La Rifondazione Comunista che c’era, c’è e ci sarà

“Le circostanze fanno gli uomini non quanto meno di quanto gli uomini facciano le circostanze”. E’ Marx che, ancora una volta, ci parla e ci dice che proprio la...

“Le circostanze fanno gli uomini non quanto meno di quanto gli uomini facciano le circostanze”. E’ Marx che, ancora una volta, ci parla e ci dice che proprio la nostra coscienza rivoluzionaria è determinata dall’ambito di vita, da come viviamo, da come percepiamo il nostro stato sociale, la nostra condizione di esistenza.
Così la coscienza critica emerge e si sviluppa e determina, in tempi diversi da luogo a luogo, quel fenomeno, quel movimento che per più di un secolo e mezzo ha spaventato il mondo capitalistico, la borghesia di quasi ogni paese: il comunismo.
Noi nel comunismo non crediamo, perché noi siamo il comunismo: noi siamo parte di quel “movimento reale” che vuole abolire “lo stato di cose presente.
Durante una delle grandi manifestazioni nazionali di Rifondazione Comunista a Roma, nel 1996, tra canti, slogan e trombe che intonavano “l’Internazionale” o “Bandiera rossa”, girava un coro di pochi compagni, tutti bardati di tuniche rosse (il video di quella manifestazione di oltre 300.000 persone… altro che i 50.000 del PD di oggi… ma, “o tempora o mores”…), e declamava passi delle poesie e delle opere pasoliniane.
Uno di questi diceva: “Chi non parla è dimenticato!“. Ecco perché, trascinandoci anche un po’ stancamente in mezzo a ridde di polemiche, a travasi di bile ed odi di partito per cui “dio è morto” secondo Guccini (e tutti i torti non li aveva quando lo cantava con l’immancabile fiasco di vino accanto alla sedia), vogliamo continuare a parlare, a scrivere a riunirci per dire che la necessità del processo politico e sociale della “rifondazione comunista” è più attuale che mai e ha bisogno di una ricollocazione dimensionale nell’oggi, calandolo nelle esigenze di un quotidiano che diventa sempre più difficile da vivere in quanto ad agibilità, a movimento, ad “agitazione” nel senso gramsciano del termine.
La manifestazione “Rifondazione: ieri, oggi e domani“, promossa dall’appello degli oltre 200 dirigenti nazionali e locali del PRC va in questa direzione: non soltanto proteggere il nostro Partito, Rifondazione Comunista, da tentativi di liquidazione semi-nascosti da entrance in altri contenitori dal profilo settario, isolazionistico e anche molto poco democratico, ma ha soprattutto la vocazione di espansione di una passione ritrovata e rinnovata che veda nella rifondazione del movimento comunista l’unica possibilità di ridare fiato – radicalmente – ad una sinistra di alternativa ampia.
In cosa consiste l’ampiezza? Nella predisposizione alla non esclusione del dialogo con chiunque voglia farne parte, tralasciando le vicende del passato recente o meno che sia e rimettendo all’ordine del giorno la necessità di un mantenimento in vita di una parte politica critica “senza se e senza ma” tanto verso il capitalismo quanto verso tutto ciò che di sovrastrutturale deriva: a cominciare dalle politiche di un governo che è un vero pericolo per la democrazia repubblicana, per i valori costituzionali e, dunque, per l’assetto complessivo del Paese.
Per noi Rifondazione Comunista va rilanciata ma per davvero, non a parole: va rimessa al centro dello studio, dell’azione e della comprensione politica di ogni compagna e di ogni compagno che deve poter tornare a sentire la “diversità comunista” come magnete attrattivo verso la voglia di cambiare questa società e capovolgerla.
Tutto ciò non è possibile farlo pensando al nostro Partito diviso davanti all’opzione di due statuti o ad un progetto politico che può, legittimamente, non essere condiviso.
Va fatta una discussione franca, aperta, lineare e per questo all’assemblea di Firenze sono stati invitati tutti i membri della Segreteria nazionale di Rifondazione Comunista, perché non si tratta di una manifestazione di una “corrente”, di una parte del PRC rispetto ad un’altra parte. Si tratta di noi tutte e tutti e se qualcuno prende l’iniziativa di proporre una riflessione in merito ad un passaggio così dirimente come quello che riguarda la sopravvivenza di una forza politica tra le più vecchie (eppure così giovane!) presenti in Italia oggi, è bene coinvolgere tutta la comunità di Rifondazione Comunista, senza lasciare nessuna e nessuno indietro.
Ciò che conta, per l’appunto è prima di tutto la vita del PRC: una vita che deve essere nuovamente ispirata alla funzione di incisività politica tipica dei comunisti. Per questo dobbiamo tornare a valorizzare il binomio “autonomia e unità”, senza presupporre che il dialogo sia un passo avanti verso vecchie ricette aggregative del passato, fallimentari per la maggior parte dei casi, oppure che la confluenza in un unico soggetto possa risolvere la problematica della costruzione del tanto celebre e celeberrimo “Quarto polo”.
Esiste la necessità di rifondare Rifondazione Comunista, di portare con noi nuove generazioni di giovani comuniste e comunisti, di ritrovare una interpretazione della società attraverso un marxismo che si rinnova proprio nella sua costante attualità, poiché il capitalismo muta, assume le forme liberiste dell’oggi, ma rimane sempre un sistema di sfruttamento che si estende su tutto il pianeta e che utilizza tutte le cose e gli esseri viventi in forma di merce per potersi espandere e dominare.
Senza Rifondazione Comunista, con un soggetto politico privo dell’impostazione “di partito”, privo della cultura sociale e della necessità della rappresentanza della medesima all’interno delle istituzioni repubblicane, votandoci solamente a pratiche mutualistiche, finiremmo per diventare una succursale di ambienti caritatevoli, fondati sulla religione civile più che corretta della giustizia sociale ma privi di una connotazione di classe, di un ruolo di avanguardia che non deve riportarci al dibattito Lenin versus Rosa Luxemburg, perché siamo tutti (o quasi) persuasi che Rifondazione o anela a diventare un partito di massa o non ha scopo, ma al percepire la nostra azione quotidiana di militanti e di dirigenti come essenziale per la vita del Partito.
Il Partito non è qualcosa di astratto cui si contribuisce dal nostro esterno. Il Partito della Rifondazione Comunista, in questo caso, siamo ancora una volta tutte e tutti noi. Ieri lo siamo stati, oggi lo siamo, domani lo vogliamo continuare ad essere.
Buona assemblea a Firenze! E per chi non potrà essere fisicamente presente, c’è la diretta streaming qui su la Sinistra quotidiana o sulla pagina Facebook dedicata all’evento. Eccovi i collegamenti:

MARCO SFERINI

5 ottobre 2018

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