Intervista sul potere

Che cos’è il potere? La domanda rischia di essere tanto diretta quanto indirettamente speciosa. Lo sono un po’ tutte le nascoste affermazioni di principio che si celano dietro a...
Ambrogio Lorenzetti, "Allegoria del buono e del cattivo governo" (1338-1339), Siena

Che cos’è il potere? La domanda rischia di essere tanto diretta quanto indirettamente speciosa. Lo sono un po’ tutte le nascoste affermazioni di principio che si celano dietro a quesiti così semplici che reclamano, giustamente, altrettante risposte, dello steso tono, della medesima natura. Per questo, forse, è meglio chiedersi a cosa abbia corrisposto il potere nel corso dei millenni di storia dell’umanità e a cosa, tutt’oggi, continui a corrispondere.

Perché, se cerchiamo la definizione di “potere“, facilmente si può confrontare una pressoché uguale attribuzione a questo termine, da parte di tutti i più grandi dizionari della lingua italiana, della facoltà di esercitare una volontà: singola o collettiva che sia, di persona o di un qualche organismo preposto a dirigere una data situazione, a determinare le sorti di un popolo e, quindi, a sovrastarne – seppure in senso figurato – le esisstenze imponendo la propria determinazione con leggi, decreti, sanzioni di ogni tipo.

Dato per assodato che il concetto di “potere” è quasi una idea innata, platonicamente parlando, che ci pervade fin da quando siamo ragazzini, si voglia perché se ne sente sempre parlare, oppure perché si sperimenta il potere stesso di avere qualcosa, di sentire propri i giocattoli, i libriccini, i giornali, i videogiochi, eccetera, via via che si cresce è necessario porsi altri quesiti: fin dove può arrivare il potere, come lo si conquista, come lo si mantiene, come lo si può perdere.

Sono i dilemmi di chi ha tentato, tra fondazioni di Stati, imperi, regni e repubbliche, di mantenere il controllo di apparati spesso enormi, di grandi complesse macchine burocratiche che, sovente, sono servite più ad autoalimentarsi in un crogiuolo di interessi personali che hanno sostituito il ruolo primigenio degli autogoverni prima e dei veri e propri governi poi.

Il potere è, per il Don Chisciotte di Francesco Guccini, «l’immondizia della storia degli umani», quella torsione immorale e incivile che deturpa ogni nobile intento, ogni attitudine più pura e in buona fede nell’accedere agli strumenti di un autogoverno che, pur provando a rimanere tale nella più alta espressione democratica, l’unica fino ad oggi conosciuta come qualcosa che gli avvicini pur con tutti i dovuti distinguo oggettivi, da caso a caso, termina inevitabilmente col deviare da sé stesso.

C’è, dunque, un “potere buono“? Un potere che possa essere separato dalle contorsioni quasi primitive di un interesse esclusivamente egoistico e personale e tradursi in una severa disposizione al perseguimento del bene comune, dell’interesse sociale? Nemmeno il saggio “Intervista sul potere” di Luciano Canfora, sotto la forma dialogica di un acutissimo scambio di opinioni con Antonio Carioti (“Corriere della Sera – La lettura“), riesce a dirimere questo interrogativo che si perde davvero nella notte dei tempi.

Ci si inerpica nel confronto tra i grandi imperi dell’antichità, facendo omaggio a quel classicismo che il latinista e grecista di lungo corso conoscono al pari dello storico e filologo, per provare a capire, tra tutte le pieghe create dalle vicende umane, come il potere si sia fatto largo, come abbia modificato i rapporti personali e come sia stato, a sua volta, influenzato da altri poteri. Perché il potere per antonomasia è quello di chi comanda, è quello politico, di chi guida uno Stato e ne è a capo: sia esso un presidente, un re, un imperatore o anche un comitato, un collegio, un soviet.

Ma il potere è anche, e soprattutto, economico e questo – come ci ha insegnato Karl Marx nel suo lunghissimo lavoro di ricerca scientifica sulla disamina del sistema di produzione capitalistico – è la “struttura” su cui si formano e vengono influenzate le “sovrastrutture“, quindi tutte quelle dipendenze di natura politica, culturale, sociale, religiosa che vanno caratterizzando una determinata epoca storica e, ovviamente, il presente in cui viviamo.

Luciano Canfora ci permette di attraversare i millenni di storia europea ed asiatica: tra le guerre elleniche e quelle con il Grande Re di Persia, osservando il potere nelle città-stato dove la democrazia si confonde sovente con l’oligarchia e dove, comunque, ognuno è custode geloso delle tradizioni legislative che ha prodotto e che è riuscito a conservare nonostante le tante minacce che provenivano da Oriente, come racconta minuziosamente Erodoto, oppure da Occidente, come ci narrano gli scrittori dell’ultimo periodo di indipendenza prima della conquista romana.

Ma il viaggio attraverso i tanti mondi del potere e le sue tante interpretazioni, avviene con un velocissimo e continuo viaggio nel tempo: dall’antichità al presente, dal medioevo all’età moderna, mediante una serie di collegamenti storici, politici e antropologici che stupiscono per quanto sono lineari e conseguenti l’uno nei confronti dell’altro. L'”Intervista sul potere” che presentiamo qui è veramente un grande esercizio di comprensione a tutto tondo di fatti e realtà che si possono così riconoscere nella logicità e cronologicità in cui sono inseriti.

E’ inevitabile che tutto questo si produca in un dialogo che riguarda un tema sovratemporale, sovradimensionale, impossibile da ridurre ad un determinato periodo o, se vogliamo allargare le maglie della quarta dimensione, entro anche un’era prestabilita. Il potere si manifesta in tutta la sua connaturazione con l’esclusività e la specificità umana.

Anche gli animali non umani, a loro modo, costruiscono delle società dove una sorta di piramide del potere esiste. Ma, forse, sarebbe meglio definirla come una struttura di casta, come un elemento non determinato soltanto da una sete (tutta umana) di potere, quanto dalle più strutturali esigenze “economiche“: per farla molto breve, nella ricerca della sopravvivenza attraverso l’affidamento ad un capobranco che sa, meglio di altri, come garantire l’esistenza di chi gli sta intorno.

Per gli umani il discorso è molto diverso: noi abbiamo fatto del potere qualcosa di impalpabile e, al tempo stesso, di necessario per concepire il tipo di società che abbiamo e stiamo portando avanti nel farla regredire sul piano dell’ecosostenibilità e, quindi, alla fine, della procrastinabilità della nostra stessa vita.

Il potere per il potere diventa un esclusivismo tutto interno alla specie umana che si divide socialmente nel momento in cui nasce quello che Ernst Mandel descrisse molto bene nelle sue opere come il “sovraprodotto sociale“: un surplus che permise ai primi coltivatori di essere proprietari, in quanto accumulatori di ricchezza e quindi proprietari della terra che un tempo era indistintamente comune.

Canfora e Carioti ci mostrano e dimostrano che tutte le sfaccettature del potere sono replicabili nell’avvicendarsi dei secoli: la storia si ripete perché non può non ripetersi.

Non si tratta di un meccanicismo aprioristico, di un determinismo di chissà quale natura: semplicemente le relazioni che noi umani stabiliamo reciprocamente differiscono per modalità, a seconda se esista il baratto o la moneta, la banconota o la carta di credito, ma la lotta di classe trapassa tutte le epoche, per arrivare fino a noi e dimostrarci che le diseguaglianze sono la costante su cui si fonda il potere economico di chi detiene la proprietà privata dei mezzi di produzione e dell’alta finanza.

Parlare di potere, chiamando a far parte di questa conversazione Giulio Cesare, Socrate, Platone, Augusto, Ciro e Dario, Alessandro Magno, i leader democristiani del novecento, i comunisti e i socialisti, la Chiesa cattolica e l’Unione Sovietica, Giustiniano e Dionigi di Siracusa, per citare solo alcuni dei protagonisti del lungo, fantastico viaggio nella storia del dominio di un uomo su altri, di uno Stato su altri, di un popolo su altri popoli, è quanto di meglio si possa sperare di vivere nel e del racconto storico.

Soprattutto per chi è da sempre affascinato dallo studio del cammino (dis)umano. Questo libro è una vera e propria macchina del tempo e, per ogni fermata, non delude mai nel dare una spiegazione esaustiva di ciò che ci si attende, domanda dopo domanda.

Lasciatevi trasportare nella quarta dimensione, viaggiando avanti e indietro per provare a saperne un po’ di più sul potere e su tutti i guai che ci ha procurato e che continua a procurarci…

INTERVISTA SUL POTERE
LUCIANO CANFORA (a cura di Antonio Carioti)
EDITORI LATERZA
€ 12,00

MARCO SFERINI

19 ottobre 2022

foto: particolare del dipinto di Ambrogio Lorenzetti “Allegoria del buono e del cattivo governo” (1338-1339), Siena, Palazzo Pubblico

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