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La carica dei 280mila gilet gialli

Forti tensioni, qualche incidente grave – una manifestante è deceduta, investita da un’auto in Savoia, ci sono 106 feriti di cui 5 gravi – grande confusione nell’organizzazione spontanea, incertezza sul seguito. La giornata di protesta dei gilet gialli ha investito tutta la Francia e dei manifestanti hanno cercato ieri pomeriggio di marciare sull’Eliseo, in Faubourg Saint-Honoré, dopo momenti di scontri sui Champs Elysées, dove la polizia ha fatto uso di lacrimogeni. Ci sono stati momenti di forti tensioni a Place de la Concorde. A Parigi c’è stata anche una manifestazione di Vtc (taxi Uber), che si sono concentrati alla Bastiglia. Al Monte Bianco è stato bloccato il tunnel. Nella giornata, ci sono stati 52 fermi e 38 arresti. Più di duemila blocchi stradali, una partecipazione rivista al rialzo lungo la giornata, 282mila manifestanti, secondo il ministro degli Interni, Christophe Castaner, nella protesta partita per denunciare il caro-carburanti ma che ha coagulato una più generale rivolta contro tasse e caro-vita, contro la politica del governo, per arrivare in alcuni casi a chiedere “Macron dimissioni”.

Le opposizioni hanno cercato di approfittare della situazione. Il Rassemblement nazionale (ex Fronte nazionale) in prima linea, Nicolas Dupont-Aignan di Debout la France (che alle presidenziali si era alleato con Marine Le Pen) è sceso in campo per invitare alla “resistenza contro un governo che fa del racket” aumentando le tasse. Laurent Wauquiez, leader dei Républicains, ha evitato di indossare il gilet giallo, ma era in piazza a Puy-en-Velay, cittadina dove è stato sindaco prima di diventare presidente della regione Rhône-Alpes-Auvergne e ha chiesto dei conti al governo che “schiaccia i francesi con le tasse”. A sinistra, Jean-Luc Mélenchon si è rallegrato per “un immenso momento di auto-organizzazione popolare”. Olivier Faure, del Ps, spera che la protesta “permetta una presa di coscienza” e che “il governo ascolti i francesi, risponda alle sofferenze senza opporre l’ecologia e il sociale”. Solo i Verdi non hanno strumentalizzato la protesta. Il deputato Mathieu Orphelin, di Lrem (il partito di Macron) ha spiegato che i cittadini sono “prigionieri del diesel, del gasolio, noi vogliamo cambiare, accompagnare i francesi” nella transizione energetica (negli ultimi giorni sono state fatti molti annunci di aiuti pubblici per cambiare auto o caldaia).

Nessuno poteva dire ieri sera quale sarà il seguito. E’ una rivolta della classi medie, che si sentono schiacciate dalle imposte: “siamo francesi medi, non abbiamo diritto a niente e paghiamo tutto”, ha riassunto una manifestante. Eppure, le statistiche dicono che il potere d’acquisto sta aumentando leggermente. Ma la percezione diffusa è opposta. A Macron non viene perdonato il peccato originale di aver ridotto la patrimoniale (limitata alle proprietà immobiliari, escludendo i capitali investiti). La classe media prova risentimento di fronte a quella che considera un’ingiustizia fiscale a favore dei più ricchi.

Le manifestazioni spontanee non sono tutte finite bene. I poliziotti hanno cercato di dissuadere dal bloccare completamente le strade: “gli altri automobilisti hanno diritto a non essere d’accordo, lasciateli passare”. L’incidente più grave ha avuto luogo in Savoia, a Pont-de-Beauvoisin, dove una donna, presa dal panico in un blocco, ha travolto e ucciso una manifestante. Momenti di forte tensione  dappertutto. A Quimper, due poliziotti sono rimasti feriti da un’auto che ha cercato di forzare il blocco. Ci sono stati anche scontri tra manifestanti, in disaccordo sulla tenuta dei blocchi e sulla strumentalizzazione politica da parte dell’estrema destra.

ANNA MARIA MERLO

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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