Una nuova flotilla: l’equipaggio, oltre a qualche giornalista, è composto da decine e decine di medici ed infermieri
La Freedom Flotilla Coalition è quasi arrivata a Gaza, si trova in acque internazionali a meno di 200 miglia dalla costa e viaggia in direzione sud, verso l’Egitto, ma la sua meta è la Striscia. «Il viaggio è andato bene, escluso il temporale. Qualche drone è passato sopra alle nostre teste, ma non ha creato per ora nessun problema» racconta al manifesto Vincenzo Furlone, il portavoce della delegazione italiana della Flotilla. Insieme a decine di medici ed infermieri, è a bordo della Conscience, una delle imbarcazioni più grandi della flotta: sono a poche miglia dalla zona critica, in acque internazionali, dove qualche giorno fa la Global Sumud Flotilla è stata intercettata e bloccata dai militari di Israele.
Negli scorsi giorni hanno rallentato per il maltempo e per potersi unire con le Thousand Madleens, otto barche più piccole, a vela e a motore. Hanno poi continuato insieme in direzione Gaza, temporeggiando nell’ultima giornata per non rischiare di arrivare proprio nella giornata del 7 ottobre. I capitani della nave dicono che la marina israeliana «potrebbe intercettare le imbarcazioni già questa notte» (quella appena trascorsa per chi legge, ndr) ma continuano la navigazione. Nulla infatti, neanche l’intercettazione della precedente Flotilla, ha modificato i piani di partenza di questa missione umanitaria.
La Conscience e la Thousand Madleens portano 18 tonnellate di beni di prima necessità, di cui una tonnellata solo di farmaci. L’equipaggio, oltre a qualche giornalista, è composto da decine e decine di medici ed infermieri. «Siamo stati chiamati da Gaza. Ci chiedono aiuto, la loro sofferenza è un’emorragia che va fermata – insiste Vincenzo Furlone – Questi sanitari sono l’ultimo alito di vita per quella gente». L’obiettivo è intervenire per tamponare proprio uno dei crimini peggiori di Netanyahu, l’omicidio di centinaia di medici e infermieri, eliminando così anche la speranza di poter salvare le vite delle centinaia di migliaia di palestinesi feriti nei bombardamenti.
«Questa situazione ci sta facendo ricordare Mavi Marmara – dice il portavoce italiano a bordo, facendo riferimento alla missione della Freedom Flottilla del 2010 finita con l’uccisione di dieci attivisti turchi da parte delle forze israeliane – ma non abbiamo paura per noi stessi. La nostra unica preoccupazione è di non riuscire a portare gli aiuti a Gaza. Siamo una nave di medici ed infermieri. Questa è l’ultima coscienza dell’umanità. Come si può pensare di arrestare dei medici che sono stati chiamati in soccorso da Gaza? Se Israele ferma questa barca, ferma l’umanità intera».
BEATRICE SOFIA D’URSO
foto: screenshot ed elaborazione propria







