La locomotiva in panne. Automotive a picco, Bmw precipita in borsa. Ma il governo Merz vede la “ripresina”
È un vero shock finanziario per Bmw che non si salva dal crollo in Borsa neppure se nell’ultimo trimestre ha aumentato le vendite negli Usa e in Europa. Ma è anche l’ennesima botta di sfiducia assestata al telaio politico della Locomotiva industriale dell’Ue ormai incapace di trainare alcunché e ridotta giusto a sbuffare, come prova la dichiarazione della ministra dell’Economia del governo Merz, Katherina Reiche (Cdu): «Mentre noi ristagnamo altri paesi europei crescono. La gente percepisce che le cose non vanno. Dobbiamo combattere, combattere, combattere perché la Germania torni a crescere».
La situazione tuttavia è più ardua del previsto. In contemporanea l’Ufficio federale di statistica Destatis certifica il freno della produzione industriale: meno 4,3% su base mensile da luglio ad agosto per colpa della pessima performance della manifattura (contro le stime iniziali di meno 1% degli analisti) e meno 3,9% su base annua. Dunque, nonostante il booster del settore bellico e il bilancio pubblico infarcito di debiti, la ripresa industriale di ancora non si vede. Però la ministra resta ottimista: «Abbiamo rialzato la previsione di crescita del Paese a più 0,2%» aggiunge un minuto dopo avere descritto la situazione drammatica.
Sembra un ossimoro; invece è la legge dei grandi numeri. A contare in Germania non sono più le cifre di prima: vale per il governo Merz quanto per Bmw che ha provato a combattere pure con successo la crisi delle vendite facendo registrare il boom fra le due sponde dell’Atlantico (+8.8%) ma si ritrova colata a picco nella prima piazza-affari dell’Ue.
Ieri le azioni del costruttore di Monaco hanno subito una brusca discesa dopo che il management ha reso pubblico il ribasso delle proiezioni di profitto sul mercato cinese «causa dazi ma anche della debolezza della domanda interna» di Pechino. Risultato: meno 7% del titolo alla Borsa di Francoforte.
Così gli investitori hanno reagito al taglio degli utili ammesso da Bmw citando l’esito al di sotto delle aspettative delle vendite in Cina. Ma pesano anche i dazi Usa, non tanto per la produzione (le Bmw lì vendute vengono fabbricate in South Carolina) quanto per il «ritardo nei rimborsi doganali» che dimezzano l’aspettativa di cash-flow fino a 2,5 miliardi di euro abbassando il margine di profitto dal 5,7 % al 5,6%.
Sono queste le virgole che pesano; ben più della «mini-crescita» vantata da Reiche. Mentre il ministro dell’Economia, Lars Klingbeil, leader della Spd, fa capire di considerare persa qualunque sfida sul fronte dell’auto-ecologica immaginando la sopravvivenza del motore termico oltre la data inizialmente stabilita dall’Ue.
Tesla e i marchi cinesi sono tecnologicamente e per investimenti troppo avanti: per questo il vice-cancelliere Spd è concentrato a rottamare ciò che resta della svolta ecologica sbandierata ai tempi della coalizione semaforo. Cdu e Csu sono pienamente d’accordo, mentre i Verdi ora seduti sui banchi dell’opposizione non rappresentano più un ostacolo politico al dietrofront finale sulla mobilità sostenibile.
Eppure anche congelando più possibile il passaggio al motore-pulito, in Germania non si vede l’alba promessa dalla ministra Cdu. Le mega-imprese come Rheinmetall, le infallibili aziende del settore farmaceutico e gli altri campioni dei settori vincenti nel nuovo “libero-mercato” gonfieranno il Pil quanto basta a tenere a galla anche politicamente la Bundesrepublik.
Ma la crisi di Bmw, Mercedes (le cui azioni ieri alla Borsa di Francoforte sono cadute al pari della rivale bavarese anche se in misura minore: -3,5%), Vw e Bosch sono il sintomo della fine della vecchia via di sviluppo mentre il nuovo modello industriale convince, semmai, solo mega-broker della finanza. Dei promessi posti di lavoro per costruire carri armati, aerei da caccia e navi militari nelle zone industriali della Germania non c’è ancora traccia, al contrario del segno più in Borsa dei grandi armaioli.
SEBASTIANO CANETTA
da il manifesto.it
Foto di Ardit Mbrati







