Salvini alla conquista di Terni. Sinistra a rischio estinzione

Elezioni amministrative 2018. Storia di un fallimento politico nella città ex rossa. Oggi ballottaggio tra Latini e De Luca
Terni, piazza Tacito

Terni, la città rossa, è caduta sotto i colpi dei movimenti populisti e sovranisti che hanno vinto le elezioni del 4 marzo e del 10 giugno. Il fatto, indipendentemente da come andrà il ballottaggio di oggi – la scelta sarà, infatti, tra due candidati sindaco estranei alla sinistra, cioè Thomas De Luca del M5s e Leonardo Latini della Lega ma con l’appoggio dalle altre liste del centrodestra (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Popolo della famiglia e Terni Civica) – segna un passaggio di fase, una svolta decisamente negativa, ma di certo epocale per l’Umbria.

Per la sinistra ternana il primo turno del 10 giugno è stato un crollo. Leonardo Latini ha ottenuto il 49,22% (25.531 voti), la lista della Lega il 29,09% (14.667), la coalizione nel suo insieme il 48,74%, Thomas De Luca è arrivato al 25,03% (12.986) e il M5s si è fermato al 24,42%. Il Pd è crollato al 12,57% (6.336), l’intera coalizione di Centrosinistra ha ottenuto solo il 15,88% e il candidato sindaco Paolo Angeletti si è fermato al 14,99% (7.776 voti). Alessandro Gentiletti di Senso Civico (una coalizione di sinistra con LeU e altre associazioni e movimenti) si è fermato al 3,90% (2.024 voti). Da una parte gli elettori del Centrosinistra si sono astenuti, dall’altra sono migrati verso la Lega; sta di fatto che il Pd è a rischio estinzione in una delle città operaie simbolo della sinistra italiana del Novecento. I motivi sono molteplici e di lungo periodo.

La sinistra ha guidato la città dopo il fascismo, dopo gli anni della fabbrica totale e della Società Terni polisettoriale quando l’azienda governava il territorio oltre alle industrie. Per settant’anni (tranne la fase liberale del sindaco Gianfranco Ciaurro dal 1993 al 1999) la sinistra ha gestito ogni cosa, dalla ricostruzione necessaria dopo la guerra all’edificazione di nuovi quartieri per gli operai delle fabbriche: edifici, strade e opere di urbanizzazione, scuole, nuove aree industriali per una città che si immaginava sarebbe arrivata ai 200 mila abitanti. I primi segnali della deindustrializzazione negli anni Settanta non hanno fermato la logica del mattone. Fino alla crisi del 2008 e all’esplosione della bolla speculativa, l’edilizia ha portato anche a importanti risultati in termini di recupero di aree dismesse, di zone distrutte dal conflitto e nuovi quartieri.

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MARCO VERANZI

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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Politica e società

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