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Mondo lavoro

Esplode un impianto: altri tre lavoratori morti a Marcianise

Il boato in un’azienda che si occupa di trattamento dei rifiuti speciali delle industrie

Il boato di una esplosione e poi l’onda d’urto micidiale dello spostamento d’aria che li ha scaraventati a diversi metri di distanza. Sono morti così, secondo i primi accertamenti, Ciro Monopoli, Antonio Donadeo e Pasquale De Vita (il titolare) che lavoravano all’interno della Ecopartenope, un’azienda che ha sede a Marcianise, in provincia di Caserta, e che si occupa del trattamento di rifiuti speciali provenienti da industrie (chimiche, conserviere, alimentari, farmaceutiche), autocarrozzerie, lavanderie e altre attività produttive.

Altri due operai, secondo le notizie trapelate nel pomeriggio di ieri, a poche ore dall’incidente sono rimasti feriti in maniera lieve. «L’esplosione – racconta Sonia Oliviero, segretario generale della Cgil di Caserta – è avvenuta mentre gli operai effettuavano la manutenzione sul tetto di un silos che conteneva oli esausti. Non pare ci siano state fiamme, ma un terribile botto».

È stato aperto un fascicolo d’indagine da parte della Procura di Santa Maria Capua Vetere e l’impianto è stato posto sotto sequestro affinché possano essere effettuati i rilievi da parte degli inquirenti e dei periti necessari a risalire alla dinamica della tragedia ed alle cause che l’hanno determinata.

L’azienda nella quale è avvenuta la tragedia nel 2018 era stata chiusa con una ordinanza da Antonello Velardi, all’epoca sindaco di Marcianise, a seguito di una relazione dell’Arpac, l’agenzia per la protezione ambientale della Campania. «L’Arpac – disse all’epoca il primo cittadino – ha riscontrato anomalie gravissime. Nel capannone erano stoccati rifiuti in quantità 11 volte superiore a quella consentita. I Vigili del Fuoco hanno trovato impianti antincendio danneggiati o incompleti, comunque non funzionanti per i volumi stoccati».

Ecopartenope aveva poi riaperto e ripreso le attività e alla fine del 2024 aveva ottenuto dalla Regione Campania il decreto di rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale, che era stato rilasciato a conclusione di una conferenza dei servizi alla quale avevano preso parte diversi enti.

Tra essi l’ateneo Vanvitelli, rappresentato dal professore Dino Musmarra, che è un ingegnere chimico e che aveva inizialmente rilevato alcune criticità nella documentazione. «Si precisa – aveva messo a verbale – che la ditta produce rifiuti, non merci come indicato». Aveva poi aggiunto: «I rifiuti vanno trattati come miscela. È la miscela che deve essere valutata se pericolosa o non pericolosa e questa operazione è un obbligo del gestore dell’impianto di trattamento dei rifiuti.

È un suo obbligo conoscere cosa prende, come lo tratta e cosa esce dall’impianto». Criticità evidentemente superate se poi era arrivata l’autorizzazione integrata ambientale. Corredata, peraltro, da una sfilza di prescrizioni.

«Quanto accaduto– ha commentato ieri in serata la Cgil – non è frutto di fatalità, ma è il fallimento di un sistema di fare impresa che uccide e che continua a non garantire sicurezza». Il sindacato, come già in occasione di precedenti tragedie sul lavoro, ha ribadito la richiesta che ci siano «più controlli e ispettori e che si adotti un piano straordinario per fermare questa strage silenziosa».

Giovanni Sgambati, il segretario in Campania della Uil, e Pietro Petrone, coordinatore del sindacato in provincia di Caserta, hanno denunciato: «Siamo ancora in attesa di conoscere quali siano le iniziative messe in campo dopo l’annuncio fatto dalla Presidenza del consiglio dello stanziamento di 600 milioni di euro per un piano straordinario sulla sicurezza nel lavoro. Non ne abbiamo al momento alcuna notizia».

Sono stati 432, secondo gli ultimi dati Inail disponibili, i morti sul lavoro in Italia nei primi sette mesi del 2025, tra gennaio e luglio. La Campania, sempre con riferimento al 31 luglio 2025 ed a partire dal I gennaio, registrava un incremento di 5 decessi di lavoratori rispetto ai dati del 2024. Record negativo per il Veneto, con ventisei morti in più rispetto al medesimo periodo del 2024. Decessi di lavoratori in crescita, sempre con riferimento al periodo che va dal primo gennaio al 31 luglio 2025, anche in Piemonte e Basilicata(+6) e nelle Marche ed il Liguria (+ 5).

FABRIZIO GEREMICCA

da il manifesto.it

Foto di Bence Szemerey

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