Nel Pd c’è un «non comitato», spunta Democratici per il No

Referendum costituzionale. Fra i promotori l’ex portavoce di Bersani. L’ex segretario aspetta la direzione di domani. Malumori al partito: «Non hanno chiesto nessun permesso». E Marino annuncia il suo no-tour

«È in atto da anni un restringimento della base democratica il cui effetto sui cittadini è la diminuzione del diritto di votare i propri rappresentanti» ma con la riforma costituzionale non «si ricostruisce un rapporto positivo tra cittadini e politica». Classici argomenti del fronte del No al referendum; quindi no news? Invece good news: perché a sostenerli stavolta è un gruppo di democratici romani riuniti da Stefano Di Traglia, ex portavoce di Pier Luigi Bersani, dal bersaniano consigliere regionale del Lazio Riccardo Agostini. Il logo è un No tricolore, volutamente somigliante al logo ufficiale del Pd. E infatti l’operazione è tutta interna al partito («Sono sempre di più gli elettori del Pd e del centrosinistra che stanno manifestando l’intenzione di votare No», «pensiamo sia giusto rappresentare e sostenere le loro argomentazioni», dicono i due). E fra le motivazioni del loro No ce n’è una che solo militante democratico, meglio se della prima ora, potrebbe argomentare: «Sostenere che la Costituzione va cambiata perché vista come ostacolo alla capacità di governare» è un «alibi» e chi propone questa riforma insieme a quella elettorale rischia «di farci disperdere i principi e i valori che hanno ispirato la nascita del Pd». Accusa velenosa, quella di voler promuovere la ’mutazione genetica’ del Pd. Il gruppo dei dissenzienti è composto da una cinquantina di iscritti romani che si sono riuniti il 5 ottobre scorso ospiti della storica sezione di Testaccio, quella che ha accanto la Casa della sinistra’ di Sel, corner di militanza ancora verace nella capitali, attivissimo all’epoca della coalizione Italia bene comune.

Lo zampino di Bersani viene smentito, naturalmente. L’ex segretario all’appuntamento non c’era, naturalmente. «Del resto è stata una riunione di militanti e dirigenti romani», spiega Chiara Geloni, già direttrice di Youdem e con Di Traglia altra chiave della comunicazione bersaniana nell’epoca Avanti Renzi. Ma non è per questo che Bersani non era presente. L’ex segretario, insieme ai suoi, aspetta di ascoltare quello il presidente del consiglio alla riunione della direzione di domani. Renzi ha promesso una posizione definitiva sulla fantomatica modifica dell’Italicum. La pattuglia dei parlamentari bersaniani chiede gesti concreti sulla legge elettorale, ma è convinta che non ne arriveranno. E infatti la decisione di votare No al referendum è praticamente presa, con pochissime eccezioni.

Se Bersani ha promesso solennemente che non entrerà in un comitato del No, Di Traglia spiega che i Democratici per il No «non sono un comitato, se si intende un negozio con una scritta, ma un gruppo, forse una rete di militanti che promuoveranno il confronto dentro il Pd». Ma anche fuori, visto che hanno già fissato incontri con il comitato del No dei costituzionalisti, con la Cgil Roma, Arci, Anpi. E con il combattivo comitato dalemiano presieduto dall’avvocato Guido Calvi. C’è chi dice anzi che nella loro iniziativa ci sia anche lo zampino di D’Alema, ormai tornato in ottimi rapporti con lo sfortunato mancato premier. Di Traglia smentisce. È vero però che i due big, quelli che Renzi definisce con consumata malizia «la vecchia guardia» hanno in testa il ’dopo’ referendum. Bersani prova a ristringere i bulloni con gli ex alleati di Sel (oggi Sinistra italiana); D’Alema nega scissioni ma predica la nascita «di uno spazio di militanza in cui ci si possa sentire orgogliosi di essere di sinistra».

Si vedrà. Per il momento la formalizzazione di un comitato, o «non comitato», a casa Pd suscita parecchi malumori nel partito. Va bene il confronto ma «non è permesso né autorizzato costituire comitati in seno al partito» proprio in seno come una serpe, scrive in una nota Elisa Simoni, subcommissaria del primo municipio. E già: perché, fra parentesi, il Pd romano è ancora commissariato e proprio oggi scade il mandato di Matteo Orfini. Che per il 27 settembre aveva promesso la data del congresso. Che invece non si vede all’orizzonte.
Intanto, senza chiedere permesso, sono molti gli iscritti al Pd che annunciano il No al referendum. Militanti ma anche dirigenti, intellettuali. Da Alfredo Reichlin, il teorico frainteso del ’partito della nazione’, a Walter Tocci. Ieri il governatore della Puglia Michele Emiliano ha twittato: «Come ragionare su cosa votare al referendum con l’aiuto del manifesto», seguito dal link all’articolo del costituzionalista Massimo Villone in cui il 5 ottobre sul nostro giornale smontava le «ragioni» del Sì. E poi c’è l’ex iscritto al Pd ed ex sindaco di Roma Ignazio Marino. Entusiasta dell’assoluzione dalle accuse di peculato e truffa, e determinato a prendersi una rivincita su chi lo ha defenestrato dal Campidoglio, annuncia un tour nazionale per sostenere le ragioni del No.

DANIELA PREZIOSI

da il manifesto.info

foto tratta da Pixabay

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Politica e società

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