Le zone d’ombra delle banche e la nuova “notte” della Repubblica

La vicenda riguardante i crediti deteriorati accumulati nel tempo dal sistema bancario italiano e affrontata dal Governo con il criterio della “soluzione politica” e del “nascondere la polvere sotto...

La vicenda riguardante i crediti deteriorati accumulati nel tempo dal sistema bancario italiano e affrontata dal Governo con il criterio della “soluzione politica” e del “nascondere la polvere sotto il tappeto” rappresenta il punto di potenziale maggior rottura del sistema, nel senso del rapporto tra il complesso delle istituzioni e i cittadini.

Un punto di rottura ancor più pericoloso che non quello rappresentato dalle deformazioni costituzionali che saranno sottoposte al voto referendario, il cui esito può determinare il mantenimento o meno della Repubblica Italiana nell’ambito della democrazia parlamentare (è questa, al di là dei tecnicismi, la vera posta in gioco nella consultazione d’autunno).

La storia delle banche, però, è ancora più grave perché è una storia provvista di punti di tale oscurità da rendere incredibile l’intero sistema proprio nel suo insieme di relazioni sociali e politiche.

Un punto deve essere svelato assolutamente davanti all’opinione pubblica: quello dell’elenco dei destinatari dei crediti andati deteriorandosi e la loro destinazione.

Si scoprirebbero così tutti gli inghippi, gli insopportabili favoritismi, le trame politiche più o meno occulte attraverso le quali sono stati dirottati fiumi di denaro sottratti ai risparmiatori: i casi delle famose “4 banche” (Etruria, in testa), delle Banche Venete, di MPS, di CARIGE e quant’altro stanno dentro questo quadro di opacità strutturale, di subalternità del sistema ai soliti “padroni del vapore” che hanno continuato a operare impoverendo sempre di più il Paese e contribuendo a trattar male (sì proprio a trattar male, senza un minimo di coscienza civica) le sue cittadine e i suoi cittadini.

Manca, naturalmente, per arrivare a quest’esito la volontà politica che, invece, la gran parte dei soggetti interessati esprime nella direzione dell’insabbiamento.

Si grida al pericolo del salto nel buio, all’assenza di soluzioni alternativa ai vari Atlante che altro non rappresentano che l’ennesima sottrazione, non solo alla chiarezza, ma alla disponibilità effettiva dei risparmiatori che, alla fine, si troverebbero nella condizione di riacquistare surrettiziamente i debiti contratti da altri sulle loro teste, perdendo cifre enormi.

I governi che si sono succeduti nel corso di questi anni hanno commesso errori fondamentali come quello del bail – in e, adesso, perfino economisti come Zingales avanzano l’ipotesi della nazionalizzazione (ben più quindi dell’intervento pubblico).

Preliminare a tutto, però, è lo squarcio del velo che oscura la destinazione e la consistenza dei debiti, voce per voce, debitore per debitore.

E’ necessaria una grande inchiesta pubblica: difficile da farsi perché non ci si può fidare né della Banca d’Italia (per la quale si dovrebbe cominciare a esplorare la strada della “culpa in vigilando”), né del Parlamento perché troppi partiti hanno avuto interessi diretti nella vicenda, né dell’Anticorruzione, mera appendice subalterna del Governo.

Rimane, com’è accaduto tante volte nella storia d’Italia la Magistratura (c’è il precedente storico della Banca Romana, ad esempio).

La Magistratura che svolgerebbe così ancora una volta un compito di supplenza rispetto all’incapacità della politica di affrontare i problemi veri del Paese.

Alla Magistratura dovrebbe essere affidato un compito d’inchiesta a tutto campo su questa delicatissima situazione con il compito alla fine di indicare le responsabilità e attuare le relative procedure.

Si tratterebbe di una procedura straordinaria per la quale il Parlamento dovrebbe comprendere l’eccezionalità affidando un mandato alla Suprema Corte di Cassazione.

Si comprendono benissimo i rischi di una tale scelte e gli elementi di pericolosità insiti in essa, ma appare necessario rimarcare l’assoluta gravità dello stato di cose in atto.

Alla libera stampa tocca il compito di svolgere un ruolo di promozione e di controllo.

Siamo nuovamente dentro la “notte della Repubblica”: una notte probabilmente ancora più buia e piena d’insidie di quella che attraversammo alla fine degli anni’70 sotto l’incombere del pericolo stragista.

FRANCO ASTENGO

redazionale

6 agosto 2016

foto tratta da Pixabay

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