La notte di Voghera, lo sceriffo della Lega ha colpito al cuore

Il caso. Arrestato il responsabile alla sicurezza della città lombarda. Ha freddato un 39enne marocchino durante una presunta lite in piazza

L’assessore «sceriffo», così era soprannominato Massimo Adriatici dagli amici della sua parte politica, dovrà spiegare ai magistrati perché la sera del 20 luglio girava con una pistola in tasca per le strade di Voghera e soprattutto perché quella pistola calibro 22 l’ha impugnata facendo partire il colpo che ha ucciso Youns El Boussetaoui, un uomo di 39 anni di origine marocchina. Ha sparato involontariamente, come ha detto agli agenti che lo hanno arrestato, oppure per difendersi, per legittima difesa, come ha sentenziato il capo del suo partito, Matteo Salvini. La procura di Pavia inoltrerà oggi al gip la richiesta di convalida dell’arresto, gli inquirenti stanno ancora valutando se chiedere anche la conferma della misura cautelare dei domiciliari.

Inizialmente l’arresto dell’assessore alla sicurezza era stato disposto per omicidio volontario, poi il fascicolo è stato derubricato a eccesso colposo in legittima difesa. Se ne stanno occupando i pm Roberto Valli e Mario Venditti. Il colpo di pistola sparato dall’assessore leghista è finito vicino al cuore di Youns El Boussetaoui. Agli investigatori ha raccontato di essere intervenuto per allontanare l’uomo che, sempre secondo il suo racconto, stava infastidendo i clienti del bar. L’assessore racconta di aver chiamato la polizia e a quel punto di aver ricevuto una spinta dall’uomo. Cadendo avrebbe esploso inavvertitamente il colpo di pistola. Fin qui la versione dell’assessore leghista alla sicurezza in carica da poco meno di un anno. Lo sparo è avvenuto intorno alle 22.30 fuori dal bar La Versa di piazza Meardi, una piazza di Voghera un po’ di aperitivi e movida, un po’ di bivacchi. Secondo la ricostruzione dei carabinieri prima dello sparo ci sarebbe stata un’accesa discussione tra l’assessore e la vittima. Qualche minuto prima El Boussetaoui era stato allontanato anche da un altro bar della piazza, il gestore del locale ha raccontato di averlo allontanato lui stesso: «era una persona conosciuta, molesta, con problemi psichiatrici».

Il 39enne «era noto alla polizia per minacce, resistenza a pubblico ufficiale, spaccio, evasione, guida in stato di ebbrezza e senza patente, falso, porto d’armi. Ma c’era in quel momento una minaccia tale da giustificare l’impugnazione di una pistola e il colpo esploso dall’assessore leghista? Saranno utili alle indagini le telecamere della zona e in particolare una vicino al bar dove è avvenuto l’omicidio. Qualcuno ipotizza che l’assessore fosse in giro per Voghera a quell’ora per verificare il rispetto dalla sua ordinanza anti-movida entrata in vigore proprio lo stesso giorno. Un’ordinanza particolare che vieta l’asporto di bevande alcoliche refrigerate: birra sì ma solo calda per disincentivarne il consumo. E che dalle 17 vieta l’asporto in vetro di qualsiasi tipo di alcolico. «Non era più un poliziotto, ma il piglio era ancora quello» dicono di lui. Adriatici viene descritto come una persona dai modi spicci, autoritari, da qui il soprannome di «sceriffo».

Dopo 16 anni in divisa, poliziotto non lo era più dal 2011, quando è diventato avvocato penalista. Appena diventato assessore alla sicurezza in questa giunta a trazione leghista, con dentro anche Fratelli d’Italia e pezzi di Forza Italia, emanò un Daspo contro una ragazza che era solita stare seduta a terra insieme ai suoi due cani. La Lega a Voghera aveva promesso sicurezza e ordine e l’assessore ex poliziotto incarnava questa visione interventista sbandierata dal Carroccio. «Nei fatti non è cambiato nulla» racconta Alessandra Bazardi, segretaria cittadina del Pd. «Anzi forse a causa di questi provvedimenti spot la situazione è persino peggiorata». Adriatici si è autosospeso dall’incarico di assessore, la reazione della sua sindaca è stata piuttosto morbida: «Abbiamo appreso la tragica notizia che ha coinvolto il nostro assessore. Attualmente non conosciamo la dinamica dei fatti, restiamo in attesa di avere maggiori informazioni e confidiamo nell’operato della magistratura».

Il resto della Lega ha abbracciato a piene mani la tesi della legittima difesa. «Che nelle fila della Lega venissero eletti individui di dubbia moralità lo sapevamo da tempo ma quanto accaduto a Voghera è realmente troppo» ha commentato Fabrizio Baggi, segretario di Rifondazione Comunista, «la Lega renda conto dell’accaduto».

Silenzio dal presidente leghista Fontana, da Milano il sindaco Sala: «non voglio gente che gira armata. Questo atteggiamento del sindaco, della giunta, dei componenti di centrodestra quasi distaccato da questo evento mi sorprende».

ROBERTO MAGGIONI

da il manifesto.it

foto: screenshot

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