La sindrome dell’assedio dietro la “legittima difesa”

La legittima difesa? Oggi si tratta di metterla in pratica contro la “legittima difesa” medesima, quella più propriamente detta ed intesa come risposta ad una illegittima offesa. Il Senato...

La legittima difesa? Oggi si tratta di metterla in pratica contro la “legittima difesa” medesima, quella più propriamente detta ed intesa come risposta ad una illegittima offesa.

Il Senato della Repubblica approverà certamente questa misura voluta dal ministro Salvini con veemenza e inossidabile risolutezza per sostenere il diritto alla difesa della proprietà privata e per tutelare l’incolumità personale qualora qualcuno penetri nella abitazione nostra.

Ho letto, sentito dire che in fondo “un po’ tutti siamo capaci a sparare”. Mica è così vero. Io, ad esempio, non impugnerei e tanto meno acquisterei mai un’arma. Il motivo è semplice: non voglio sparare nemmeno per gioco, figuriamoci se mi passa per l’anticamera del cervello di difendere casa mia con una pistola o un fucile.

Non abito in una borghesissima villetta padana (pardon… italiana…) circondata da un giardini e piscine, per cui posso anche permettermi di affidare la mia sicurezza alla sicura chiusura di un portone condominiale e alla porta blindata successiva.

Magari posso affidare la mia sicurezza alle finissime percezioni uditive e olfattive del mio cane e di quelli dei miei vicini: non appena qualcuno s’avvicina alle nostre porte è un “telegrafo senza fili” di disneyana memoria che si mette in avvio e che ci segnala che un non abituale frequentatore del palazzo è nei dintorni.

Ci sono poi, per chi abita in campagna o per chi ha negozi di preziosi, gioielli, capannoni industriali da custodire e quanto altro, telecamere e sistemi di allarme che, in teoria, dovrebbero funzionare da deterrenza. Ma non è, ahinoi, sempre così.

Succede che, in barba ad ogni sistema di videosorveglianza e d’allarme, il delinquente arriva, minaccia, deruba e poi volta la schiena e scappa, perché la fuga da guadagnare, insieme al bottino, è la prima strada verso – paradossalmente – una reciproca incolumità: del derubato e del derubante.

Ma accade altresì che il derubato, esasperato dai tanti tentativi di rapina, prenda la pistola che ha sotto il bancone della gioielleria o della cassa del distributore di benzina. E spari.

Magari proprio alla schiena del ladro. Il colpo va a segno e il malvivente si accascia al suolo e muore. Oppure la scena si può trasportare in quel di una villetta con giardino e piscina, qualche cancellata a ricordare che è proprietà privata e qualche vetro infranto o tagliato con perizia geometrica per entrare senza far rumore e razziare tutto il possibile.

Qui il ladro casca male – nel senso letterale del termine – e incappa in un uomo agitato, che suda, che magari non ha mai preso una pistola in mano ma che si fa coraggio, per difendere la sua famiglia, sé stesso e la proprietà. Spara magari provando a mirare alle gambe: non vuole uccidere. Ma è buio e l’alzata della canna della pistola è ingannevole: la pallottola non va a colpire le gambe bensì il petto e il ladro stramazza al suolo e muore.

Se poi scopri che il ladro nemmeno era armato come te, ma aveva una torcia e un coltello in mano, oppure solo strumenti da scasso, allora la vicenda si complica, così come si complica se spari alle spalle di un uomo che fugge: un reo, certo, ma pur sempre un uomo e pur sempre di spalle.

Mai sparare alle spalle di qualcuno: lo dice persino la legge del Far West, lo si vede in tutti i film americani (e pure in quelli di Sergio Leone). Sparare alle spalle non è sfida, non è legittima difesa, ma è omicidio proprio per l’impossibilità dell’altro di rappresentare una “offesa” per chi in quel momento sta sparando.

Dal 2008 ad oggi, quindi in ben undici anni di rilevamento dei dati della criminalità e dei reati commessi contro i privati (abitazioni, negozi, lesioni personali per rapina con o senza mano armata) abbiamo in Italia registrato un caldo di mezzo milione di delitti.

Non c’è dunque un allarme criminalità ma viene ad esistere e si “percepisce” come esponenzialmente crescente grazie ad una martellante propaganda mediatica alimentata da insane proposte come quella sulla legge per la “Legittima difesa” che fanno del nostro Paese un immenso campo di battaglia quotidiano tra chi fa a gara ad essere più energico e muscolare nel difendere anche l’incolumità ma a mettere avanti all’esistenza della persona, anche quella di un delinquente, la logica della “proprietà privata” da tutelare facendo inginocchiare il ladro e sparandogli a bruciapelo; oppure uscendo dalla gioielleria e mirando al petto mentre il ladro corre e non vede ciò che gli accade dietro; oppure quando un ladro, al buio, entra nella tua villa per derubarti e in mano ha solo una torcia e dall’altra un sacco con quattro arnesi da scasso.

Il pericolo è che la logica illogica che passa è il primato della “legittima difesa” anche quando questa legittima non è e, infatti, risulta sproporzionata perché risponde a sentimenti ancestrali che fuoriescono e si nutrono di una legittima paura del momento, provata per il pericolo che hanno corso cose e persone, soprattutto le persone più care, e quindi, assistiti da una legge che glielo permette, sparano e diventano inconsapevolmente (a volte) assassini.

Una vera legittima difesa di proprietà immobiliari, negozi, persone care, di sé stessi non la si può affidare alla legittimazione della vendetta creata sul momento o sul principio che l’unica reazione possibile è quella armata.

Può esistere anche una reazione non “pacifica” ma di buon senso, volta ad impedire che ad un furto si aggiunga un omicidio.

Invece, per i sovranisti, ciò che importa è la dimostrazione della forza, della intransigente ferma volontà di diventare tutti dei pistoleri al soldo della paura e della furia rabbiosa del momento, dell’esasperazione. Su questo puntano: sulla strumentalizzazione dei peggiori istinti che sono tremendamente naturali e che chiunque di noi, anche chi vi scrive, proverebbe se fosse “attaccato”.

Se non è oggi, sarà domani, ma la costante di questi tempi è creare una sindorme dell’assedio per avere tanti nemici esterni e non vedere quelli interni: ladri, rom, sinti, migranti, tutte minacce per gli “italiani” che vengono “prima” di qualunque altro essere umano.

Sentitevi pure assediati anche se non c’è nessun assediante. Almeno quando ucciderete per sbaglio o per sfortuna un ladruncolo che è entrato in casa vostra, potrete dire: “Beh, ma la legge è dalla mia parte”. La legge sì, la coscienza… no.

MARCO SFERINI

28 marzo 2019

foto tratta da Pixabay

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