove l’umanità del trattamento penitenziario è un elemento di forza della democrazia.

Per questo aderisco all’appello lanciato da diverse personalità affinché, senza nulla togliere alle responsabilità del condannato ed alle più generali esigenze di sicurezza dello Stato, sia concessa al Alfredo Cospito la revoca del regime del 41bis.

GIANFRANCO PAGLIARULO
Presidente nazionale dell’ANPI

da il manifesto.it

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