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Est Europa

Kiev celebra il fascista Bandera e il teorico nazi

In Ucraina, paese associato alla Ue, prosegue l’opera di recupero dei peggiori protagonisti della storia europea. Ieri alla Rada è stata approvata una risoluzione-appello (primi firmatari Yaroslav e Bogdan Dubnevich del Blocco Petro Poroshenko) al presidente della repubblica perché sia riassegnato il titolo di «Eroe dell’Ucraina» a Stepan Bandera, il collaborazionista fascista fondatore del tristemente noto Esercito Nazionale Ucraino durante la seconda guerra mondiale.

Il titolo gli era stato tolto nel 2010 durante l’amministrazione di Viktor Janukovich, anche se statue e busti di Bandera sono sorti come funghi in tutte le città dell’Ucraina occidentale anche negli ultimi anni. Ma fa ancora più scalpore la decisione del sindaco di Kiev, l’ex pugile Vitaly Klicko, di far apporre una targa commemorativa in onore del traduttore in ucraino del Mein Kampf di Hitler e principale teorico fascismo ucraino, Dmitry Denzov.

La targa a Denzov, posta nel pieno centro della capitale sulla facciata dell’agenzia di stampa di Stato Ukrinform, ricorda il propagandista dell’antisemitismo più radicale, del razzismo biologico che durante la guerra visse a Berlino e nella Praga occupata, del collaboratore attivo delle autorità naziste, fuggito poi in Canada alla fine del conflitto.

Per onorarlo le autorità cittadine hanno in mente altre iniziative. Come quella già in fase di attuazione, nel quadro della «decomunistizzazione del paese», di dare il suo nome a una via della capitale, oggi dedicata a Ivan Kudri, eroe comunista della resistenza ucraina.

Tali iniziative hanno prodotto una forte indignazione della comunità ebraica internazionale. Il più importante portale di notizie ebraiche Vainet ha denunciato la riabilitazione di Dontsov in Ucraina ricordando le sue tesi sull’«ebraismo internazionale come potere della decomposizione e castrazione dell’anima popolare».

Il rabbino della Transcarpazia Wilhelm Menachem-Mendel ha aggiunto che «l’antisemitismo in Ucraina è antico e tradizionale» e non legato agli attuali conflitti in Medio Oriente.

YURII COLOMBO

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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