Per i poliziotti condannati per la scuola Diaz via al reintegro

La metà dei poliziotti condannati per l’irruzione alla scuola Diaz, potrà a breve chiedere il reintegro nella Polizia di stato. L’altra metà è semplicemente già in pensione. La legge...

La metà dei poliziotti condannati per l’irruzione alla scuola Diaz, potrà a breve chiedere il reintegro nella Polizia di stato. L’altra metà è semplicemente già in pensione. La legge italiana lo permette; si tratta di un evento che non stupisce, benché confermi l’impunità di cui hanno goduto nel tempo gli elementi delle forze dell’ordine responsabili dei nefasti eventi del G8 di Genova.

L’interdizione dai pubblici uffici scattata con le pene inflitte cinque anni fa ad alcuni poliziotti condannati dopo i fatti della scuola Diaz, a breve, scadrà. La notizia è stata anticipata dal quotidiano genovese Il Secolo XIX e da Repubblica. la metà dei condannati potrà dunque essere reintegrata; tra i potenziali riammessi nella polizia figurano l’ex capo dello Sco Gilberto Caldarozzi, l’ex dirigente della Digos genovese Spartaco Mortola e il funzionario di polizia Pietro Troiani mentre Massimo Nucera, il poliziotto che raccontò di aver ricevuto una coltellata nella scuola Diaz, era già stato reintegrato. I tempi brevi del reintegro dipendono anche dalla pena subita dai poliziotti, condannati per il reato di falso, relativo alla firma sotto al verbale in cui si dichiarava che all’interno della scuola erano state ritrovate alcune molotov. Le indagini e il processo avrebbero poi dimostrato che quelle molotov (poi sparite dai reperti della questura di Genova) erano state introdotte proprio da poliziotti per giustificare la propria azione.

A sedici imputati sono state inflitte pene tra i 2 e i 14 anni, la gran parte per 3 anni e 8 mesi. Vennero colpiti anche alcuni tra i massimi dirigenti di allora finiti per un certo tempo ai domiciliari, come Francesco Gratteri e Giovanni Luperi. Dei 16 condannati la metà ha potuto andare in pensione, mentre per gli altri è concreta la possibilità di rientrare in servizio.

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SIMONE PIERANNI

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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