La lotta dei riders affonda Deliveroo alla borsa di Londra

Il caso. Il valore delle azioni della multinazionale delle consegne a domicilio tramite l'algoritmo è crollato del 26 per cento nel giorno del debutto alla borsa di Londra. I grandi investitori hanno stigmatizzato lo sfruttamento dei ciclo-fattorini. Settanta parlamentari inglesi di tutti i partiti hanno denunciato il fatto che le politiche dell'azienda «mettono a rischio» migliaia di persone e ignorare i diritti dei lavoratori contrasta con «gli sforzi per rallentare la diffusione del Covid»

I rider contro Deliveroo, uno dei giganti delle consegne a domicilio in bici o in moto, hanno trovato un nuovo strumento di lotta: sanzionare in borsa l’azienda. Ieri, in coincidenza con l’approdo dell’azienda alla borsa di Londra, uno dei sindacati più rappresentativi dei ciclofattorini inglesi l’Independent Workers’ Union of Great Britain (Iwgb) insieme a ShareAction e The Private Equity Stakeholder Project hanno presentato un dossier che avverte gli investitori sui rischi finanziari e reputazionali derivanti dall’investimento in un’azienda che sfrutta i lavoratori e non intende riconoscergli lo status di dipendenti come richiesto dalla Corte suprema britannica e parzialmente concesso da Uber ai suoi autisti.

L’offerta pubblica iniziale (IPO) con quale ieri Deliveroo si è presentata ai listini, in vista della vera e propria quotazione del 7 aprile, nel giorno in cui Iwgb ha organizzato uno sciopero nazionale dei rider, è stata una catastrofe: il titolo è arrivato a perdere fino al 30% nel corso della giornata e ha chiuso con un crollo del 26,3% a 2,87 sterline. Un simile esito è stato il risultato di una serie di eventi scatenati nell’ultima settimana.

Prima sono arrivate le rivelazioni del Bureau of Investigative Journalism che ha confermato le denunce dei rider che hanno dimostrare di guadagnare meno del salario minimo previsto in Inghilterra. Alcuni arrivano a percepire solo due sterline all’ora. La spallata più devastante è arrivata da parte di alcune tra le più grandi società di investimento del Regno Unito, tra cui Aviva, Bmo Global, Ccla, Aberdeen Standard, Hargreaves Lansdown, Rathbones e Legal & General hanno sostenuto che non investiranno in Deliveroo.

Lo sfruttamento e l’assetto verticistico di Deliveroo sono state le ragioni della caporetto di ieri. Aviva Investors e Aberdeen Standard Investments, hanno spiegato la decisione come una risposta al trattamento riservato da Deliveroo ai suoi rider. L&G ha citato il cambiamento del clima attorno alle piattaforme del «food delivery» messe all’angolo da incalzanti decisioni delle magistrature di molti paesi che chiedono la revisione dello status di una parte dei lavoratori della gig economy da falsi autonomi a dipendenti delle piattaforme.

A pesare sulle valutazioni che hanno affondato il titolo è stata anche la caratteristica dell’offerta in borsa di Deliveroo che mantiene il controllo del fondatore Will Shu, per tre anni, sebbene costui abbia solo una quota del 6,3% della società. A tutto questo va aggiunto la corte pressione di oltre 70 parlamentari di tutti i partiti che hanno denunciato il fatto che le politiche di Deliveroo «mettono a rischio» migliaia di persone e ignorare i diritti dei lavoratori contrasta con «gli sforzi per rallentare la diffusione del Covid». «Investire in Deliveroo significa associarsi al modello di business sfruttatore – afferma Alex Marshall, presidente dell’Iwgb e ex rider – Significa sostenere un’azienda condannata in tutto il parlamento per aver messo in pericolo la salute pubblica durante la pandemia e per aver applaudito e poi rottamato i lavoratori essenziali».«Non posso fare affidamento su Deliveroo per il mio reddito – ha detto il rider londinese Joseph Durbridge – Ho lavorato durante tutta la pandemia ed è difficile sbarcare il lunario.

Deliveroo sta assumendo più persone e fa scendere all’infinito il nostro reddito. Non si preoccupa della sicurezza finanziaria o dei diritti di base dei suoi rider e pretende spudoratamente che la forza lavoro sia in gran parte occasionale. Non lasceremo che ci prendano in giro». «Dato che i suoi concorrenti come Just Eat si allontanano dal finto lavoro autonomo, Deliveroo affronta un sostanziale rischio reputazionale nel non rispondere alle preoccupazioni dei rider».

In Italia Deliveroo fa parte di Assodelivery e, al momento, mantiene la decisione di non assumere come dipendenti i rider come ha fatto la sua concorrente Just Eat che ha riconosciuto il contratto della logistica, esito della lotta quinquennale dei ciclo-fattorini autorganizzati con i sindacati

ROBERTO CICCARELLI

da il manifesto.it

foto: screenshot

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