Oltre mille persone hanno manifestato ieri a Roma nella giornata internazionale contro l’omo-lesbo-bi-transfobia. La protesta è stata chiamata da oltre 50 associazioni per dire forte e chiaro che nessuna persona sarà lasciata sola di fronte al vento anti-gender che soffia da Usa e altri paesi. In Italia nel mirino sono soprattutto persone trans e famiglie arcobaleno. I loro temi stanno al centro della mobilitazione.
Dal palco danno qualche numero: in un anno 106 episodi di aggressioni e violenze, 156 persone colpite in 59 città, soprattutto al nord. Casi raddoppiati nei primi tre mesi 2025 rispetto al 2024. Sotto la Piramide Cestia sventolano varie combinazioni cromatiche: celeste, rosa, bianca (trans); gialla, bianca, viola, nera (non binaria); arcobaleno (lgbtqia+). Ci sono le bandiere delle organizzazioni: Famiglie arcobaleno, Agedo, Arcigay, Mario Mieli. In un angolo il gazebo per «5 sì» ai referendum, in un altro due vessilli della Palestina. Tra i partiti delegazioni Pd, 5S, Avs
«Ogni giorno leggo di politici che vogliono decidere sui nostri corpi senza interpellarci. Da persona trans dico che così non va bene», afferma Alice Benedetti, del movimento Elaga di Siena. L’attivista ricorda i problemi quotidiani rispetto al lavoro: posti negati, colloqui a vuoto, povertà incombente. «Nessuno vuole assumerci», dice. Loredana Rossi, dell’associazione Trans Napoli, invita a tenere alta la guardia: «Alla prossima mossa contro di noi da parte del governo andiamo tutti sotto il parlamento con genitori, parenti e amici». Poi intona Bella Ciao.
Parla di «segnali gravissimi» la presidente di Famiglie arcobaleno Alessia Crocini, ricorda le intimidazioni ai dirigenti scolastici che registrano le carriere alias, gli ostacoli alle registrazioni dei figli di coppie omogenitoriali e l’istituzione del reato universale di gestazione per altri. «Il fascismo arriva pian piano, ma non si ferma. Iniziano da noi, poi colpiranno tutti», dice.
Prima di aprire il microfono viene letto l’intervento del Capo dello Stato, Sergio Mattarella: «I dati dell’Agenzia Ue per i diritti fondamentali ricordano che il cammino contro le discriminazioni è ancora lungo. Troppe persone sono ancora vittime di episodi di bullismo a causa del proprio orientamento sessuale, di violenze, spesso consumate nel silenzio degli ambienti familiari, vivono nel timore di poter essere se stessi». La piazza applaude, anche se qualcuno critica la mancanza di riferimenti a identità di genere e persone trans. Le associazioni restano in attesa di una risposta alla richiesta di incontro inviata al presidente.
Marilena Grassadonia (Si), coordinatrice lgbtq+ di Roma capitale, ringrazia il Quirinale e fa notare il silenzio di palazzo Chigi. In mattinata al Campidoglio si è riunita in assemblea straordinaria Ready, rete contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere degli amministratori locali. «Abbiamo discusso di ciò che possono fare enti locali e servizi sociali per i problemi sollevati da questa piazza», afferma Jacopo Rosatelli, assessore a Welfare, diritti e pari opportunità di Torino.
Oggi la comunità trans e non binaria torna in piazza per un corteo autonomo che parte alle 16 da piazzale Aldo Moro. Sfilerà fino a piazza Vittorio. «Liberazione Trans Queer» è lo slogan.
GIANSANDRO MERLI
Foto di Alexander Grey