Renzi vede Prodi, ora rischia l’isolamento anche fra i suoi

Pace fatta Pisapia-Mdp: uniti verso il 1° luglio. Sui voucher arrivano gli attacchi da sinistra. Ai Santi Apostoli con l’ex sindaco ci sarà anche Bersani ll prof medita l’invio di un messaggio

«Ho visto Renzi stamattina». Stavolta Prodi non si fa pregare dai cronisti. A Palazzo Giustiniani, dove nel pomeriggio parla di Cina, rivela uno degli appuntamenti di questi suoi intensi giorni romani. Il professore non aggiunge altro, ma l’incontro è avvenuto la mattina al Nazareno. E il leader Pd per una volta ha staccato il cellulare, come si fa durante un colloquio di riguardo. Perché la situazione per lui, Renzi, si fa delicata: il pressing per rifare una coalizione, dopo gli anni dell’autosufficienza e delle pernacchie verso sinistra, ormai è un’onda.

Fra renziani lealisti circola l’ipotesi di un complotto per disarcionarlo, complici i tempi lunghi prima del voto. I complottardi sarebbero quelli di sempre: Veltroni, Letta, Napolitano, Bersani e D’Alema, De Benedetti e La Repubblica. E Prodi stesso: in pratica tutti quelli che, anche da posizioni politiche opposte, non fanno (o non più) parte del fanclub dell’ex premier. Il quale ora, come uno che ne ha sbagliata una grossa, un’altra, soffre della sindrome della solitudine immaginaria.

Lo stesso convegno in cui il fondatore dell’Ulivo è convocato sembra un segnale. La carta intestata è del Pd, a invitarlo il presidente dei senatori Zanda, anche se si giura che l’organizzazione dell’evento risale a tempi non sospetti. C’è anche, attenzione, il premier Gentiloni – segnalato come cavallo vincente dei complottardi – e per giunta non risparmia elogi per il predecessore ulivista: «Prima da ministro degli Esteri e ora da premier approfitto quando posso di essere amico di Prodi e gli chiedo qualche dritta sulle questioni su cui lui molto ha lavorato», rivela.

Al Nazareno i due ex premier aprono il dossier «centrosinistra». Nei giorni scorsi Prodi ha avvertito che in caso di larghe intese, «leverà le tende». In più ha appena scritto il volumetto «Il piano inclinato» che sembra un programma di governo. Pisapia ha invocato il suo ritorno a Palazzo Chigi. Lui, il professore, si è schermito: «Sono un pensionato felice».

Ma chi lo ha visto in questi giorni romani ha verificato che il «pensionato» è in gran forma a dispetto dei suoi quasi 78 anni. Il suo filo diretto con Pisapia è costante. Renzi sente crescere l’interesse verso l’iniziativa unitaria dell’ex sindaco. Per questo ha invitato Prodi. Alla fine il professore non riferisce nulla. Invece il segretario fa filtrare che l’incontro è stato «cordiale», che Prodi resta vicino al Pd e si offre a fare «da ponte» con Pisapia.

Il professore però non sarà a Roma all’assemblea «Insieme» organizzata il primo luglio a piazza Santi Apostoli, la piazza dell’Ulivo. Ma non è un passo indietro. «Mi tirano per la giacca? Ma no, ce l’ho ancora», ha detto ai cronisti di Montecitorio. A quella piazza medita di mandare un messaggio. Il luogo è ad alta densità simbolica. Racconta una storia: quella della sua «canzone popolare».

Anche Pisapia ha trascorso a Roma giorni di lavoro. Dopo un incontro con Prodi ieri c’è stato un «chiarimento» con i vertici Mdp da dove negli ultimi giorni sono usciti allo scoperto i malumori per l’ipotesi (irrealistica, per ora) di primarie con il Pd. Pace fatta, giurano tutti. A Santi Apostoli Pisapia sarà certo il protagonista ma insieme a Pier Luigi Bersani e non solo.

Del resto Mdp comincia a prendere in seria considerazione i timori di Pisapia: e cioè che un fronte di sinistra-sinistra con i vendoliani (e perché no, con Rifondazione) azzopperebbe il loro profilo «di governo» e la parola d’ordine di «rifare il centrosinistra» anche senza Renzi.

Anche perché sotto lo slogan dell’«unità» le differenze fra sinistra al governo e sinistra all’opposizione ci sono, negarle è complicato. Ieri Si e Prc hanno attaccato Mdp, a intensità diverse, per la scelta di uscire dall’aula al momento della fiducia sulla manovrina contenente i nuovi voucher: un voto negativo avrebbe messo a rischio il governo. Ma siamo alla vigilia del corteo Cgil, domani a Roma, a cui Mdp ha aderito con alti proclami. Scrive il deputato Paglia (Si): il governo merita «una risposta un po’ più forte di una benevola uscita dall’aula». Tuona Maurizio Acerbo del Prc: «Se il Pd imbroglia, che dire di chi gli fa da spalla? Con che faccia si presenteranno in piazza?».

Più sfumato il ragionamento di Mdp sull’iniziativa del 18 giugno al Brancaccio, quella dei civici dell’avvocata Falcone e del prof Montanari. D’Alema ci sarà, con Arturo Scotto e Enrico Rossi. In forse Roberto Speranza. Presenti in forze invece le altre «sinistre-sinistre», insieme alla rete delle città e «le variegate liste unitarie di alternativa», annuncia Stefano Fassina.

DANIELA PREZIOSI

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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Politica e società

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