Il miracolo economico del capitalismo: più lavori, meno puoi permetterti

Mentre l’Iperuranio di Meloni & Company continua a sfornare scandali più o meno gravi, nel frattempo giù, nel mondo reale governato dall’ingiustizia, esiste una cosa chiamata “inflazione”. L’Istat infatti...

Mentre l’Iperuranio di Meloni & Company continua a sfornare scandali più o meno gravi, nel frattempo giù, nel mondo reale governato dall’ingiustizia, esiste una cosa chiamata “inflazione”.

L’Istat infatti segnala a Gennaio 2025 una ripresa di essa, con l’indice nazionale dei prezzi al consumo che cresce dell’1,5% rispetto all’anno precedente. A trainare questa dinamica sono soprattutto i Beni energetici regolamentati (bollette di gas e luce), che registrano un impressionante +27,8%, e l’aumento dei prezzi degli alimentari lavorati (latticini, biscotti, pasta ecc). Ma dietro i freddi numeri del report Istat si cela una realtà ben più concreta: chi sta davvero pagando il prezzo di questi rincari?

Ancora una volta, l’inflazione si abbatte con maggiore forza sulle fasce più deboli della popolazione, che destinano una parte sempre più ampia del proprio reddito ai consumi essenziali. Mentre le grandi aziende continuano a macinare profitti e a scaricare i costi sulle spalle dei lavoratori e dei consumatori, le famiglie si trovano a fare i conti con bollette sempre più pesanti e con un carrello della spesa che si riempie sempre meno.

L’aumento esorbitante dei Beni energetici regolamentati (+27,8%) è il segnale di un mercato che continua a essere dominato da logiche speculative e da una gestione politica inefficace. Il governo, invece di intervenire per calmierare i prezzi con politiche di regolazione e controllo pubblico, ha preferito lasciare il settore in balia delle dinamiche di mercato. Il risultato? Le multinazionali dell’energia continuano a incassare, mentre le famiglie vedono lievitare le bollette senza alcuna possibilità di difesa.

Se l’incremento dell’inflazione generale appare moderato (+1,5%), non lo è affatto per i beni di prima necessità. Il prezzo degli alimentari lavorati sale al 2%, mentre i prodotti ad alta frequenza d’acquisto (carburanti, pane, caffè ecc) aumentano del 2,1%. Tradotto in termini concreti, significa che per milioni di famiglie anche fare la spesa diventa sempre più difficile. Gli stipendi, nel frattempo, restano al palo, senza adeguamenti all’inflazione, e il potere d’acquisto continua a erodersi.

Ingiustizia è la parola più giusta da usare, ma è il problema meno affrontato.

E quando si parla di ingiustizia sociale, non intendiamo solo lo sfruttamento e la povertà economica; intendiamo un modo di esistere, di vivere e di partecipare alla vita sociale schiacciati da pesi (esistenti solo per questi oppressi) e costretti a sussistere con delle possibilità in meno, con delle speranze in meno.

Ci sono tre affermazioni che possono descrivere la situazione di questo mondo: la legge non è uguale per tutti, il merito non è legato alla scalata sociale, e a pagare sono sempre gli stessi: i poveri.

SIMONE SANTANIELLO

11 febbraio 2025

Foto di James Frid da Pexels

categorie
Economia e società

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