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Politica e società

Suicidio assistito. Anche la Sardegna approva la legge

Dopo la Toscana, anche la Regione sarda applica le indicazioni della Consulta

Anche la Regione Sardegna, dopo la Toscana, ha una legge sul fine vita. Il consiglio regionale ha votato la norma predisposta dalla maggioranza di campo largo. È un testo scritto sulla base della proposta dall’associazione Luca Coscioni, presentata in tutta Italia con il titolo di Liberi subito. Trentadue sono stati i voti favorevoli, 19 quelli contrari, più un’astensione, dopo un dibattito che ha fatto emergere le divisioni tra gli schieramenti e anche, in qualche caso, all’interno degli stessi. La norma punta ad applicare procedure sui tempi per l’assistenza sanitaria al suicidio medicalmente assistito per effetto della sentenza della Consulta del 2019 che ha depenalizzato l’aiuto al suicidio in casi ben determinati.

Il testo prevede che il paziente venga preso in carico da una commissione multidisciplinare permanente che entro venti giorni dovrà verificare la presenza dei requisiti stabiliti dalla Corte attraverso una valutazione clinica e il parere del Comitato etico. Una volta completata la verifica, la Regione dovrà garantire, entro sette giorni, il supporto tecnico e farmacologico necessario. L’intero percorso dovrà essere concluso entro un massimo di trenta giorni dalla richiesta. Inoltre, è garantita la gratuità delle prestazioni sanitarie collegate, senza costi aggiuntivi per il richiedente e senza nuovi oneri per il bilancio regionale.

«Siamo grati alle consigliere e ai consiglieri della Regione Sardegna – commentano Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente segretaria nazionale e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni – per avere fatto proprie le indicazioni della nostra proposta di legge “Liberi subito”, che definisce tempi e procedure per l’aiuto medico alla morte volontaria». «La Sardegna – specificano Gallo e Cappato – è così la seconda Regione, dopo la Toscana, a dotarsi di questa legge di civiltà, volta a impedire il ripetersi di casi di persone che hanno dovuto attendere una risposta per mesi, o addirittura per anni, in una condizione di sofferenza insopportabile e irreversibile».

Nei due schieramenti ci sono state anche voci contrarie alle rispettive linee di partito: in maggioranza ha votato contro Lorenzo Cozzolino (membro del gruppo Orizzonte Comune che sostiene la giunta Todde), mentre si è astenuto il vice presidente del Consiglio regionale Giuseppe Frau (Uniti con Todde). Nel centrodestra è stato Gianni Chessa (Forza Italia) a votare a favore. «È una legge di civiltà e di responsabilità istituzionale», commenta la presidente della commissione Sanità Carla Fundoni (Pd), tra le promotrici del progetto approvato in Consiglio.

«Una legge – aggiunge Fundoni – che mette al centro la libertà e la dignità della persona, sostenuta e accompagnata senza imposizioni, nel rispetto della sua volontà. Con questo voto, ribadiamo che la politica deve affrontare anche i temi più delicati con coraggio, assumendosi la responsabilità di garantire diritti e di non lasciare nessuno solo di fronte alla sofferenza». «Una legge – dice la senatrice M5S Sabrina Licheri – che restituisce dignità al dolore grazie alla possibilità di scelta».

Nel fronte contrario è il partito di Giorgia Meloni a distinguersi. «Il campo largo ha varato una legge manifesto nella speranza di blandire una fetta dell’elettorato – commenta il capogruppo di FdI Paolo Truzzu –. Un provvedimento inutile, che esula dalle competenze del Consiglio e quindi rischia di essere cassato dalla Corte costituzionale. Una legge applicabile in pochi casi e che finirà per creare solo illusioni tra i cittadini».

COSTANTINO COSSU

da il manifesto.it

Foto di Anna Shvets

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