Non basta un avviso di garanzia a fare di un eletto del Movimento 5 Stelle un corrotto da mettere alla porta. E in alcuni casi, non è sufficiente neppure una condanna. Forse le nuove regole proposte da Grillo ai suoi non fotografano esattamente una svolta garantista, visto che la posizione più pragmatica e i distinguo sulla natura del reato commesso vengono compensati dalla formalizzazione del potere discrezionale di Beppe Grillo sugli iscritti al M5S.
DI CERTO, PERÒ, il «Codice di comportamento del Movimento 5 Stelle in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie» che è comparso ieri sul blog segna qualche altro passo del sentiero che, almeno nelle intenzioni dei suoi estensori, conduce verso il governo. Per arrivare a vincere elezioni, però, bisogna prima disinnescare la bomba ad orologeria delle indagini che incombe su Virginia Raggi, e sulle discusse nomine in Campidoglio: la sindaca di Roma rischia di essere iscritta nel registro degli indagati per abuso d’ufficio. E c’è bisogno di fare chiarezza e sciogliere nodi che rappresentano elementi di incertezza per la norma attività amministrativa di grillini in giro per il paese. Ecco perché il testo, che verrà ratificato online dagli iscritti con la solita formula del prendere o lasciare, era atteso da tempo. Almeno da quando un altro sindaco, Federico Pizzarotti da Parma, era stato sospeso dal M5S per aver ricevuto un avviso di garanzia e aveva chiesto di sapere quale norma giustificasse quel provvedimento. Prima di lui era stato il turno della sindaca di Quarto, Rosa Capuozzo, espulsa dal M5S perché accusata di non aver denunciato le minacce e le pressioni subite dalla sua amministrazione.
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GIULIANO SANTORO
foto tratta da Pixabay