Dodici film insieme (quattordici se si considerano i film a episodi), dagli anni Cinquanta agli anni Novanta, per raccontare il Paese e divenire la coppia d’oro del cinema italiano. La più amata. La più premiata. Sophia Loren e Marcello Mastroianni sono stati anche questo. Il tutto iniziò con Cuori sul mare (1950) diretto da Giorgio Bianchi quando l’attrice era ancora Sofia Scicolone e l’attore non era ancora il protagonista. Poi vennero i film di Alessandro Blasetti che crearono la coppia: Peccato che sia una canaglia (1954) e La fortuna di essere donna (1956), in mezzo La bella mugnaia (1955) di Mario Camerini. Quindi la leggendaria collaborazione con Vittorio De Sica che portò a Ieri, oggi, domani (1963), la cui scena iconica dello spogliarello venne rifatta trent’anni dopo dagli stessi protagonisti in Prêt-à-Porter (1994) diretto da Robert Altman, Matrimonio all’italiana (1964) e I girasoli (1970). E ancora La moglie del prete (1971) di Dino Risi e La pupa del gangster (1975) di Giorgio Capitani. Per arrivare a Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici (1978) per la regia di Lina Wertmüller e al già citato Prêt-à-Porter.

1. la celebre scena di Ieri, oggi, domani
Pellicole che, seppur con modi e stili diversi, aiutarono a disegnare nell’immaginario collettivo i due grandissimi interpreti: Sophia Loren la diva formosa per eccellenza, Marcello Mastroianni il “latin lover” sciupa femmine per antonomasia (immagine che il grande attore rifiutò). Ma c’è un film che superò questi stereotipi raggiungendo una vetta mai toccata insieme dai due protagonisti. Quel film era ed è Una giornata particolare di Ettore Scola.
Dopo il successo di C’eravamo tanto amati (1974) e le critiche per Brutti, sporchi e cattivi (1976), Scola, uno dei massimi autori della cosiddetta “commedia all’italiana” stava pensando alla realizzazione di un film su due solitudini che si incontrano. Due solitudini rappresentate da una casalinga e da un omosessuale. L’idea iniziale era quella di farli incontrare casualmente in una Roma deserta per il derby, ma poi, in una crisi creativa, Scola chiese aiuto al suo storico collaboratore e sceneggiatore Ruggero Maccari (Roma, 28 giugno 1919 – Roma, 7 maggio 1989).
LA PERSECUZIONE DEGLI OMOSESSUALI DURANTE IL FASCISMO
Maccari si era da poco documentato sulla persecuzione degli omosessuali nell’Italia fascista, scoprendo una realtà sconvolgente. Il regime di Benito Mussolini mise in atto una dura repressione, adottando misure discriminatorie contro chiunque fosse considerato “deviato” rispetto all’ideale fascista. L’omosessualità era vista come una minaccia all’ordine morale e sociale, inconciliabile con i pilastri della retorica fascista: virilità, famiglia e procreazione.

2. i volti dei confinati nell'”Isola degli arrusi” nella mostra installata nel 2024 a Savona
La repressione passava attraverso accuse generiche di “immoralità”, “pederastia”, “scandalo pubblico”. Tutto liquidato come un “vizietto” decadente delle élite borghesi che minacciavano appunto la “forza morale e fisica della razza italiana”. Bastava una vaga segnalazione, magari di un vicino di casa, per essere oggetto di sorveglianza speciale, di umiliazioni pubbliche. Per venire schedati o mandati al confino. A Ventotene (tanto cara alla Presidente del Consiglio), a Ustica, in Sardegna o nell’isola di San Domino, nell’arcipelago delle Tremiti, che divenne l’isola degli “arrusi”, uno dei tanti termini volgari e dispregiativi per indicare gli omosessuali (un’attenta e documentata ricostruzione della triste vicenda è in “La città e l’isola. Omosessuali al confino nell’Italia fascista” di Gianfranco Goretti e Tommaso Giartosio. Sullo stesso tema anche la mostra “L’isola degli arrusi” curata dalla fotografa Laura Rigolli).
Maccari, coadiuvato dal futuro autore e volto televisivo Maurizio Costanzo, propose quindi a Scola di ambientare la sua “storia di solitudini” nell’Italia fascista. Benché inizialmente non convinto, il regista accettò, abbandonò l’idea del derby e scelse un giorno ben più simbolico, il 6 maggio del 1938, il giorno della visita di Adolf Hitler a Roma. Una sceneggiatura che si intrecciava con i ricordi del regista. Era Una giornata particolare.

3. Mussolini e Hitler a Roma
Nel cast, oltre a Loren e Mastroianni, anche John Vernon, interprete di polizieschi e western (Ucciderò Willie Kid, Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!, Il texano dagli occhi di ghiaccio), Vittorio Guerrieri, poi voce italiana di Ben Stiller, e una giovanissima Alessandra Mussolini, nipote del Duce e di Sophia Loren, all’epoca mossa da velleità artistiche e oggi finita nella Lega.
Le riprese del film si svolsero a Roma, dal 13 dicembre 1976 al 18 febbraio 1977, in uno dei palazzi di viale XXI Aprile, noti come Palazzi Federici: il più grande complesso di edilizia popolare realizzato in Italia negli anni Trenta. Per introdurre l’ambientazione, Ettore Scola volle aprire il film con un lunghissimo piano sequenza, uno dei più complessi mai realizzati nella storia del cinema italiano, che descrive l’edificio in tutta la sua imponente struttura.
Al materiale girato dal regista si aggiunsero filmati d’epoca che documentavano la visita di Hitler a Mussolini: l’Istituto Luce mobilitò ben 120 operatori per riprendere ogni momento del viaggio. Questi filmati furono montati da Raimondo Crociani. La ricostruzione storica di quegli anni passò anche attraverso scelte formali accurate: dai caratteri usati per i titoli di testa, alla scenografia, dalle musiche – che spaziano dall’inno nazista Horst-Wessel-Lied alle composizioni originali di Armando Trovajoli – fino alla voce della radio che scandisce la visita ufficiale. Le scenografie e i costumi furono curati rispettivamente da Luciano Ricceri e Enrico Sabbatini, mentre il direttore della fotografia Pasqualino De Santis scelse di virare l’intero film in tonalità seppia, per evocare l’atmosfera del tempo. Una giornata particolare uscì nelle sale il 12 agosto del 1977.
IL FILM

4. Una giornata particolare (1977) di Ettore Scola
Roma, 6 maggio 1938. La città è in fermento per la visita ufficiale di Adolf Hitler a Benito Mussolini. Antonietta (Sophia Loren), una casalinga semplice e dimessa, cresciuta nel culto del Duce, rimane sola nel caseggiato popolare dove vive. Suo marito Emanuele (John Vernon), fervente fascista e impiegato ministeriale, è partito con i loro sei figli – Maria Luisa (Alessandra Mussolini), Umberto (Vittorio Guerrieri), Romana (Patrizia Basso), Arnaldo (Tiziano De Persio), Fabio (Maurizio Di Paolantonio) e Littorio (Antonio Garibaldi) – per assistere alla grande parata in onore del Führer.
Durante la mattinata, mentre la radio trasmette la cronaca enfatica dell’evento, Antonietta si accorge che il suo merlo indiano è fuggito dalla gabbia. Nel tentativo di recuperarlo, bussa alla porta del suo vicino di casa, Gabriele (Marcello Mastroianni, una figura per molti ispirata al radiocronista Nunzio Filogamo celebre per il suo “Miei cari amici vicini e lontani buonasera, buonasera ovunque voi siate”), un ex annunciatore radiofonico dell’EIAR. L’uomo, in attesa che la polizia venga a prelevarlo per condurlo al confino, sta preparando le valigie. È stato infatti licenziato e perseguitato a causa della sua omosessualità e delle sue idee non allineate al regime.
Nonostante l’iniziale diffidenza e i pregiudizi, tra i due nasce un’intesa fatta di pudore, tenerezza e compassione. Lui le regala una copia de “I tre moschettieri”, lei, nonostante gli ammonimenti della portinaia dello stabile (Françoise Berd), zelante sostenitrice del fascismo, che la mette in guardia definendo Gabriele un “cattivo soggetto”, lo invita a bere un caffè in casa.
Nel silenzio ovattato di una Roma deserta e con la retorica della radio a fare da sottofondo costante, Antonietta e Gabriele si avvicinano, condividendo le rispettive solitudini. Sulla terrazza del palazzo i due giocano, si abbracciano, ma quando lui le confessa la propria omosessualità, Antonietta, dopo un iniziale turbamento, riesce a superare le barriere culturali e ideologiche in cui è cresciuta. I due consumano un atto d’amore che, pur nella sua eccezionalità, rappresenta per entrambi una profonda esperienza di umanità e liberazione.
La giornata volge al termine. La famiglia di Antonietta fa ritorno dalla parata, mentre Gabriele viene prelevato dalla polizia. Antonietta lo osserva impotente dalla finestra, stringendo tra le mani il libro che lui le aveva donato: simbolo di un incontro breve ma capace di cambiare, nel profondo, il suo sguardo sul mondo e su se stessa.

5. la celebre scena sul terrazzo
Scola abbandonò gli schemi della tradizionale “commedia all’italiana” per realizzare un dramma psicologico, crepuscolare e sottile. Una giornata particolare è la magnifica storia dell’incontro tra due solitudini, narrata con eleganza, delicatezza e originalità. Il film affronta temi complessi – la condizione della donna durante il Fascismo, ridotta al ruolo di “angelo del focolare” completamente sottomesso all’uomo, e la marginalizzazione degli omosessuali – con una sensibilità rara per l’epoca. In un periodo in cui il cinema tendeva a ignorare o ridicolizzare l’omosessualità, Scola fu tra i pochi ad affrontare l’argomento con serietà, come aveva già fatto nel 1971 con Permette? Rocco Papaleo, anch’esso interpretato da Marcello Mastroianni.
In un’annata cinematografica dominata, anche in Italia, dal fenomeno Star Wars, Una giornata particolare riuscì comunque a rientrare tra i trenta film più visti dell’anno. Al successo di pubblico seguirono importanti riconoscimenti da parte della critica, con una lunga serie di premi e candidature. Nel 1977 il film fu selezionato in concorso per la Palma d’Oro al Festival di Cannes. L’anno successivo, con il titolo internazionale A Special Day, vinse il Golden Globe e ottenne due nomination agli Oscar: come Miglior film straniero e per la Miglior interpretazione maschile a Marcello Mastroianni. Il film conquistò inoltre due David di Donatello (per la Miglior regia e per la Migliore attrice protagonista), tre Nastri d’argento (attrice, sceneggiatura e colonna sonora) e tre Globi d’oro (film, attore e attrice).

6. Una giornata particolare vista da Davide Sacco
I riconoscimenti per Una giornata particolare – prodotto da Carlo Ponti, grande uomo di cinema e marito di Sophia Loren – non si fermarono tuttavia agli anni Settanta. Nel 2008, in occasione delle Giornate degli Autori alla Mostra del Cinema di Venezia, critici e storici del cinema lo inserirono nella lista dei 100 film italiani da salvare, ovvero le “100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978”. Non solo. Nel 2014, il restauro del film curato dalla Cineteca Nazionale è stato premiato con il Leone per il miglior classico restaurato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (la versione restaurata è distribuita in Italia da CG Entertainment). Infine, dal 2022, il programma televisivo trasmesso su La7 e curato dal giornalista Aldo Cazzullo richiama esplicitamente, già nel titolo, l’opera di Ettore Scola.
Ma al di là degli omaggi Una giornata particolare, da molti considerato il capolavoro di Ettore Scola, ha avuto la capacità di mostrare al Paese un altro modo di trattare le donne e un altro modo di concepire l’omosessualità, un messaggio che resta ancora attuale. Come disse lo stesso regista: “Non tutte le forme di fascismo sono finite. Perché oltre al fascismo c’è la mentalità fascista, che dura e perdura in molti. E forse in ognuno di noi c’è, ogni giorno, un minuto di fascismo”.
redazionale
Bibliografia
“Ettore Scola” di Roberto Ellero – Castoro
“Enciclopedia Rizzoli Larousse”
“Italia. Ventesimo secolo”
“Dizionario del cinema italiano” di Fernaldo Di Giammatteo – Riuniti
“Storia del cinema” di Gianni Rondolino – UTET
“Il Mereghetti. Dizionario dei film 2023” di Paolo Mereghetti – Baldini & Castoldi
L’immagine di copertina è realizzata per La sinistra quotidiana da Davide Sacco
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