L’assassinio di Charlie Kirk pone anzitutto almeno tre temi all’ordine del giorno della politica statunitense ma, non di meno, di quella più generalmente intesa:
1) la violenza verbale con cui si comunica, nei confronti della popolazione e, nei periodi di campagna elettorale, con tutti coloro che devono recarsi alle urne, non è certamente un elemento neutro che non ha riflessi sul dopo-dichiarazioni o sul post-comizio;
2) l’istituzionalizzazione di questa violenza è un dato ulteriormente grave: dai programmi di partito a quelli di governo, dal comportamento che un capo di Stato, un qualunque leader sia di maggioranza sia di opposizione che mira a censurare i suoi competitori non fa che esacerbare gli animi e non spinge per niente, mai e poi mai ad una dialettica anche aspra ma dai toni civili;
3) l’attitudine discriminatoria che ne deriva è la premessa maggiore per un sillogismo in cui la generalizzazione delle idee, dei contenuti, delle proposizioni fa da apripista ad una sintesi falsata, ad una conclusione in termini artatamente modificati per creare nelle masse il pregiudizio e non il giudizio, la ghettizzazione e l’anatemizzazione piuttosto che la condivisione degli spazi, delle culture nelle reciproche e più che giuste e opportune differenze.
Qualcuno può dire del tutto sinceramente che Donald Trump, il suo vice Vance e il leader dei giovani MAGA Charlie Kirk abbiano evitato nel corso della loro carriera politica ogni tentazione in questo senso? Se scorriamo i discorsi del presidente statunitense, del suo vice e di molti altri loro fedelissimi (proprio come il trentunenne assassinato ad Orem nel campus della Utah Valley University), nella maggior parte dei casi si tratta di propaganda veramente becera che aggredisce a parole gli avversari, che discrimina intere categorie sociali.
Ecco qualche citazione dai discorsi o dagli interventi anche internettiani di Kirk:
«Michelle Obama, donna di colore, ha un cervello inferiore di quello di una donna bianca».
«Le armi salvano vite. Vale la pena accettare qualche morto in più, se questo significa poter esercitare il diritto di avere un’arma per difendere gli altri diritti concessi da Dio»;
«L’aborto va vietato. Se mia figlia di dieci anni venisse violentata dovrebbe partorire»;
«Quando vedo un pilota nero su un aereo mi chiedo se è qualificato»;
«Dovrebbe essere legale bruciare una bandiera arcobaleno o di “Black Lives Matter” in pubblico»;
«Un uomo che si identifica come trans sta vestendo una maschera da donna esattamente come io potrei vestire una maschera da nero. E sta facendo qualcosa di malvagio, non importa che nella sua testa lui pensi di star facendo una cosa buona: anche i nazisti lo pensavano»;
«Tanti libri di testo non riescono a presentare agli studenti più versioni dei fatti su un tema. Gli studenti vengono spinti verso un’educazione che demonizza la libera impresa ed elogia la lotta di classe»;
«Le condanne a morte dovrebbero essere pubbliche, veloci, trasmesse in televisione. Penso che a una certa età sarebbe anche un’iniziazione. A quale età si dovrebbe cominciare a vedere esecuzioni pubbliche?».
Ecco, questa carrellata di odio, discriminazione, xenofobia, razzismo, Lgbtqiafobia è per ora sufficiente per esprimere ciò che qui si vuole affermare: l’omicidio politico, come qualunque altro omicidio, è irricevibile, nemmeno contemplabile come espressione per l’appunto sociale, civile e politica di proprie posizioni contrarie a colui o colei che non ci piace. Questo pare (o dovrebbe) parere a tutte e tutti. Ma non è così: visto che, a suon di seminare odio poi si raccolgono frutti fatti della stessa natura di queste frasi appena citate.
Non spingono davvero nessuno a commettere atti di ostilità, di disprezzo, di violenza nei confronti dei neri, dei musulmani, delle persone Lgbtqia+? Cosa comunicano queste frasi di Charlie Kirk se non un vero e proprio suprematismo bianco, fideisticamente religiosissimo, iperfamilistico, supereterosessuale e fanaticamente devoto alla pena di morte come sadica vendetta di Stato da mostrare addirittura in tv? Non sono una induzione a considerare la violenza come naturale espressione umana nei confronti di chi ci è differente per etnia, cultura, genere, desiderio, propensione sessuale, religione, ecc…?
Anteposto a tutto il fatto che la politica si fa con le armi delle parole e non con parole che incitano ad usare le armi a tutto spiano per permettere alla società di essere libera e sicura, e che quindi Charlie Kirk non doveva morire ma, semmai, essere messo nelle condizioni di non nuocere agli Stati Uniti d’America con i suoi deliri MAGA mediante la controdeduzione e l’opposizione politica vera, quella di una working class e di un mondo studentesco che, infatti, lo contestava ovunque andasse a sproloquiare, è davvero ipocrita stupirsi che colpi di fucile vengano sparati in una nazione che accetta una narrazione simile.
Il problema è semmai la capacità di penetrazione di questi concetti discriminatori, intrisi di odio puro e di brutalità primitiveggiante in una larga parte della popolazione statunitense.
Se è vero che hanno fatto presa soprattutto tra i giovani in molti campus universitari, determinando un salto di qualità delle percentuali con cui ha avuto la sua vendetta politica Trump nei confronti dei democratici (molto abili nello scavarsi quasi da soli la fossa dopo quattro anni di bidenismo che non ha dato risposte a quei più disagiati settori sociali che cadono poi preda della propaganda trumpiana), il quesito persiste ma le risposte iniziano a darsi.
La povertà culturale dell’estrema destra MAGA fa breccia nelle classi sociali frustrate da quel liberismo spacciato per riforma popolare dai democratici e coltivato nuovamente da Trump, Vance e Kirk come un elemento imprescindibile per quella volontà imperativa di fare nuovamente grande un’America del capitalismo a tutto tondo. Un’America bianca, evangelica, patriarcale, che è devota ad un Dio in cui crede e fa credere per legarsi ad una sorta di missione oltre la sfera del potere istituzionale. Kirk era un propalatore di concezioni ultraconservatrici, a cominciare dalla famiglia e dal rapporto con le donne.
Per lui ogni moglie doveva, in quanto tale, essere sottomessa al marito, rimanere a casa, fare figli. Dio, patria, famiglia. Non è una novità. Si sente echeggiare ovunque la destra estrema riesce ad arrivare per gestire con grande abilità camaleontica un potere che non intende poi mollare. Quando Trump perse le elezioni contro Biden, Kirk fu uno dei più ostinati contestatori del voto in Arizona e fu tra quelli che organizzarono, con centinaia di fedelissimi giovani aderenti alla primissima stagione del MAGA, la marcia contro il Campidoglio.
Per qualcosa di simile, Jair Bolsonaro è stato condannato dalla Corte Suprema del Brasile a 27 anni di carcere per il tentato colpo di Stato dopo la vittoria di Lula nelle presidenziali del 2023. Ed ha ragione Trump quando, inavvertitamente, stabilisce un parallelismo tra la sua azione eversiva e quella del suo amico sudamericano: i loro comportamenti antidemocratici sono, se non identici, molto, ma molto simili.
Entrambi hanno utilizzato e utilizzano il potere non per gestire istituzionalmente le fasi di governo che gli sono affidate dagli elettori, ma con il preciso intento di prevaricare le opposizioni, ridimensionarne il ruolo, ostacolarne l’azione parlamentare e creare quindi tutte le premesse per sviluppi nettamente autoritari. In questo contesto di toni sempre molto alti, di spargimento di malevolenza diffusa, la già tradizione propensione statunitense ad un uso spregiudicato delle armi privatamente, si trasforma in una criminale versione di un vero e proprio abbattimento dell’avversario.
Qui si parla di Kirk, ma quanti tentati omicidi e omicidi veri e propri si sono registrati negli ultimi tempi negli USA? Melissa Hortman, deputata democratica del Minnesota, e suo marito sono stati assassinati a giugno; un altro deputato e sua moglie sono stati oggetto di una sparatoria da parte di un simpatizzante MAGA che aveva addirittura stilato una classifica di oltre 45 nominativi da eliminare (tutti della cosiddetta “sinistra radicale” o democratici), Prima ancora era toccato al marito della portavoce della Camera dei Deputati, Nancy Pelosi, mentre molte minacce di morte arrivavano ad altri rappresentanti del Congresso.
Lo stesso Donald Trump è stato oggetto di un attentato, salvandosi per il rotto della cuffia. Nonostante tutto questo, lo stesso presidente e i suoi fedelissimi, proprio come Kirk, hanno continuato a sollecitare i più bassi istinti di una società depressa, demotivata, demoralizzata, in cui, quindi, è facile attizzare il fuoco della rabbia incontrollata che si riversa contro obiettivi imprecisabili, addirittura impensabili.
Un modo non di fare politica, ma di seminare il peggio del peggio della natura umana, per controllare sempre più una società atomizzata, lasciata orfana di riferimenti socio-culturali da un fronte democratico che ha guardato quasi esclusivamente al benessere dei privilegiati più ricchi.
Esattamente quello che fa Trump oggi, con l’aggiunta di una evidentissima ostilità per la democrazia, la separazione dei poteri, le libertà civili e i diritti sociali, oltre che quelli umani… La morte di Charlie Kirk è, purtroppo, figlia di questo contesto che i repubblicani del MAGA hanno creato in una isterica elevazione delle esacerbazioni razziste, xenofobe, omofobe, sessiste e neopatriarcali. Nemmeno dopo lo shock per l’assassinio efferato del suo rappresentante giovanile più brillante, Trump riesce a fermarsi: l’accusa è già confezionata. La colpa è della sinistra che incita all’odio contro la destra, contro l’America.
Il messaggio che l’inquilino della Casa Bianca manda ai suoi è questo: noi siamo i difensori della purezza a stelle e strisce in tutto e per tutto. Charlie Kirk è stato quindi ucciso non da uno scriteriato che lo ha preso di mira e che, probabilmente, ha idee molto diverse dalla sua vittima. No, Charlie è stato ucciso dalla sinistra radicale, magari da una ideologia marxista che è l’opposto del finto patriottismo MAGA, tutto intriso di esclusivismo, di separazione, di primato nazionale assoluto.
La somma dell’antica cultura del possesso e dell’utilizzo delle armi private, che viene addirittura dalla colonizzazione del West, è o non è ancora una delle pietre angolari dell’industria delle armi stesse? Non ci sono lobby che sovvenzionano con i loro immensi fondi le campagne presidenziali di chi poi le tutela in tutto e per tutto e si oppone alla messa al bando di qualunque armamento che non sia in mano alle forze dell’ordine? Non ci dobbiamo prendere in giro…
Possiamo credere che l’omicidio dei deputati democratici, il ferimento di Trump e l’assassinio di Kirk sia frutto di qualche esagitazione singolare; oppure possiamo invece attribuire tutto questo ad un clima in cui, per tenere sotto scacco le rivolte sociali che potrebbero derivare dall’ampio disagio altrettanto tale, si fa ricorso alle paure più recondite e bellicose: mettendo poveri contro poveri, mescolando colori, culture, etnie e tutto quanto può stare alla mercé della strumentalizzazione pregiudiziale in cui l’arte delle destre è maestra.
Charlie Kirk non è solo vittima del secondo emendamento costituzionale che tanto gli stava a cuore. Prima di tutto è vittima di un sistema che crea assassini laddove invece non ve ne potrebbero essere, dando ampio spazio ad una propaganda di odio diffuso che si fa trasversale e che adotta come linguaggio primordiale il biblico “Occhio per occhio, dente per dente“. Ghandi diceva: «Occhio per occhio e il mondo sarà cieco». Ed è proprio da questa cecità che si deve ripartire: riconoscerla per conoscerla meglio e fermarla. Per abbassare i toni, per contrastare duramente queste destre autoritarie, veramente primitive e troglodite.
Ma sempre e soltanto sul piano politico, convincendo le masse popolari della necessità di una giustizia sociale che è l’unica base vera su cui può consolidarsi una concreta democrazia popolare e non liberista. I colpi di pistola o di fucile non risolvono nulla e, anzi, sono una gran parte del problema che ci riguarda tutte e tutti: passare dallo scontro al confronto, modificare i rapporti di forza economici passando anche per il voto ma, soprattutto, per la partecipazione di massa, per la mobilitazione permanente.
Soltanto così si costruisce una consapevolezza collettiva dei bisogni condivisi e comuni. Soltanto così si svela ogni menzogna delle destre, dei liberisti, del padronato, del mondo dello sfruttamento che si imbelletta di finzioni democratiche e di aderenza nei confronti dei più deboli e che, alle spalle, ha tante ombre di un oscuro passato che si richiama ai periodi più bui della storia recente e del secolo scorso.
MARCO SFERINI
12 settembre 2025
foto: screenshot ed elaborazione propria







