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Finanza e capitali

Rischio recessione negli Usa e bolla “tech”, mercati nervosi

In attesa che Trump annunci nuovi dazi (quelli su acciaio e alluminio, che certo colpiranno l’industria siderurgica europea, entrano in vigore domani), cresce il nervosismo sui mercati finanziari per i rischi di recessione e inflazione negli Usa proprio a causa delle scelte protezionistiche della Casa Bianca (ieri tonfo di Wall Street, con Nasdaq a -4%, borse di tutto il mondo in rosso)

Nei giorni scorsi, d’altra parte, lo stesso tycoon, in un’intervista a Fox News, non aveva negato la possibilità di una contrazione dell’economia, giustificandola però come una sorta di male necessario ai fini della ripresa della capacità produttiva del paese e della riduzione dei disavanzi commerciali. «C’è un periodo di transizione, perché quello che stiamo facendo è molto grande», sono state le sue parole.

Intanto, sono gli economisti, ora, a parlare apertamente di «rischio recessione», basandosi su indicatori come il sentiment dei consumatori, l’aumento dei licenziamenti e le incertezze sui mercati finanziari. La Federal Reserve Bank di Atlanta, partendo dalle previsioni del primo trimestre del 2025, paventa addirittura un crollo dell’economia del 2,8% quest’anno. Si tratterebbe del peggior risultato dal secondo trimestre del 2020, al culmine della pandemia da Covid-19. Più in generale, il National Bureau of Economic Research riferisce invece di un «declino dell’attività economica che si diffonde in tutta l’economia da qualche mese a questa parte».

Segnali. Come quelli che vengono dal mercato azionario, che ha fatto registrare nell’ultima settimana la performance peggiore da sei mesi a questa parte, con Tesla e Nvidia primi per ribassi. Proprio il marchio di Musk, Tesla, ha bruciato tutti i guadagni realizzati dal dopo voto in poi, circa 800 miliardi di dollari (-48%, ieri un altro -3,7%), con conseguente riduzione di 100 miliardi del patrimonio personale del suo fondatore, che comunque rimane ancora l’uomo più ricco del mondo. Stanno pesando i cali delle vendite in Europa e in Cina, rispettivamente del 45% e del 50%, a febbraio. Ma non è tutto. Gli analisti di Bank of America hanno lanciato nei giorni scorsi un pesante allarme: la bolla speculativa legata ai titoli tecnologici ha raggiunto livelli mai visati prima, col rischio che un suo scoppio possa far crollare il principale indice azionario statunitense, l’S&P 500, addirittura del 40%.

Nel mondo reale, invece, quello delle persone che vivono del proprio lavoro (quando c’è), ciò che balza agli occhi è il leggero, ma indicativo, aumento della disoccupazione, il cui tasso si è portato il mese scorso al 4,1% (era al 4% il mese precedente). Pesa, in questo caso, anche il massiccio piano di licenziamenti che il capo del Dipartimento per l’Efficienza Amministrativa sta portando avanti, mandando a casa migliaia di dipendenti pubblici. Più disoccupati, meno domanda, crescita azzoppata: il rischio che la situazione si avviti su stessa è alto, con conseguenze imprevedibili per l’economia globale.

LUIGI PANDOLFI

da il manifesto.it

Foto di Pixabay

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