Le voci di Palazzo Madama raccontano che la maggioranza di destra potrebbe ritirare anche l’emendamento che alza fino a 48 mesi il limite per i contratti di somministrazione per i lavoratori assunti dalla agenzie interinali. Ma solo perché il dl economia – in cui surrettiziamente è stato inserito il provvedimento – deve passare all’esame delle due aule parlamentari prima della pausa estiva, pena la scadenza.
Per certo comunque l’emendamento “interinali” ha provocato una levata di scudi da parte di opposizione e sindacati. Con la solitaria eccezione di una Cisl che giudica questa ennesima svolta precarizzatrice “un intervento coerente con una visione moderna e inclusiva della gestione delle flessibilità nel mercato del lavoro”.
Come accaduto nei giorni scorsi con l’emendamento Poglisi sui crediti retributivi che intendeva mettere i lavoratori in una situazione di ricattabilità di fronte alla decisione di far valere i loro diritti, inserito nel cosiddetto “decreto Ilva” e poi ritirato, anche questa volta l’emendamento – totalmente fuori contesto – è stato improvvisamente presentato dai relatori in commissione Bilancio al Senato. Con il tentativo di cambiare la norma sul limite per i contratti a termine per gli interinali contenuta in uno dei decreti attuativi del Jobs Act, estendendo fino a 48 i mesi per i quali un lavoratore di una agenzia interinale può essere “prestato” a un’azienda senza far scattare in automatico l’assunzione.
Tecnicamente l’emendamento inserisce al decreto due nuovi commi all’articolo 19.
Il 2-bis prevede che “nel caso in cui sia assunto a tempo indeterminato dal somministratore, il lavoratore può essere inviato in missione con contratto di somministrazione a tempo determinato, presso un medesimo utilizzatore, per lo svolgimento di mansioni riconducibili al medesimo livello e alla medesima categoria legale, per un periodo complessivo, anche non continuativo ed ulteriore rispetto a quello previsto dal comma 2, non superiore a trentasei mesi, fatte salve le diverse disposizioni dei contratti collettivi”.
Ma è il 2-ter che scatena le polemiche: “qualora ‘l’utilizzatore’ non abbia intrattenuto, con il medesimo lavoratore, precedenti rapporti di lavoro a tempo determinato, anche nell’ambito di contratti di somministrazione di lavoro con il lavoratore assunto dal somministratore a tempo determinato, il periodo complessivo di cui al comma 2-bis è elevato a 48 mesi”. La norma sarebbe per giunta retroattiva, facendo decorrere il limite dallo scorso 12 gennaio.
La ratio del provvedimento è ben spiegata da Cecilia Guerra, responsabile lavoro del Pd: “Si tratta in sostanza di favorire il ricorso al lavoro somministrato per aggirare le poche regole che ancora un poco arginano l’abuso del lavoro a termine. E i protagonisti sono sempre gli stessi: un consulente del lavoro che scrive, uno o più relatori di maggioranza compiacenti che presentano, una ministra del lavoro totalmente silente. Ma il diritto del lavoro è materia delicata, tiene in equilibrio le esigenze dell’impresa con i diritti dei lavoratori, parte debole sul mercato del lavoro. Non può essere oggetto di interventi estemporanei che ne sgretolano l’impianto, di soppiatto, senza il coraggio di una discussione pubblica, soffocando in culla il dibattito parlamentare, ignorando beffardamente il sempre a parole evocato confronto con le parti sociali”.
“E’ l’ennesimo tentativo di alimentare il precariato selvaggio che FdI, Lega e FI provano a infilare di soppiatto in un provvedimento senza alcuna discussione nel merito – annota la senatrice capogruppo del M5s in commissione Bilancio, Elisa Pirro – ora facciano come l’altra volta: lo ritirino e chiedano scusa”. Tira le somme il suo collega Tino Magni di Avs, che presiede la commissione di inchiesta sulle condizioni di lavoro: “L’emendamento che interviene sul lavoro in somministrazione, peggiorando le tutele e aprendo ancora di più alla precarietà, è un favore alle agenzie interinali e un attacco ai diritti di lavoratrici e lavoratori”.
RICCARDO CHIARI
Foto di ANTONI SHKRABA production







