Dopo l’OSCE e il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, adesso è l’ONU a lanciare l’allarme sul Ddl sicurezza in discussione al senato. Sei special rapporteurs delle Nazioni unite si rivolgono al governo per esprimere forti preoccupazioni e sottolineare che alcune disposizioni contenute nel provvedimento potrebbero essere in contrasto con gli obblighi dell’Italia in materia di tutela dei diritti umani, così come stabiliti dalla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici.
In particolare, i relatori sostengono che verrebbero lesi il diritto alla libertà e il divieto di detenzioni arbitrarie, quello alla libertà di movimento e a un processo equo, il diritto alla privacy e alla libertà di espressione e di opinione, la libertà di riunione quella di associazione. «Dinanzi a così tante e qualificate prese di posizione – sostiene Patrizio Gonnella di Antigone – governo e parlamento dovrebbero tornare sui propri propositi, rendendosi conto di quale vulnus giuridico e democratico stiano portando avanti. L’Italia rischia di porsi ai margini delle democrazie liberali».
Oggi e la giornata delle fiaccolate contro il Ddl, promosse da Amnesty International insieme alla rete nazionale «A Pieno Regime». A Roma l’appuntamento è alle 18 a piazza Sant’Andrea della Vale, a pochi passi da Palazzo Madama. Si manifesterà anche a Empoli, Bologna, Pesaro, Reggio Emilia, Lecce, La Spezia, Asti, Napoli, Bergamo con lo slogan «Centomila luci contro il buio del regime».
«La società civile è consapevole che il diritto di protesta pacifica è sotto attacco – spiega Laura Renzi, coordinatrice delle campagne di Amnesty International Italia – Le mobilitazioni che da mesi amplificano le voci di decine di migliaia di persone dimostrano che la demonizzazione della protesta non è in grado di fermarci. Le fiaccolate di questo venerdì saranno l’occasione di difendere oggi la possibilità di reclamare i nostri diritti umani anche in futuro. Dietro la narrazione ufficiale della sicurezza, questo disegno di legge minaccia la tutela dei diritti fondamentali di tutte e di tutti. Se non ci attiviamo adesso, collettivamente e convintamente, per bloccare questo provvedimento, le occasioni per far sentire le nostre opinioni saranno sempre meno».
L’ANPI sottolinea che il Ddl «colpisce lavoratori e lavoratrici, studentesse e studenti, migranti, detenuti, rom, ambientalisti, Ong e sanziona penalmente il dissenso e il conflitto sociale, l’anima di ogni sistema democratico. Sfigura la democrazia in chiave di Stato penale e di casta contrabbandando un’idea di sicurezza che colpisce i ceti popolari».
Ci sarà anche la CGIL: «Non ci sono mezze misure: il Ddl sicurezza va ritirato – dicono dal sindacato – Il paese non ha bisogno di leggi che colpiscono i diritti fondamentali, ma di politiche giuste su salari, fisco, pensioni, sanità, ambiente e istruzione». Dalla rete «A Pieno Regime» sottolineano la relazione tra il testo all’esame del parlamento, la proposta di «scudo penale» per le forze dell’ordine e gli abusi contro i manifestanti nonviolenti di Brescia.
«Strumentalizzando alcune manifestazioni seguite ai video che hanno fatto luce sulla morte di Ramy Elgaml a Milano – sostengono – i partiti di governo stanno giocando a chi vuole radicalizzare di più il Ddl Sicurezza, arrivando a sostenere l’impunità per gli agenti che reprimono chi manifesta il proprio dissenso. Lo stesso senso di impunità che porta alla diffusione endemica di episodi come quello di Brescia».
Anche il documento dei sei commissari Onu per i diritti umani, del resto, evidenzia che le nuove norme sulla gestione delle proteste e l’aumento delle pene previste per reati collegati al dissenso pubblico potrebbero limitare gravemente lo spazio civico e le attività dei difensori dei diritti umani e come alcune disposizioni sembrano contrarie anche a disposizioni della Costituzione. Queste carte andranno a rimpinguare il già folto dossier che dal 3 al 5 febbraio prossimi gli attivisti presenteranno a Bruxelles, per lanciare l’allarme sulla deriva italiana.
GIULIANO SANTORO
Foto di pedro18