Ricomincio da trecentomila. Il piano A di Potere al popolo

«Indietro non si torna» aveva detto Viola Carofalo, portavoce (ma formalmente per la legge elettorale «capo politico») di Potere al popolo, dal palco di piazza Dante a Napoli, alla...

«Indietro non si torna» aveva detto Viola Carofalo, portavoce (ma formalmente per la legge elettorale «capo politico») di Potere al popolo, dal palco di piazza Dante a Napoli, alla festa di chiusura della campagna elettorale per le politiche. A livello nazionale il 4 marzo Potere al popolo ha ottenuto l’1,13%, 370.320 alla camera.

A Napoli, città da cui è partita la lista grazie agli attivisti dell’Ex Opg Je so’ pazzo, ha sfiorato la soglia di sbarramento con il 2,9%. Siccome indietro non si torna, stamattina a Roma al Teatro Italia la lista riunisce associazioni, comitati e organizzazioni politiche per «festeggiare il risultato e programmare le mosse dei prossimi mesi».

Nelle due settimane post voto ci sono state circa un centinaio di incontri da Nord a Sud e altrettanti sono programmati fino a fine mese, lo scopo è darsi un’organizzazione sui territori che agisca in modo coordinato: «Le assemblee sono sovrane ma stiamo lavorando al sito di Pap per trasformarlo in uno strumento operativo – spiega Chiara Capretti -. Chi non può partecipare di persona alle riunioni potrà informarsi e dare contributi attraverso il portale. Dobbiamo ragionare su temi di interesse generale creando gruppi di lavoro che sviluppino pratiche comuni e campagne nazionali».

Salute, migranti, diritti, lotta alle povertà e lavoro sono i temi su cui si impegnano gli attivisti dell’Ex Opg, attraverso progetti di mutualismo e solidarietà, da allargare su tutto il territorio.

Poi c’è la pratica del controllo popolare del voto, esercitata a Napoli alle scorse amministrative e alle politiche vegliando sulla regolarità delle operazioni di voto, che adesso dovrà essere adattata ed estesa a parlamentari e istituzioni nazionali. E poi l’opposizione al prossimo governo, tutti temi di discussione oggi al Teatro Italia.

«L’abbiamo detto nella nostra prima assemblea nazionale – commenta Viola Carofalo – quattro mesi fa: le elezioni sono state solo l’inizio, la prima tappa di un progetto più grande di aggregazione di forze sociali, di mobilitazione di giovani e di disaffezionati della politica. Sono state il pretesto per metterci insieme, farci vedere da milioni di persone».

Il risultato elettorale non ha prodotto uno sfaldamento dei gruppi e delle organizzazioni che avevano aderito a Pap, complice anche un appeal inesistente da parte dei partiti di sinistra come Leu, ma anzi sono arrivate nuove richieste di affiliazione: «Molti avevano partecipato alle assemblee ma poi non avevano aderito – prosegue Chiara – hanno atteso la prova del nove del voto. Visto com’è andata e la nostra volontà di andare avanti, hanno capito che potevano fidarsi e si sono fatti avanti. È quello che è successo, ad esempio, con il collettivo del Barrio di Bergamo».

Resta il tema di come ripartire in un paese spaccato in due con al Nord la Lega e al Sud i 5S. Spiega Chiara: «Noi siamo andati su e giù per lo Stivale, gli altri candidati non li abbiamo mai incrociati, ma abbiamo parlato con tanta gente che voleva solo mandare a casa la classe dirigente degli ultimi 15 anni. Al Sud, in particolare, molti non sapevano neppure del reddito di cittadinanza, è stata una ribellione contro chi ha distrutto le loro condizioni di vita».

Come recuperare spazio d’azione? «Il linguaggio di sinistra di per sé non ha alcuna presa sui cittadini – conclude – perché gli elettori di sinistra si sono sentiti fregati dai partiti che in passato l’hanno utilizzato. Per tracciare oggi una linea tra destra e sinistra, che ne riaffermi le differenze, è necessario ripartire dalle pratiche, tornare a fare comunità facendosi carico dei bisogni collettivi. Ci vuole un movimento popolare che pratichi, oltre a rappresentare, le differenze tra destra e sinistra».

ADRIANA POLLICE

da il manifesto.it

foto tratta dalla pagina Facebook di Potere al Popolo!

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