Per gli appassionati di calcio, e non solo di calcio, la figura di Jules Rimet è legata alla coppa del mondo da lui ideata nel 1930 e a lui dedicata fino all’edizione del 1970, quella della partita più bella del secolo Italia-Germania 4-3. Ma Jules Rimet il 21 febbraio del 1897 fondò, col fratello Modest e alcuni amici, la polisportiva Red Star Football Club, tra le prime squadre francesi, che promuoveva l’inclusione con l’apertura a tutte le classi sociali senza discriminazioni. Tra i tanti atleti che hanno indossato quella maglia spicca il nome di Helenio Herrera che anni dopo allenando l’ Inter diventerà semplicemente “il Mago”. Ma i tifosi della Red Star ancora oggi sono legati ad un altro calciatore a cui hanno anche dedicato la tribuna popolare. Il suo nome era Rino Della Negra, ma era conosciuto col nome di battaglia Robin. Già, perché Rino era un partigiano. Alla sua vita e al suo sacrificio è dedicato il docufilm Rino Della Negra realizzato da Daniele Ceccarini e Mario Molinari.

1. Daniele Ceccarini e Mario Molinari
Rino Della Negra nacque a Vimy, nel nord della Francia, il 18 agosto 1923 da immigrati italiani provenienti dal Friuli. Il padre Rizieri era, infatti, uno dei tanti muratori chiamati oltralpe per ricostruire intere regioni devastate dalla Prima guerra mondiale. Al suo fianco la moglie Anna Nannini. Nel 1926 la famiglia, arricchita dalla nascita del fratello Silvano, si trasferì ad Argenteuil, poco sopra Parigi, nel quartiere “Mazzagrande” che vantava una grande comunità di italiani. Una comunità di socialisti, anarchici, comunisti anche avevano “conosciuto” il Fascismo. Una comunità vivamente antifascista.
In quel contesto politico e culturale si formò Rino Della Negra che nel 1937 iniziò a lavorare come operaio nelle officine Chausson di Asnières, vivendo, come il padre, dure condizioni di lavoro. Ancora più dure per immigrati e figli di immigrati come era divenuto lui dopo la naturalizzazione avvenuta nel 1938. A questo si aggiungeva un clima sempre più pesante portato dall’occupazione nazista. Il 16 febbraio 1943 venne imposto per legge il Service du Travail Obligatoireil (STO), il servizio di lavoro obbligatorio per tutti i giovani tra i 20 e i 22 anni che potevano quindi essere mandati con la forza in Germania per contribuire all’industria bellica del Reich.

2. Rino Della Negra
Rino Della Negra, che venti anni li stava per compiere, scelse, come molti giovani della sua età, di disertare diventando un “réfractaire”. Entrò così in clandestinità, sotto il nome di Jean Claude Chatel, unendosi alla Resistenza, partecipando alla lotta armata nel gruppo Manouchian fazione dei Francs-Tireurs et Partisans de la Main-d’Œuvre Immigrée (FTP-MOI), l’organizzazione di resistenti comunisti, composta prevalentemente da immigrati, guidata dal partigiano di origini armene Missak Manouchian. Rino, che entrò nel terzo distaccamento composto da italiani, assunse così il nome di battaglia Robin.
E poi c’era il calcio. Rino Della Negra iniziò la sua carriera nella JS Argenteuil, per poi giocare nelle squadre delle fabbriche e in diversi club legati alla Fédération Sportive et Gymnique du Travail (FSGT), un’organizzazione sportiva operaia e antifascista. La stampa sportiva dell’epoca ne elogiava le doti, culminate con l’ingaggio al Red Star nel 1943. Come ala destra, noto per la sua velocità, disputò otto partite, sfidando i rischi della clandestinità. Di giorno in campo col suo vero nome, nello stadio della squadra, oggi dedicato al medico comunista ebreo Jean-Claude Bauer, la sera col gruppo Manouchian. Solo due persone conoscevano la sua vera identità: Ines Sacchetti, sua compagna nella Resistenza, e Tonino Simonazzi, amico da sempre, veterano delle Brigate Internazionali nella Guerra Civile Spagnola.

3. la Red Star
Tra il giugno del 1942 e il novembre del 1943 il gruppo Manouchian compì oltre duecento azioni contro gli occupanti nazisti. Rino Della Negra spesso partecipò in prima persona. Il 7 giugno 1943 fu tra gli assalitori della sezione parigina del Partito Nazionale Fascista, il 23 dello stesso mese portò un attacco alla caserma Guynemer a Rueil-Malmaison. L’azione più eclatante del gruppo, questa volta senza Rino, fu quella avvenuta il 28 settembre 1943, quando quattro membri del gruppo Manouchian, giustiziarono in rue Pétrarque, nell’elegante 16º arrondissement di Parigi, il generale delle SS Julius Ritter, amico personale di Adolf Hitler, responsabile del STO.
Il 23 novembre l’ultima azione. Il gruppo Manouchian attaccò un portavalori tedesco, l’azione fallì, Rino venne ferito dalla polizia francese e arrestato. Registrato come “Dallat” venne curato e poi torturato. Quindi consegnato alle SS. Che ovviamente fecero la stessa cosa. Vani i tentativi di liberarlo.

4. l'”Affiche Rouge”
La propaganda nazista diffuse, inoltre, per tutte le vie di Parigi, l'”Affiche Rouge”, un manifesto che bollava i resistenti come criminali, terroristi, assassini. Come “l’armata del crimine”, sottolineandone l’origine straniera e pubblicandone i volti. Quello di Rino non c’era perché era torturato di ospedale in ospedale.
Dei 68 membri del gruppo Manouchian arrestati, solo 24 affrontarono la corte marziale tedesca, gli altri furono direttamente deportati in Germania. Il processo, durato poche ore, si tenne nel febbraio 1944: Rino fu condannato a morte e fucilato il 21 febbraio nella fortezza di Mont Valérien insieme a ventitré compagni, quattro dei quali italiani.
Prima dell’esecuzione scrisse ai genitori e al fratello minore Silvano. La famiglia scoprì solo così il suo ruolo nella Resistenza. Le lettere di Rino sono piene di speranze per la lotta, di amore per amici e familiari e di affetto per la Red Star.

5. l’anteprima di Rino a Parigi
A queste vicende sono ispirati i film L’Affiche rouge (1976) diretto da Frank Cassenti con l’attore Bruno La Brasca nei panni di Rino Della Negra, L’Armée du crime (2009) di Robert Guédiguian e, ovviamente, Rino Della Negra (2024), di Ceccarini e Molinari (dopo sei film insieme – da citare almeno Tonino, dedicata a Tonino Guerra, stanno già lavorando ad un “settimo”), che ripercorre con documenti fino ad ora inediti e numerose interviste la storia del calciatore partigiano. Tra gli intervistati: Dimitri Manessis, autore del libro “Rino Della Negra footballeur et partisan”, lo storico Antonio Canovi, Gabrielle Simonazzi, sorella dall’amico fraterno Tonino, Ines Sacchetti sua compagna nella Resistenza, Fernando Martini, figlio di Martino uno dei partigiani del gruppo Manouchian, i tifosi Vincent Mézence, Miryam, Guillaume Fleury, i parenti e nipoti Chantal Della Negra, Patrice Della Negra e Yolande Della Negra e il deputato de La France insoumise Eric Coquerel.

6. Rino Della Negra visto da Davide Sacco
Un film, scritto dai registi con Bianca Roveda e narrato da Roberto Pedicini (voce italiana di Jim Carrey, Kevin Spacey e Javier Bardem), mentre l’attore Jacopo Marchisio interpreta le lettere di Rino, che fa conoscere una figura meno nota della Resistenza con espliciti riferimenti all’oggi (“C’erano coloro che dicevano: I fascisti che sarà mai…”). Rino Della Negra, dopo un’anteprima lo scorso febbraio a Parigi, verrà proiettato per la prima volta al cinema in Italia al NuovoFilmStudio di Savona il prossimo 22 Aprile alle 18, per poi essere a Roma (24 aprile), a Rieti (26 aprile), a Monza (26 aprile, nel cinema teatro Santa Maria) e a La Spezia (29 aprile, nel cinema Il Nuovo).
Una figura per anni dimenticata e che oggi grazie al film può essere riscoperta. Grazie al film, che contiene anche un inedito di Marco Rovelli, e ai tifosi della Red Star (vincitrice di 5 Coppe di Francia) che continuano a vedere in Rino Della Negra il simbolo della “periferia rossa” parigina, della solidarietà operaia, dell’antifascismo e dell’internazionalismo. Ora e sempre Resistenza.
redazionale
L’immagine di copertina è realizzata per La sinistra quotidiana da Davide Sacco
Le immagini sono di proprietà dei legittimi proprietari e sono riportate in questo articolo solo a titolo illustrativo.