Nel momento di maggiore affanno dopo la strage dei migranti a Cutro, mentre cresce il dissenso e l’indignazione contro il suo governo, Giorgia Meloni ha fatto sapere ieri di avere accettato l’invito a partecipare al XIX congresso della Cgil «Il lavoro crea il futuro» a Rimini venerdì 17 marzo.

La prima presidente del consiglio di estrema destra andrà per la prima volta a parlare nell’assise del più grande sindacato italiano di sinistra che conta oggi 5 milioni 195 mila e 710 iscritti. Non accadeva da 27 anni, era il 1996. L’ultimo presidente del Consiglio ad avere accettato un invito della Cgil è stato Romano Prodi che allora guidava una maggioranza di «centro-sinistra», la stessa che iniziava ad impostare le riforme neoliberali che in seguito, in collaborazione con i neoliberali del cosiddetto «centro-destra», hanno devastato il mondo del lavoro, della scuola e dell’università, senza dimenticare la sanità e la previdenza.

Meloni arriverà sul palco della Cgil dopo avere annunciato il taglio e il rebranding del «reddito di cittadinanza» (attualmente nel caos), avere rifiutato l’ipotesi del salario minimo sul quale Pd e Cinque Stelle non hanno trovato un accordo nella scorsa legislatura, impostato la «secessione dei ricchi» detta anche «autonomia differenziata» e una nuova riforma fiscale iniqua.

«Da quel poco che ho capito, la nostra proposta va nella direzione opposta rispetto a quella che sta discutendo il governo – ha detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini nel corso della presentazione del congresso ieri alla stampa estera – però prima di esprimere un giudizio su una proposta, voglio conoscerla. Non siamo pregiudiziali. Ma non ci è stato presentato nulla, circolano solo bozze e io non discuto di bozze». Per Landini ci dovrebbe essere un confronto. «Ad oggi non sta avvenendo» ha detto.

Sulla presenza a Rimini di Meloni, a metà della quattro giorni di un congresso che inizia il prossimo 15 marzo, Landini ha detto di apprezzare la disponibilità della presidente del Consiglio, una scelta che per lui è «un segno di rispetto e riconoscimento del ruolo di una organizzazione che rappresenta milioni di persone».

Landini ha rivendicato un idea di autonomia dai partiti e ha detto di non aver «mai avuto pregiudiziali verso alcun governo» e di volersi come sempre misurare sui fatti, Fatti che hanno spinto la Cgil a esprimere giudizi negativi su tutte le principali decisioni del governo più a destra della storia della Repubblica. Per esempio il regionalismo in salsa leghista. «Siamo contrari all’idea di autonomia differenziata che sta venendo fuori – ha detto Landini – il paese è già troppo diviso, non dobbiamo acuire e alimentare queste differenze».

Che si trasformi o meno in una fossa dei leoni, la presenza di Meloni al Congresso Cgil farà discutere. Già in rete ieri le polemiche sull’opportunità della sua presenza non sono mancate. «Il punto sono le politiche del lavoro che questo governo non sta facendo – ha detto Angelo Bonelli (Verdi-Sinistra), le politiche di aggressione ai poveri (e non alla povertà), lo stop ai processi di transizione ecologica e gli extraprofitti». Cesare Damiano, ex ministro del lavoro, ieri auspicava ancora un «vero confronto di concertazione fra governo e parti sociali».

Al congresso della Cgil interverranno Elly Schlein (Pd), Giuseppe Conte (M5S), Carlo Calenda (Azione), e Nicola Fratoianni (Sinistra italiana). Invitato anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ma forse parteciperà il vice Maurizio Stirpe. Ci saranno Luigi Sbarra per la Cisl, Pierpaolo Bombardieri per la Uil e la segretaria Ces, Esther Lynch e la ministra spagnola del lavoro Yolanda Diaz. Ci saranno Don Ciotti (Libera), Andrea Riccardi (S.Egidio), Gianfranco Pagliarulo (Anpi), Matteo Zuppi (Cei). Sono oltre mille gli invitati.

I protagonisti del congresso saranno oltre 900 delegati che discuteranno tra l’altro delle proposte di riduzione dei tempi di lavoro ad una settimana di 4 giorni. Il congresso si chiuderà il 18 marzo quando saranno contati i voti della rielezione di Landini per il secondo mandato da segretario.

MARIO PIERRO

da il manifesto.it

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