Fragole e sangue. Lotta e Rivoluzione

La rivolta degli studenti americani nel film "sessantottino" premiato a Cannes
Fragole e sangue

Gli studenti universitari americani sono stati i primi al mondo ad organizzarsi. Già nel 1960, infatti, all’Università del Michigan di Ann Abor alcuni studenti fondarono la Students for a Democratic Society (SDS), collettivo di ispirazione socialista che due anni dopo elesse un portavoce, Alan Haber nipote di un rivoluzionario russo, e tracciò, sotto la guida del sindacalista Walter Reuther, le prime rivendicazioni conosciute come “Port Huron Statement”. Una dichiarazione che riguardava, prevalentemente, gli studenti bianchi di ceto medio-alto. Ma quel movimento, progressivamente, si radicalizzò prima con Mario Savio e Berkeley, in cui nacquero tutti i “68” del mondo, poi con Mark Rudd e la Columbia University.

1. Herbert Deane, colui che pruninciò la “dichiarazione delle fragole”

Per provare a bloccare le crescenti proteste il 24 aprile del 1967 il preside della Columbia Herbert Deane tenne a sottolineare: “Un’università non è certo un’istituzione democratica […] Quando da queste parti si cominceranno a prendere decisioni democratiche, vorrà dire che io me ne sono andato”. Per poi chiudere ogni possibilità di dialogo con gli studenti: “Sapere se gli studenti approvano o disapprovano una decisione per me conta tanto quanto sapere che gli piacciono le fragole”.

Il professor Deane non comprendeva la poesia delle fragole capace di ispirare, tra gli altri, Ingrid Bergman, John Lennon, Vasco Rossi, ma probabilmente sapeva che le sue parole, passate alla storia come “The Strawberry Statement”, non avrebbero fermato gli studenti.

Il 4 aprile, il giorno dell’assassinio di Martin Luther King, il Presidente e Rettore dell’Università Grayson Kirk, che era succeduto al professor Dwight D. Eisenhower divenuto Presidente USA, organizzò una cerimonia commemorativa al campus. Mark Rudd della SDS, chiamato Mark “il rosso” non certo per il colore dei capelli, interruppe l’iniziativa e denunciò la retorica di Kirk che omaggiava King, ma pagava le donne di servizio afroamericane meno di quello che avrebbero preso col sussidio di disoccupazione, ostacolava la sindacalizzazione del personale delle cucine, stava costruendo una palestra per soli neri ai margini di Harlem e stava impegnando l’università nella ricerca bellica funzionale alla guerra imperialista in Vietnam a cui Martin Luther King si opponeva. Pochi giorni dopo iniziò l’occupazione della Columbia University. Tra gli studenti anche il diciannovenne James Simon Kunen che raccontò quelle incredibili pagine di lotta nel libro “The Strawberry Statement. Notes of a College Revolutionary” da cui venne tratto l’omonimo film, noto in Italia col titolo Fragole e sangue.

2. Mark Rudd

Quella storia interessò molto il mondo del cinema. Dopo il successo di Easy Rider, infatti, le cosiddette “majors” americane avevano cinicamente scoperto il business della contestazione giovanile. La Metro-Goldwyn-Mayer, in particolare, la casa dei grandi classici da Via col vento a Cantando sotto la pioggia, da Il mago di Oz a Il dottor Živago, sebbene avesse già sperimentato molto con 2001 di Stanley Kubrick, era alla ricerca di registi capaci di cogliere quella contestazione, quello spirito. Scritturò così Robert Altman, che aveva da poco finito M*A*S*H, per Brewster McCloud (Anche gli uccelli uccidono, 1970) storia suggestiva sull”‘impossibilità di essere normale” in una società che ha abolito la capacità di stupirsi e di coltivare i propri sogni e Michelangelo Antonioni per Zabriskie Point (1970), secondo film in inglese del regista italiano, che parte proprio dalla contestazione studentesca per poi finire nel “mondo di Antonioni”.

Il terzo progetto era, invece, quello tratto dal racconto di James Simon Kunen, un libro che racconta, quasi fosse un diario, quei giorni descrivendo, con intelligenza e ironia, il modo di pensare dei ragazzi della Columbia e le divisioni nel movimento stesso. Per la sceneggiatura venne contattato Israel Horovitz (Wakefield, Massachusetts, 31 marzo 1939 – New York, 9 novembre 2020) drammaturgo legato a Beckett, straordinario protagonista dell’Off-Off-Broadway dove l’alternativa era di casa. Capace da quei palchi improvvisati di lanciare Al Pacino, Diane Keaton e John Cazale. Per The Strawberry Statement scrisse dieci bozze in due anni per poi concentrarsi, alla fine, solo sulla parte relativa all’occupazione, un terzo del libro.

3. James Simon Kunen durante l’occupazione della Columbia University

Per la regia, dopo il rifiuto di François Truffaut, venne scelto Stuart Hagmann (Sturgeon Bay, 2 settembre 1942) attivo prevalentemente, per non dire esclusivamente, nel mondo della pubblicità. Nel cast attori e attrici semi debuttanti, con qualche apparizione nel piccolo schermo: Bruce Allen Davison (Filadelfia, 28 giugno 1946), Kim Darby, pseudonimo di Deborah Zerby (Los Angeles, 8 luglio 1947), Danny Goldman (New York, 30 ottobre 1939 – Los Angeles, 12 aprile 2020) e Bud Cort, all’anagrafe Walter Edward Cox (New Rochelle, 29 marzo 1948) l’unico ad avere già qualche film all’attivo incluso il già citato Brewster McCloud.

Rispetto al diario testimonianza di Kunen, che era castano e non biondo come Davison, cambiò anche l’ambientazione: da New York a Stockton e San Francisco. La Columbia, infatti, per paura di vedere il suo nome compromesso negò ogni autorizzazione e fece tutte le pressioni possibili in merito. Hagmann si “vendicò” scrivendo in apertura del film “I produttori di questo film ringraziano la collaborazione della gente di San Francisco […] Altre città si sono rifiutate di collaborare, forse ritenendo che le fragole siano irrilevanti”. Il 15 giugno 1970 The Strawberry Statement uscì nelle sale.

Simon (Bruce Davison), uno studente universitario dedito al canottaggio, si avvicina alle proteste studentesche per amicizia verso il compagno di stanza Charlie (Danny Goldman), e, soprattutto, per conoscere le ragazze che frequentano l’ateneo. Ma viene coinvolto nella causa e, anche grazie all’affascinante Linda (Kim Darby), diventa uno dei protagonisti dell’occupazione dell’università. La simpatia tra i due sfocia in amore (pur sempre nella generazione del sesso libero con citazione esplicita de Il laureato), ma dopo pochi giorni di rivolta, cui partecipa anche l’amico di canottaggio Elliot (Bud Cort), arriva la repressione della Guardia nazionale. Gli studenti l’attendono seduti in cerchio ritmando “Give Peace a Chance” di John Lennon. L’intervento è brutale. Simon si getta tra la polizia per salvare Linda e Elliot.

4. Fragole e sangue (1970)

Pur non restituendo appieno l’affresco generazionale del libro e la voglia di cambiare il mondo (“Sul tetto sventolano le nostre bandiere rosse”), Fragole e sangue rimane una delle pellicole più importanti sul movimento studentesco, anche grazie alla “regia frenetica” di Hagmann che usa movimenti circolari, zoom, montaggio veloce per rendere lo spettatore parte dell’azione. All’epoca, tuttavia, il film ricevette più di una critica, da destra, per i temi raccontati, da sinistra (come all’epoca Brian De Palma) per aver mostrato in maniera edulcorata ciò che era stato vissuto e visto pochi mesi prima. In Italia, incomprensibilmente, vietato ai minori di 18 anni.

Sullo stesso tema da ricordare anche il documentario collettivo Columbia Revolt (1968) in cui si vedono i veri volti e i veri luoghi dell’occupazione.

Grande la colonna sonora, come spesso per i film di quegli anni da Easy Rider a Zabriskie Point, che si apre e si chiude con “The Circle Game” nella versione di Buffy Sainte-Marie e contiene, tra gli altri, brani di Neil Young e David Crosby.

5. Columbia Revolt (1968)

Indimenticabile la scena finale con la repressione della polizia ai danni degli studenti inginocchiati che attendono i manganelli cantando “Give Peace a Chance” di John Lennon. Inno del movimento pacifista. Pelle d’oca, ma la canzone uscì solo nel 1969, un anno dopo l’occupazione della Columbia. Gli studenti cantarono, invece, come raccontato da Kunen “We Shall Not Be Moved” canzone gospel inno degli schiavi afroamericani che negli anni della contestazione grazie all’interpretazione di Mavis Staples era divenuto anche un inno delle rivolte studentesche e delle mobilitazioni per i diritti sociali e civili.

Fragole e sangue si aggiudicò in un clima politico favorevole il Premio della Giuria al Festival di Cannes nel 1970, nell’anno in cui la Palma d’Oro la vinse M*A*S*H e il Grand Prix Speciale della Giuria Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto.

Dopo quel film generazionale Hagmann diresse solo altri due film, peraltro modesti, Believe in Me Jackie (Jackie, la ragazza del Greenwich Village, 1971) con Jacqueline Bisset e Tarantulas: The Deadly Cargo (Tarantulas: il volo della morte, 1977) horror in due parti, per poi tornare al piccolo schermo (è tra i registi della serie TV Mission: Impossible). Per il protagonista Bruce Davison da segnalare Short Cuts (America Oggi, 1993) di Robert Altman e i primi due film della serie X-Men.

6. l’indimenticabile scena finale

Ma il vero Simon? Kunen, classe 1948, dopo gli anni della rivolta, si laureato ed è divenuto giornalista e avvocato. Scriveva nel suo libro più conosciuto, edito in Italia solo nel 2016: “Non mi piacciono il Texas, quelli che vanno allo zoo per fare gli alternativi, il Ministero della Difesa, il nome ‘Ministero della Difesa’, la mosca che mi sta ronzando intorno mentre scrivo, i dazi protettivi, le nevicatine che si riducono subito in poltiglia, le giornate corte d’inverno, le partite che vanno ai supplementari oltre il dodicesimo inning, il termine ‘consumatori’, i martelli pneumatici proprio sotto la finestra e i soldatini. E il razzismo, la povertà e la guerra. Contro questi ultimi tre sto cercando di fare qualcosa”.

Oggi più che mai dovremmo fare qualcosa. Come sognavano i ragazzi della Columbia.

MARCO RAVERA

redazionale


Bibliografia
“Fragole e sangue. Diario di uno studente rivoluzionario” di James Simon Kunen – BigSur
“Storia del cinema” di Gianni Rondolino – UTET
“Il Mereghetti. Dizionario dei film 2021” di Paolo Mereghetti – Baldini & Castoldi

Immagini tratte da: immagine in evidenza, foto 4, 6 Screenshot del film Fragole e sangue; foto 1 da www.gf.org; foto 3 dalla pagina Facebook di James Simon Kunen; foto 5 Screenshot del film Columbia Revolt.
Le immagini sono di proprietà dei legittimi proprietari e sono riportate in questo articolo solo a titolo illustrativo.

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