Sogno un partito in cui i comizi non durano ore e in cui i candidati possono ballare la techno a fine manifestazione. Giovedì sono andato a Roma e sul treno ho avuto la possibilità, che poche volte mi capita, di leggere i giornali cartacei (che solitamente consulto sui siti internet).
Mi capita sotto gli occhi questo articolo che parla di Linke (il partito marxista/di sinistra radicale tedesco) che ha ottenuto, la scorsa settimana, un risultato strabiliante alle ultime elezioni nazionali.
“Die Linke”, infatti, é passata dal 2,7% delle ultime elezioni europee all’8,7% della scorsa settimana. Un partito in emorragia di iscritti, dopo una scissione pesantissima, e in calo drastico di voti. Insomma: un partito che molti davano per morto.
Quello che ho in testa su quel risultato (e anche su cosa dovremmo trarne) lo descrivo con la prima foto che vedete: raffigura una parte dell’esecutivo nazionale dei Giovani Comunisti/e che si reca con un piccolo corteo, insieme a tutti i giovani presenti al congresso nazionale di Rifondazione, in una piazza della città per festeggiare i 30 anni dell’organizzazione.
Questo perché, molte volte, in politica si sottovaluta l’elemento della costruzione di pratiche comuni. Si pensa che il voto (o comunque in generale il consenso che non passa sempre e solo attraverso il voto) arrivi solamente a seguito di belle idee, spesso comunicate alla bell’e meglio, lanciate come si lanciano freccette da bendati sperando di colpire il bersaglio.
Non é così. Siamo nell’era dell’immagine, che ha portato un cambiamento importante nella società: anche la politica deve adattarsi.
Adattarsi alla società dell’immagine non significa “spingere” il partito come fosse un brand bensi, al contrario, saper affiancare alla simbologia della tua forza politica (che é comunque importantissima e va mostrata in ogni occasione possibile, elezioni comprese) delle pratiche comuni che sono costruite attraverso la militanza.
Questo perché l’immagine, infatti, non si ferma al tuo simbolo ma attraversa tutti i lati della politica e tutta la vita di chi il partito lo rappresenta: come ti presenti, come parli, che termini usi, quanto sei capace di intrecciare rapporti con la gente, quanto sei coerente sul lato personale, quanto tempo spendi per aiutare la classe sociale che vuoi rappresentare ecc…
Questo la Linke l’ha capito. E non lo hanno capito solo loro ma, guarda caso, anche tutti quei partiti comunisti che, in Europa, stanno crescendo sempre di più.
Un altro esempio é il KPO (il PC austriaco) che da partitino mai entrato in parlamento dalla sua nascita ha conquistato importanti città del paese: vittoria a Graz, arrivo al ballottaggio a Salisburgo e risultato dell’11,7% al parlamento regionale della stessa città (per farvi capire l’ultimo risultato, nello stesso posto, era un irrilevante 0,4%).
Ma tornando alla Linke… un partito che si presenta, dopo la sconfitta, in maniera totalmente rinnovata: una comunicazione nuova, un nuovo gruppo dirigente, i giovani in prima fila dopo un passo di lato di chi si é assunto le responsabilità della sconfitta e tanto altro.
Una grande dimostrazione non solo del fatto che anche un partito sconfitto può rialzarsi, ma anche del come lo può fare. La chiave sta in una parola: rinnovamento. Dell’elaborazione, delle idee, delle modalità per comunicarle, delle pratiche e…si. Anche delle persone che il partito lo rappresentano.
Per il resto la questione é molto chiara: un partito non é uno yogurt. Non ha la data di scadenza. Può ritornare a vincere anche dopo aver perso, ma solo un pazzo potrebbe pensare che la ricetta per farlo sia la riproposizione del passato. Solo un pazzo può pensare che la ricetta sia rimettersi, testardamente, sulle stesse strade già percorse.
Non sto parlando di questioni tattiche: ho sempre criticato i compagni che spiattellano su social tutto il dibattito interno. Sarò “vecchio stampo” ma, pur riconoscendo l’importanza dei social, li ritengo ancora uno strumento molto limitante della capacità di esprimere un’opinione.
Soprattutto nelle classiche battaglie di commenti che si scatenano sotto il post di questo o quel dirigente politico.
Ma tornando sempre alla Linke… La sola strada per tornare a vincere é rinnovando. Nei territori in cui lo facciamo si ottengono, oggettivamente, risultati ottimi.
Il rinnovamento (anche generazionale) che non sia all’insegna del giovanilismo come se i giovani fossero meglio dei vecchi, ma che sia all’insegna della volontà di rinnovare, con le persone, anche le pratiche comuni, il modo di esprimersi, l’immagine stessa della tua proposta politica.
Scrollandosi di dosso lo sconfittismo e smettendola di pensare che il meglio é alle nostre spalle, iniziando a fare politica pensando che il meglio sta davanti a noi.
Io qui sotto vi lascio la trascrizione di qualche frasetta presa dal giornale di giovedì. Si tratta di un articolo del Manifesto che descrive bene l’impatto comunicativo diverso che lo rende anni luce davanti a noi.
«Il comizio dura l’essenziale, per poi lasciare spazio a mezz’ora di musica in pieno pomeriggio. Così un migliaio di militanti, per lo più ventenni, con bandiere rosse. Poche decine di minuti prima del comizio i candidati ballavano e canticchiavano una canzone a sostegno della legge sul calmiere degli affitti. Tutto ripreso in un video Tik Tok da decine di migliaia di like. Il tutto, poi, sotto gli sguardi dei militanti più anziani»
Sia ben chiaro: non credo che la svolta sia metterci a ballare la techno (che a me non piace nemmeno troppo) ma penso che la Linke abbia trovato una sua dimensione. Una sua strada. Un suo modo di dire, in modo diverso e più accattivante, le stesse cose che diciamo noi.
Sarebbe bello che ne parlassimo, facendoci contagiare dai/dalle Giovani Comunisti/e che questo lavoro lo stanno facendo nel loro piccolo e da quelle federazioni del partito che, per via dell’arrivo di qualche giovane, sono letteralmente rifiorite.
Apriamo le finestre, facciamo entrare aria nuova (e magari un po’ di musica un tantino migliore della techno).
EDOARDO CASATI
5 marzo 2025
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