La vera ricostruzione

Poi tutto tornerà a scorrere come sempre: finita l’estate si riparlerà della nuova stagione non soltanto televisiva ma anche politica; si riparlerà di “autunno caldo”, di lotte sociali, della...

Poi tutto tornerà a scorrere come sempre: finita l’estate si riparlerà della nuova stagione non soltanto televisiva ma anche politica; si riparlerà di “autunno caldo”, di lotte sociali, della scuola, del referendum anticostituzionale di Renzi e della lunga battaglia per il NO che ci attende.
Del terremoto in centro Italia ci dimenticheremo come ci siamo dimenticati di tutti gli altri terremoti, anche quelli ben più gravi in quanto a numero di vittime e distruzione. Davvero il tempo, soprattutto in questi frangenti, è costruttore di oblio, di dimenticanza magari non voluta, ma necessaria per far posto nel nostro quotidiano cumulo di pensieri ad altre priorità che sorgono e cui non si può non prestare attenzione.
Così avviene per la solidarietà: 2 euro via telefono, raccolte di generi di prima necessità, altre sottoscrizioni mediante quotidiani e televisioni e poi la gente di Amatrice e dei paesi limitrofi rimarrà a combattere, oltre che con le macerie e la distruzione visiva presente lì per chissà quanto tempo, con quella solitudine che Mattarella e Renzi assicurano non sarà tale. Lo Stato, hanno ripetuto più volte, non abbandonerà i terremotati, gli sfollati, coloro che in pochi secondi di tremore della terra hanno praticamente perso tutto: affetti, case, cose che sempre il tempo aveva trasformato in protesi delle loro esperienze di vita.
La sepoltura delle vittime, le strazianti lacrime, l’interrogativo di un alto prelato verso dio che si domanda “Cosa fare ora?”. Ricostruire non soltanto le case, ma le vite. E ricostruire le comunità è molto più importante della repentina ricostruzione di una casa.
Quando un piccolo paese viene cancellato dalle carte geografiche, non sono appunto solo le case che crollano, ma sono le vite che si disperdono e un intero territorio rischia di essere un deserto.
Esperti architetti, ingegneri e geologi, dal Politecnico di Torino ad altre prestigiose università, hanno iniziato a studiare le dinamiche sviluppate dal terremoto sulle abitazioni e hanno verificato che molte sono state costruite senza quei criteri, non tanto di legge, quanto di corretta edificazione per lo scarico delle forze fisiche e per le dinamiche tecniche del caso, così da impedirne la tenuta sostanziale con il sisma.
Ora, molte di quelle abitazioni, seppure rimaste “in piedi”, sono a rischio abbattimento per inagibilità. L’inverno si avvicina ed è la minaccia più incombente per la gente del centro Italia. Non ci sono altri pensieri per la mente ora. Non si pensa alla riforma di Renzi contro la Costituzione, ma alla sopravvivenza, a quell’istinto primordiale, ancestrale ed ineludibile che è l’autoconservazione di sé stessi con qualunque mezzo.
La vicinanza promessa dallo Stato sarà verificabile nei prossimi mesi. Forse sarà anche oggetto di propaganda per campagne referendarie ed elettorali. Si fa mercimonio di tutto nella società capitalista, anche del dolore delle persone.
Purtroppo potranno fare molto di più di tante altre realtà quelle del luogo, quelle più vicine alle zone colpite: ma dai soggetti politici e sindacali passando per quelli sociali e culturali, dai comitati spontanei sorti per il sostegno attivo ai terremotati fino agli enti statali, dovrà venire un lavoro quotidiano di vicinanza fattiva con la gente che ha tutto il diritto di ritornare ad un’esistenza quanto il più possibile tranquilla.
Gli aiuti economici sono una parte importante per la ricostruzione materiale. Ma gli aiuti morali sono molto, molto di più e contribuiscono a ridare un senso ad un’esistenza che, per tanti, oggi sembra assurda, incomprensibile e piena di vuoto.

MARCO SFERINI

28 agosto 2016

foto tratta da Pixabay

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